E CHI se lo sarebbe immaginato che il di solito torporoso (se c’è petaloso, ci può stare anche questo) mese di agosto si sarebbe trasformato in una succulenta pietanza all’agrodolce?
E invece ecco che spunta un grosso lavoro di Stefano Brogioni, da Firenze, e butta all’aria la Pistoia-sarcofago in cui polvere e muffa tolgono il respiro e asfissiano tutti da decenni.
All’improvviso, nella caldera del tutto-tace, urla, strilli e preoccupanti grattamenti di capa.
La Giunta Bertinelli sembra saltare in aria, ma sùbito la “quiete dopo la tempesta”: i capigruppo si riuniscono, a Alessio Bartolomei “parte una chiamata” (si lascia sfuggire una confidenza…) e, a metà pomeriggio, Bertinelli contesta alla Nazione imprecisioni e pressappochismo: ha una lettera del Procuratore capo, Paolo Canessa, che smentisce avvisi di garanzia per 16 fra assessori e altro in Comune.
Sembra che le acque si calmino e invece no. Colpevolisti, innocentisti, prudenti, imprudenti si alternano in un vortice di “lo sapevo-c’era da aspettarselo-non ci credo affatto-è tutta una manovra dei renzisti”.
Ma l’unico che non si scompone e che, con volto serio e immutabile, tira avanti, è proprio lui, Canessa – che noi conosciamo come persona da frangar, non flectar (mi spezzerò, ma non mi piegherò, alla lettera; o se preferite: mi spezzo, ma non mi piego).
Promette un’inchiesta sulle fughe di segreti d’ufficio: e non mette tempo in mezzo. È da troppo che in città, se una farfalla batte un’ala in tribunale, Pistoia antigua risà tutto entro 30-40 minuti. Perciò Canessa non scherza.
Brogioni è sotto inchiesta. Gli si sequestrano computer, carte, cellulare (e questo ci preoccupa molto e ci dispiace: il nostro è un mestiere pericoloso; gli siamo vicinissimi sotto ogni punto di vista perché il giornalista che sa, deve dire: anche se ci rimetterà la buccia). Ma sono sotto inchiesta anche gli anonimi e soprattutto loro; le lavandaie di gora che da decenni cantano come Sirene e fanno sbattere le navi contro gli scogli, a dispetto di tutto e di tutti; e soprattutto del corso della giustizia. Canessa questo non lo permette e – a nostro giudizio – fa perfettamente il suo mestiere.
Passano sotto le forche di Caudio anche Alessio Bartolomei e la sua dipendente-confidente che ha saputo dell’inchiesta tre o quattro giorni prima che comparisse sulla Nazione. Lo ha saputo – si dice – a una festa dell’Unità. A noi non importa quel che avranno detto/non detto: a lavorare penserà la polizia giudiziaria, a decidere il dottor Canessa.
Su questa scia bianca, come quella di un transatlantico che solca l’oceano, qualche spruzzo nero di polpo; e non senza veleno.
Alberto Vivarelli, dopo aver salvato Bertinelli su fb (parliamo così perché ce lo hanno riferito: noi rifiutiamo i social con le chiacchiere, a volte, di sottogora), polemizza con Davide Costa – che difende il suo giornale – e le di lui non nominate colleghe, a suon di “verginelle” e “di pasticci ne abbiamo fatti tanti, tutti noi giornalisti” – ma anche parli per sé, ché forse è meglio, e non faccia d’ogni erba un fascio a sua presumibile giustificazione…
E intanto è agrodolce per tutti: per La Nazione che è in primo piano, ma ci sta rimettendo; per Alessio Bartolomei e la sua dipendente-confidente, che devono presentarsi alla polizia giudiziaria per rispondere; per il Sindaco Bertinelli che viene sballottato fra i marosi della politica/giustizia, anche se sembra uscirne rafforzato; per l’inflessibile dottor Canessa che, unico fra tutti, dà bene l’idea di sapere quello che vuole: far scattare le giuste tagliole per gli invisibili topi.
Tutto è agro, come pare. E tutto è dolce. Vedremo come andrà a finire.
Ma a Pistoia – almeno stando a Mary Poppins – “il vento è cambiato”…
[Edoardo Bianchini]