CUTIGLIANO. Domenica 10 luglio, a Cutigliano, nell’ambito dell’annuale manifestazione dedicata al Medioevo, a partire dalle 10 saranno aperti i banchetti e la locanda. Alle 16 vi saranno balletti e scene di vita medievale e alle 17 il corteggio storico che, dalla chiesa di San Bartolomeo, giungerà alla Loggia dei Capitani.
A seguire, alle 17:30, nella piazza antistante la splendida sede del palazzo dei capitani della Montagna, oggi sede del Comune, avrà luogo la rievocazione in costume di un divertente processo penale del tardo rinascimento interpretato dai componenti delle Pro Loco di Cutigliano e Serravalle Pistoiese.
Tratto da una sentenza del 1562 custodita nell’Archivio di Stato di Pistoia, il processo era stato effettivamente celebrato 454 anni fa a Cutigliano, dal Capitano della montagna di Pistoia Bartolomeo di Antonio del Vigna, cittadino fiorentino.
Il luogo del dibattimento è dunque lo stesso, così come realmente esistiti sono i principali protagonisti: Vestro di Bolo del Zingaro e Nanna di Guido Tonio, entrambi di Cutigliano. Oggetto della querela una seduzione con promessa di matrimonio non mantenuta.
Fatto nel fatto, la rievocazione è arricchita da una interessante curiosità storica. Attraverso una breve annotazione riportata nel verbale dal notaio ser Giorgio Angiolini da Poppi (nella rievocazione interpretato dal sindaco di Cutigliano Tommaso Braccesi) sappiamo infatti che il seduttore e querelato, Vestro di Bolo del Zingaro, era figlio di tale Pantassina, una donna di Cutigliano bandita e inviata al confino perché – riporta con zelo il notaio – sorella di quel Santaccio che fece il tradimento di Chiusi.
I fatti relativi al tradimento a cui fa riferimento ser Angiolini risalgono al 1554, ossia a otto anni prima la celebrazione del processo, e attengono al fallito tentativo dei Fiorentini, tramite il marchese di Castiglione del Lago Ascanio Della Cornia, di corrompere il fuoriuscito e bandito pistoiese Santi Borri da Cutigliano, detto “Santaccio”, a quel tempo vice comandante della rocca di Chiusi, fortificazione ambita dai fiorentini ma fedele alla repubblica di Siena, a sua volta soggetta al re di Francia Enrico II.
Il piano era semplice. Poiché nelle file del marchese di Castiglione militava il capitano Bati Rospigliosi di Pistoia, che ben conosceva il Santaccio, gli era stato chiesto di avvicinare discretamente quest’ultimo per corromperlo affinché, nottetempo, aprisse una delle porte della fortezza di Chiusi consentendo in tal modo ai fiorentini (e ai loro alleati spagnoli inviati da Carlo V), di conquistarla con l’inganno. In cambio si offriva a Santaccio la revoca del bando, il versamento di un’ingente somma di denaro, la restituzione dei beni confiscati e altro.
Fingendo di accettare, Santaccio, zio del nostro querelato, si era però mantenuto leale ai chiusini divenendo così un eroe per questi ultimi e i senesi, ai quali aveva denunciato il tentativo di corruzione, ma un perfido traditore per Cosimo I e i fiorentini i quali, caduti in un’imboscata avevano subito una pesante sconfitta militare ricordata come “La Pasqua di sangue Chiusina”.
Le ricerche storiche, la trascrizione delle carte e il testo del processo sono state curate da Antonio Lo Conte di Storici Associati Pistoia.
Alle 19 al termine del processo, sarà ripreso il corteggio che giungerà in piazza Catilina. Subito dopo, alle 19:30 i paesani accompagneranno una strega al rogo e alle 20:30 avrà inizio la cena medievale.
[tommaso braccesi]