PISTOIA. Il consiglio comunale di Pistoia ha recentemente votato contro la delibera per istituire una Consulta dei Beni Comuni (territorio, sanità, acqua, inquinamento, agricoltura, cultura…).
In sostanza si sarebbe trattato di un meccanismo per cui la consulta avrebbe sottoposto, con l’idea di avvicinare cittadini e palazzo, varie e concrete proposte elaborate all’attenzione dell’organo elettivo, che avrebbe avuto l’ultima parola.
Tutto era nato per iniziativa di associazioni, movimenti, gruppi di acquisto solidale – Gas – capitanati dall’Alleanza Beni Comuni, radicati nel territorio e portatori non solo di istanze diffuse ma quasi sempre anche di un patrimonio di dati, analisi e proposte di cui sarebbe stato una politica lungimirante approfittare.
Un patrimonio frutto di competenze professionali e accurata ricerca di informazioni che il consiglio comunale poteva tranquillamente trasferire a gratis nelle istituzioni. E invece, a parte il voto favorevole dei consiglieri Del Bino, Giorgi (M5s) e Sforzi (Sel), l’assise di palazzo di Giano ha bocciato a maggioranza la possibilità di questa innovativa forma di partecipazione, nel timore che si potesse in qualche modo esautorare il ruolo dei consiglieri o che comunque si creasse un’inopportuna sovrapposizione di competenze e ruoli della democrazia rappresentativa.
La prima circostanza scandalosa è che per arrivare a giudicare la consulta non gradita, il consiglio comunale ha impiegato quasi un anno. Infatti la commissione consiliare competente si è messa al lavoro a gennaio per stendere, licenziare e sottoporre al voto dei colleghi un documento conforme e coerente al Regolamento degli istituti della partecipazione, di cui il comune si è dotato dal 2010 senza mai applicarlo.
Non poteva allora emergere prima l’orientamento negativo, in modo da non far perdere tempo ai commissari e soldi alle pubbliche e malmesse finanze cittadine? Non sarebbe il caso che chi ha partecipato alle commissioni preparatorie, e poi votato contro la proposta della consulta, restituisse almeno i gettoni alle casse comunali, visto che poteva palesare sin dall’inizio l’indisponibilità alla consulta?
O forse era semplicemente il solito teatrino della politica che finge di discutere e arrabattarsi in qualcosa, ma sa perfettamente che tanto al popolo bue non interessa un fico secco di quello che combinano i politici?
La seconda circostanza scandalosa è invece che il consiglio comunale è già totalmente esautorato, più o meno a insaputa dei suoi augusti componenti, e la prova provata è che nessun eletto può deliberare e indirizzare su acqua, gas e rifiuti, cioè sui servizi pubblici essenziali.
In altre parole se ad esempio l’azienda del ciclo idrico integrato, Publiacqua, si permette di fumare 20 milioni di € in software, 16 milioni in sistemi informativi e altri milioni di soldi pubblici in un esoso quanto inutile patrimonio aziendale, come del resto ha fatto alla luce del sole, senza che un gruppo consiliare possa dire pio, quale sovranità dovrà mai essere difesa dalla partecipazione dei cittadini?
Tra l’altro, per rimanere nell’esempio preso in considerazione, se i consiglieri volevano davvero avere un ruolo e contare qualcosa, potevano semplicemente pretendere che Publiacqua rendesse conto delle spese inconsuete (vedi) chiedendo bandi di gara, preventivi di spesa e salendo le scale della Procura della Corte dei Conti in caso di voci di costo discutibili.
In sala di Grandonio siedono consiglieri parcheggiati lì anche da più di 20 anni, ma nessuno, almeno pare, si è mai speso affinché Publiacqua rispettasse autenticamente il contratto sull’adeguamento fognario: la stessa azienda ha messo per nero su bianco (vedi l’immagine) che solo per “portare il servizio idrico integrato a livelli europei”, evitando cioè il “rischio infrazione europea”, è stato finanziato il piano degli investimenti sulla depurazione dal 2014 al 2021.
Se il servizio idrico non è ai livelli europei, per ammissione aziendale, dove erano fino ad oggi i consiglieri del comune socio che oggi si sentirebbero esautorati dalla consulta?
Ah, quando a breve si svolgerà il convegno-tavola rotonda su “Istituzioni, associazioni e cittadini a difesa dei beni ambientali e culturali”, all’interno del festival del volontariato, con la presenza e relazione introduttiva di Asor Rosa, chi lo dirà che Pistoia è così sensibile alla causa da aver letteralmente segato le gambe a tutte le iniziative orientate in questa direzione?
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