PISTOIA. Si ha, o, per meglio dire, hanno, due scelte: governare o dire di governare. Chi opta per la prima soluzione andrà sicuramente incontro ad aspre critiche, provenienti quasi sempre da chi ha invece optato per la seconda ipotesi, pusillanimi buonisti col sorrisetto sulla faccia, per dirla alla De Luca.
Pistoia, in svariate zone e molteplici situazioni, è caduta in un profondo degrado che si tramuta, come ogni comportamento, in costume e abitudine diffusa. Soprattutto quando tale modo di fare è essenzialmente scorretto, dunque comodo.
Attorno a noi, però, abbiamo validi esempi di efficienza e, consentite il gioco di parole, morbida durezza.
A Firenze il sindaco ha deciso di impedire al fiume di turisti (dunque non immigrati irregolari) di sedersi sui gradini delle chiese cittadine così da evitare il sudiciume che, successivamente, rimane a terra. Bottiglie, bicchieri, cartacce, briciole che attirano stormi di piccioni.
In Versilia, a Marina di Pietrasanta, già da un anno è stata aperta sotto il pontile una palestra all’aperto provvista di veri e propri macchinari. Badate bene: l’idea originaria non era quella di rendere dei fusti gli avventori, bensì di impedire ai vucumprà di stabilirsi lì sotto, infastidendo i clienti degli stabilimenti balneari adiacenti.
Spostandoci a nord, ovvero a Milano, è di poche settimane fa la retata che le forze dell’ordine fecero alla Stazione Centrale, raccattando e portando via un folto gruppo di clandestini che lì bivaccavano rendendo invivibile quella zona. Accade in altri comuni (quasi esclusivamente in quelli governati dal centrodestra) che il sindaco, in virtù del decreto Minniti, espella dal proprio territorio chi vagabondeggia magari ubriaco creando tensione ed una situazione poco gradevole.
In molti si stracciano le vesti, menandocela senza tregua, tirando fuori dalla loro vasta cultura storica i rastrellamenti operati dai nazisti e le reti metalliche che delimitavano i campi di concentramento.
Lo stesso sindaco Bertinelli, durante il suo monologo in Piazza della Resistenza per il 25 aprile, ha inneggiato all’accoglienza indiscriminata, rendendo la nostra città un terreno fertile per il disordine e il degrado.
Pensate alla stessa Piazza della Resistenza, covo di spacciatori e rissaioli, arrivati qui ed accolti a braccia aperte da coloro che preferiscono dire di governare anziché farlo seriamente, con pragmatismo. O a Piazza Oplà, territorio ormai in mano a un pugno di rom.
Insomma, un amministratore locale non deve andare alla ricerca del facile applauso, anzi, in tempi di correttezza politica come questa, meno applausi riceve e meglio è. Altrimenti avrebbe fatto meglio a farsi prete.
[Lorenzo Zuppini]