DA TANTA BELLEZZA PUÒ ANCHE NASCERE UN DUBBIO

Battistero di Pistoia. Sculture sul portale maggiore
Battistero di Pistoia. Sculture sul portale maggiore

PISTOIA. Qualche giorno addietro è passato da Pistoia un mio amico milanese, di origini lucchesi.

L’occasione ci ha dato la possibilità di passeggiare per il centro cittadino, per ammirare.

la bellezza sorniona e ancora nella tregua d’agosto di Pistoia, lui con animo sensibile al fascino artistico è rimasto estasiato dalla ricchezza di stili antichi e di pietre dei palazzi che si succedevano nel nostro avanzare per le stradine che tanto hanno ispirato pittori sugli scorci, poeti sulle mura e registi. I palazzi, le chiese, alcune antiche purtroppo abbandonate, sembravano davvero il set per un film dei fratelli Taviani, o per il grande Scola.

Pistoia offriva allo sguardo assuefatto alla frenetica corsa milanese, una sorta di quiete esaltata dai suoi tesori medievali; la beltà di piazza del Duomo verso il crepuscolo, la cattedrale, il palazzo dei Vescovi, il Battistero.

I segni della sua tradizione Jacopea, le conchiglie sul portone di legno nel palazzo comunale, l’altare argenteo. Il mio amico camminava quasi euforico per la bellezza!

Ad un certo punto del nostro “pellegrinare” nella città, qualcosa ha cominciato ad insinuare un dubbio, un dolore sordo, una fitta che però come un lampo di luce illuminava una realtà velata; perché dove esiste tale bellezza c’è tanta incuria, perché dove apparentemente sembra ci sia un salotto borghese, c’è tanta “povertà” di prospettive, perché non c’è un’accoglienza all’altezza delle grandi città ma persiste una meschina visione d’interessi che gioca ad una vecchia gestione di potere e non si apre al nuovo dando possibilità alle potenzialità di giovani che sono costretti a trovare altrove una situazione dignitosa di vita?

Il pino (?) abbattuto in piazza della Resistenza
I pini abbattuti in piazza d’Armi

Potrei raccontare delle fitte alla bellezza che hanno offuscato lo sguardo quando siamo passati da piazza d’Armi decapitata dei suoi pini marittimi, delle aiuole lasciate nell’incuria piene di erbacce, delle scritte sui muri, dello sporco per le strade, delle erbacce che cingono un muro di cinta vicino alla stazione, di un orribile orinatoio vicino ad un muro antico.

Insomma il mio amico da fuori mi ha lasciato una nostalgia di bellezza e mi ha lasciato un dubbio: sembra che la mia città sia “occupata” da un potere che non valorizza il suo territorio e svaluta le energie nuove che vogliono fare qualcosa di diverso!

Massimiliano Filippelli

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