DEMENZE, DEMOCRAZIA E LA CAPITALE CULTURA

Il Sindaco Bertinelli [foto Uff. stampa Comune]
Il Sindaco Bertinelli [foto Uff. stampa Comune]
PISTOIA. Alla vigilia del congresso nazionale sui Centri Diurni Alzheimer che domani, 10 giugno, inaugurerà, il sindaco di Pistoia Samuele Bertinelli spiega il suo punto di vista in tema di demenze senili e del loro rapporto con la democrazia e la cultura, sottolineando l’esigenza di un piano strategico nazionale per affrontare la diffusione dei disturbi cognitivi negli anziani.

“Pistoia sarà capitale della cultura nel 2017 – ricorda infatti nel corso dell’intervista svoltasi nel dugentesco Palazzo comunale, che, per curiosa coincidenza con l’argomento, si chiama ‘degli Anziani’ – e per noi, cultura significa innanzitutto tutela dei più deboli”.

Laureato in filosofia, Bertinelli è sindaco di Pistoia dal 2012, ha obiettivi di lungo periodo e li dichiara con appassionata naturalezza in un linguaggio lucido e contagioso, non privo di citazioni colte. Al De Senectute ciceroniano attinge, ad esempio, per evocare il tema eterno della decadenza intellettuale in vecchiaia, un tempo sorte amara di pochi longevi, oggi dramma di massa dacché Alzheimer e demenze varie si stanno diffondendo sempre di più nella nostra società. Dalla quale, peraltro, ci aspettiamo un ulteriore progressivo allungamento della speranza di vita e dunque anche un’ulteriore diffusione delle pluripatologie nella vecchiaia.

“I progressi della ricerca medica e scientifica – dice – ci permettono di avere oggi una speranza di vita alta. Pistoia stessa è tra le città più longeve d’Italia, la quale è a sua volta tra i paesi con la più alta speranza di vita del mondo. Questo dato, di per sé positivo, ci chiama però a un’altra sfida: quella di garantire per quanto possibile una vecchiaia dignitosa assicurando, quando necessario, terapie e assistenza adeguate, oltreché servizi di supporto alle famiglie”.

A Pistoia, in effetti, già oggi un terzo degli oltre 77 mila abitanti maggiorenni supera i 61 anni. Altri 3 mila ne hanno oltre 86 con 33 ultracentenari. Ciò significa un’alta incidenza di malattie neurodegenerative: 4.600 casi di patologie cognitive (7 mila in tutta la provincia). Su scala più ampia stime analoghe confermano il dramma: 80 mila casi in Toscana, 1,2 milioni in Italia, con 12 miliardi annui di sole spese sanitarie, di cui 8 a carico delle famiglie. Cifre via via in crescita.

alzheimerCome se ne esce? “Con approcci nuovi e lungimiranti, con strategie di lungo periodo. È necessario innanzitutto offrire informazioni corrette, per una più diffusa consapevolezza dei temi e dei problemi aperti. La questione delle demenze senili deve non essere più considerata di esclusivo rilievo per i soli addetti ai lavori: si tratta di ricreare una cultura della vecchiaia, di coinvolgere forze sociali, nuclei familiari e associazioni del volontariato, di riorganizzare il sistema sanitario, di coordinare i servizi assistenziali di Asl ed enti locali, di investire in un rapporto sistematico con i medici di famiglia, per una migliore prevenzione, attraverso diagnosi precoci. E occorre potenziare la geriatria”.

La penuria di risorse? Secondo Bertinelli con un’organizzazione razionale ottimizzare la spesa si può. Come? Selezionando le varie fasi della malattia con trattamenti differenziati per evitare sprechi. Per decongestionare gli ospedali va dotato il territorio di una rete capillare di strutture capaci di accogliere i pazienti con rapidità. Occorre anche flessibilizzare i servizi residenziali, i moduli Alzheimer, gli stessi Centri Diurni. E dobbiamo alzare il profilo delle relazioni umane con i caregiver diffondendo iniziative positive come i Caffè Alzheimer.

Bertinelli immagina l’intera comunità nazionale che si fa carico del problema. “Perché – spiega – nessuno è la sua malattia. Non possiamo trattare i malati come numeri o centri di costo. Prima di tutto sono persone, esseri umani. In questo senso deve essere pensata non soltanto l’organizzazione del sistema sanitario, ma anche quella delle nostre città, attraverso politiche per la mobilità, del verde, dei lavori pubblici, sociali, urbanistiche che le rendano davvero accessibili anche a coloro che hanno disturbi cognitivi e comportamentali. Anche questo per me, significa essere “capitale della cultura”: essere davvero e sempre più una città vivibile per tutti”.

[catola & partners]

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One thought on “DEMENZE, DEMOCRAZIA E LA CAPITALE CULTURA

  1. Mah…da uno che non riesce nemmeno, con un milione di euro, a fare un nuovo parco fruibile anche dai disabili….continui pure a fare il filosofo…
    Massimo Scalas

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