PISTOIA. Adesso tutti sono arrabbiati con Vannino Chiti, nel suo Pd, perché il nostro amico/compagno non ha compreso che quando ci si ripara nelle retrovie piemontesi (per un posto sicuro al Senato e con il sostegno di “convinti” firmaioli farmaceutici) e non si resta al pezzo sul territorio, significa che la frutta è vicina. Non me ne voglia Vannino Chiti che ho conosciuto a scuola, da “funzionario” del Pci, poi come capogruppo al Consiglio Comunale di Pistoia – sempre per il Pci – ed ho seguito nella sua “carriera” politica. Ha fatto fortuna l’ex giovane ragazzo che suonava le campane e sul suo percorso di ripensamento politico ha ampiamente scritto l’ex Sindaco Bardelli; da stalinista a catto-comunista, un percorso comune a tanti e a troppi assatanati del potere. Napolitano, il Presidente, è il suo vate.
Quello che interessa è che mentre un Matteo Renzi cerca di convincerci che è possibile cambiare questa fogna con provvedimenti legislativi annunciati ma non ancora attuati, il nostro Vannino (lo mettiamo in calco sulla facciata del Comune di Pistoia?) si mette di traverso alla riforma del Senato assieme ad altri ventidue peones del suo Pd ex Pci cercando di impedire un cambiamento i cui risultati, onestamente, dobbiamo ancora comprendere e vedere.
Matteo Renzi non mi è simpatico ma in questo periodo di incombente povertà, visto che è il terminale politico nazionale, perché creargli ostacoli? È la domanda che mi sono posto – credo condivisibile – ed alla quale penso di poter dare una risposta quantomeno plausibile.
Poiché tutto “collide o collude” con la politica e poiché tutto ciò che è pubblico è sotto inchiesta (a prescindere dal finale… scontato), Vannino Chiti , ancorché piemontese, rappresenta e garantisce un sistema locale che per effetto domino, una volta addomesticato “lui”, aprirebbe lo spazio ai nuovi assaltatori della politica del giusto, onesto, morale e corretto che certamente avrebbero modo e diritto di coprire i ruoli e i posti che nella società pistoiese, e non solo, andrebbero a crearsi e che sono attualmente ricoperti dai vecchi ruderi della politica catto-comunista.
In buona sostanza, Vannino Chiti rappresenta politicamente la punta di quell’iceberg dove classi e mestieri (le professioni, per cortesia, lasciamole da parte), politicanti, trafficanti, professionisti o sedicenti tali, farebbero la fine del topo. Sarebbe una rivoluzione epocale e Vannino lo sa perché non è così sciocco da non comprendere che il suo fine vita, con i nostri soldi e con quelli di quel popolo che lui tanto difendeva a parole, è lastricato di pregevoli aspettative.
Il buon Vannino sa anche che il silenzio lautamente ricompensato dai vitalizi regionali e parlamentari ha un costo che il tempo lentamente renderebbe incolore. Chi si ricorderebbe mai che Vannino Chiti ci ha lasciato in eredità l’Assessore alla Sanità Enrico Rossi gemello monozigote di quell’Enrico Rossi Presidente della Regione al quale tutti i toscani hanno riservato un posto speciale in Piazza Signoria per dare il cambio al Sig. Savonarola?
Insomma, io spero, muoia (politicamente) Vannino e tutti i filistei (ruffiani, falsi borghesi, professionisti di “specchiato” valore morale e civile, trombati ed ex trombati della politica che pascolano nelle consociate comunali o da queste sono chiamati per consulenze e pareri, etc.) che sono lo specchio deforme e deformato di una provincia e di una città che ha ben altre tradizioni.
L’ariete si chiama Matteo Renzi? Ben venga. Personalmente, per chi mi conosce, pensate a come sono ridotto!