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PISTOIA. Sono 314 anni, precisamente dal 1701, che la ditta acustica Tronci tiene alto il prestigio di Pistoia nel mondo. L’ultimo – solo in ordine di tempo, ci auguriamo – a dettare legge cosmica nel campo della strumentazione musicale ritmica è Luigi Tronci che ieri sera, al piccolo teatro Bolognini, in occasione della festa organizzata dal Comune di Pistoia con il patrocinio dell’Associazione Culturidea, affinché la sua omonima Fondazione non muoia, si è presentato al concertone eseguito da uno stuolo numerosissimo di musicisti in suo onore in bianco.
La sahariana che gli copriva le spalle non è riuscita a offuscargli le bretelle, che sono naturalmente balzate agli occhi di tutti quelli che, prima e dopo le esibizioni, hanno voluto abbracciarlo. E ringraziarlo.
È un uomo rude, seppur delicato e di animo sin troppo nobile, Luigi Tronci; alle smancerie preferisce, senza crediti di baratto, i fatti e per questi, la città tutta, avrebbe una grande possibilità per sdebitarsi. Quello stanzone ricco di meraviglie in Corso Gramsci, attiguo all’Istituto Pacini, dove Luigi Tronci ha da tempo trasferito il proprio quartier generale culturale impreziosito, sistematicamente, da concerti e appuntamenti, rischia, seriamente, di chiudere i battenti.
E visto che in quei pochi metri quadrati trovano posto, con la metodica confusione che contraddistingue la sua esistenza febbrile, una montagna di strumenti della ditta Ufip, un marchio universale, è arrivato il momento che Pistoia, al di là di eventi per l’uopo, si metta all’anima di considerare quel crogiuolo di percussioni, piatti, tamburi, tom, rullanti, nacchere, campane, gong, collane di rumori composte da mazzi di chiavi e quanto possa dare adito al suono, un vero e proprio patrimonio artistico cittadino, considerandolo, più che un’eccellenza, l’eccellenza.
Riccardo Tesi, organetto diatonico di Fabrizio De André nell’album Creuza de mà, nonché uno dei musicisti che ha impreziosito la serata, dopo essersi esibito con Maurizio Geri e Ettore Bonafè, membri storici di Banditaliana, ha voluto ricordare, prima di lasciare il palco ai Tarabaralla, o meglio, a Elio Capecchi e ai suoi nuovi partners, come grazie a Luigi Tronci e la sua Ufip, Pistoia sia conosciuta in tutto il mondo. Ma non per modo di dire: in tutto il Mondo!
Con molto meno aplomb, ma con pari forza evocativa, sono state le parole proferite poco dopo proprio da Elio Capecchi, che tra l’esibizione di Storia d’amore, di Adriano Celentano e Balla, balla ballerino, di Lucio Dalla, ha ringraziato Luigi Tronci e sghignazzato al teatro pieno che quei piatti Ufip, i rockettari, li hanno visti sul palco dei Rolling Stones, con alla batteria Charlie Watts. A questo sontuoso nome – ma non sarebbe bastata la notte intera –, se ne possono poi aggiungere un’altra miriade, ad iniziare da un certo Billy Cobham, tanto per citarne uno solo.
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Una bella e piacevolissima serata, al di là del gradevolissimo dovere che ha spinto la più parte degli strumentisti a non mancare l’appuntamento, iniziata sotto i migliori auspici, quelli ritmici e tribali effettuati da Ettore Bonafè, Gennaro Scarpato e Matteo Cammisa, che hanno aperto le danze della serata di sensibilizzazione offrendo un lungo saggio afro utilizzando molte delle chincaglierie distillate dallo studio, meticolosissimo, di Luigi Tronci e del suo staff artigiano. Lo hanno fatto dopo un piccolo ma significativo cortometraggio nel quale, Luigi Tronci ha riassunto, brevemente e velocemente, gli oltre tre secoli della propria dinastia di devozione alla musica.
Poi, sul palco, dopo i saluti dell’assessore Elena Becheri, che ha ricordato come i tempi per salvare la Fondazione Tronci siano ormai strettissimi e che ci si sarebbe dovuto pensare prima, almeno dieci anni fa (ai tempi della Giunta Berti, insomma: la colpa è sempre degli altri! – n.d.r.), si sono succeduti una trentina di musicisti, giovani e promettenti talenti, vecchi e consolidati artisti, una carrellata di esperienze musicali tutte battezzate dai ringraziamenti a Luigi Tronci, un artigiano della musica a disposizione dei musicisti che chiede, da oltre trent’anni, solo la giusta e meritata considerazione.
E da quando la cultura sembra essere (ri)diventata materia prima per la sopravvivenza, questa Pistoia che legge la città, che organizza dialoghi sull’uomo e che da trentacinque anni ospita uno dei Festival musicali più importanti e rodati al Mondo, farebbe forse bene a dare a Luigi Tronci quel che è di Luigi Tronci.