MARINA DI PIETRASANTA. 19 agosto 2014: nel sessantesimo dalla sua scomparsa Alcide De Gasperi è celebrato in una serata di presentazione del libro di Giuseppe Sangiorgi, giornalista e segretario generale dell’Istituto Sturzo, De Gasperi. Uno studio.
Davanti ad un folto pubblico, Mauro Banchini, giornalista e storico, ha introdotto e poi condotto l’autore nell’esposizione del suo originale lavoro.
Lo studio rielabora la biografia umana e politica di De Gasperi attraverso episodi inediti e testimonianze, anche familiari, una per tutte quella della figlia dello statista che ne racconta gli ultimi momenti quando il padre pronuncia tre volte la parola Gesù e lei percepisce l’illuminazione che lo ha guidato nella vita e che ora gli fa da buon viatico.
Ma nel libro Sangiorgi riesce a calare il personaggio nella persona: De Gasperi è un uomo che ha vissuto tre secoli, dice l’autore; l’800 asburgico (fu deputato al Parlamento austriaco nel 1911), il Novecento dell’Italia e il Novecento dell’Europa, in cui ha creduto e sperato. Ma fu anche un uomo di vera e profonda fede ed ebbe una famiglia fondamentale e anzi determinante nella sua vita di politico, nel suo impegno per la collettività.
Quindi tre le dimensioni di analisi: la fede, la famiglia e la politica.
Come politico De Gasperi ha, da un lato la Chiesa e Pio XII, e dall’altro il Pci di Togliatti. Con entrambi ha avuto rapporti complessi, non facili. La Chiesa lo accusa di essere poco deciso contro l’avanzata dei comunisti e Togliatti rappresenta un’ideologia inconciliabile con la sua visione del mondo, un punto di vista centrista, lontano dal comunismo come dal capitalismo.
Sangiorgi cita Plutarco che ha messo in parallelo le vite di uomini illustri greci e romani, oggi – dice – si potrebbe fare tra i campioni delle diverse culture politiche e si dovrebbe partire da Don Sturzo e Gramsci, ma poi seguirebbero De Gasperi e Togliatti in un immaginario percorso di vite parallele che, sappiamo, non si incontrano, in compenso corrono a fianco e lo stile di ascolto e condivisione, vera base della democrazia nella convinzione di De Gasperi, ha reso possibile una loro sintesi efficace nell’Assemblea Costituente.
Infine il libro di Sangiorgi affronta quelle che definisce “le amarezze” di De Gasperi, il vulnus della “legge truffa” da lui voluta perseguendo il miraggio della governabilità (se potesse assistere alle diatribe contemporanee in materia, non si affliggerebbe più…) e il Partito, la Dc, che lo rottama (ante litteram).
Un libro-studio, quindi, da leggere e gustare a sessant’anni dalla morte di un uomo che ha fatto conoscere agli italiani le parole libertà e democrazia: per molti di quelli dell’epoca, una novità assoluta – e di cui, oggi, si sta perdendo completamente il senso…