DAL RWANDA UN MESSAGGIO DI SPERANZA CONTRO L’INDIFFERENZA

Genocidio in Ruanda
Genocidio in Ruanda

PISTOIA. Oggi sono ventidue anni dal giorno in cui nel piccolo paese africano del Rwanda cominciò un immane genocidio, che, in una mattanza infernale, nel giro di 100 giorni, nel 1994, portò alla morte di un milione di vittime – ma le nuove fosse comuni scoperte recentemente fanno pensare a un numero molto superiore – per opera degli estremisti hutu nei confronti della minoranza tutsi. Vi è qualcosa di insostenibile nel modo in cui viene ignorata da tante “buone coscienze” (spesso cristiane e/o democratiche) la tragedia, di cui è stato vittima il Rwanda, come se i morti africani non avessero alcuna importanza.

Peraltro la memoria non può essere sorgente di luce, se chiudiamo gli occhi dove i diritti elementari dell’essere umano vengono ignorati e calpestati. Chiudere le frontiere europee a chi fugge dalla violenza, dalla sopraffazione e dalla morte, significa anche non avere alcun rispetto per i morti del Rwanda, anzi equivale a comportarsi come se quella terribile tragedia non fosse mai esistita. Allora si può affermare che anche noi portiamo una grave parte di responsabilità su quanto successe allora.

Le complicità infamanti della Francia con i genocidari, i silenzi gravissimi del Vaticano (mentre tanti preti si macchiarono di crimini), l’inerzia dell’Onu e degli Stati Uniti, riguardano anche noi che continuiamo a tacere e talvolta perfino ad ascoltare benevoli le mistificazioni dei negazionisti che parlano di “doppio genocidio”, di “guerra etnica”, di “dittatura tutsi”, di “mancata riconciliazione”.

Poche settimane fa, Yolande Mukagasana, figura straordinaria di sopravvissuta e di testimone ci ha ricordato a Pistoia “capitale della cultura per il 2017” i nobilissimi e inderogabili valori della differenza e, tornata nel suo Paese, ha portato a lavorare insieme nei preparativi ai giorni della memoria, i figli delle vittime e dei carnefici e i “figli dello stupro”, che tutti rifiutano e vogliono emarginare. Ci ha insegnato che vivere insieme non è solo vivere fianco a fianco, è avere un’immagine positiva dell’altro.

Abbiamo il dovere ineludibile di rispettare la memoria e la dignità delle vittime, di rispettare un Paese martirizzato da un genocidio, di cui molti sopravvissuti vivono oggi anche in Europa. Purtroppo succede il contrario: con la nostra incultura – che diventa disumanità – con la nostra stupidità, con la nostra indifferenza continuiamo a umiliare le loro sofferenze e a condannare le vittime all’oblio.

Voglio perciò ricordare il nobilissimo esempio di Antonia Locatelli – cui a Pistoia è stata dedicata una pietra nel Giardino dei Giusti davanti alla chiesa di Vicofaro – che non esitò a levare coraggiosamente la sua voce in difesa delle vittime, quando l’odio e la violenza cominciavano a montare e per questo pagò con la sua vita. Allo stesso modo voglio ribadire l’attualissimo insegnamento di don Lorenzo Milani: Non facciamo pericolose confusioni fra il bene e il male, fra la verità e l’errore, fra la morte di un aggressore e quella della sua vittima.

[matteucci – centro don milani pistoia]

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