WILLEM DAFOE somiglia come un gemello a Pier Paolo Pasolini, nel film di Abel Ferrara dove appunto l’attore statunitense interpreta l’indimenticabile regista e scrittore italiano.
La pellicola è stata presentata alla Mostra del cinema di Venezia di quest’anno, proprio dove cinquant’anni fa Pasolini presentava la sua opera “Il vangelo secondo Matteo”, mostrando una ricostruzione dettagliata del giorno in cui il poeta fu ucciso, ma Ferrara non è interessato a mostrare l’uccisione dell’intellettuale né tantomeno le varie versioni dell’omicidio.
«La morte è un mistero – dice il regista –. Quello che ho voluto raccontare di Pasolini è la vita, il lavoro, le passioni, le compassioni e le immaginazioni, ognuno riflette la propria vita».
Con immagini bellissime, il film aderisce ai fatti accaduti, dall’ultima intervista concessa a Furio Colombo alla tragica uccisione, dando spazio anche all’immaginario con il progetto incompiuto del romanzo “Petrolio” quasi come un completamento dei progetti pasoliniani irrealizzati, mettendo in scena i brani più salienti del libro.
Molte citazioni, musicata dalle colonne sonore dei suoi film, l’opera è un omaggio ai sentimenti ed al modo di esprimerli di Pasolini facendolo rivivere dall’interno, con nel cast un Ninetto Davoli che recita proprio con quel candore che il maestro riuscì a tirargli fuori, ed una straordinaria Adriana Asti nel ruolo della madre Susanna.
Unico rischio, il film dà troppo per scontati tanti riferimenti a personaggi e vicende della vita artistica e privata dell’artista, riguardo a quegli spettatori che non abbiano familiarità con l’opera letteraria e cinematografica di Pasolini a partire dalle giovani generazioni, classificandosi dunque come una pellicola dedicata essenzialmente alla stessa generazione del maestro.
Il conforto è però che sono sempre tantissimi oggi gli ammiratori di Pasolini, come dimostrano a Lido di Venezia gli applausi ricevuti da Ninetto Davoli al suo arrivo.