detto fra noi. PESSIMISMO COSMICO-PISTOIESE, OGNUNO MOSTRA QUELLO DI CUI È PIÙ CAPACE

Per Machiavelli – come del resto per Piercamillo Davigo – gli uomini sono malvagi, non importa se per natura o in conseguenza a qualche peccato originale. In un passo del Principe afferma che dimenticano prima la morte del padre che la perdita del patrimonio…


«Tutti bravi i miei parrocchiani, ma cavoli nell’orto ’un ce n’ho più», famoso detto del proposto di Casale


DIMENSIONE ‘PROSSIMITÀ’

SE NON NUOCE, BEN NE VA


 

Ognuno, alla fine, mostra quello che ha….

 

La ricordate la famosa barzelletta dell’inglese che guida in autostrada e che viene molestato dal solito italiano strombettante come il Vittorio Gassman del Sorpasso, sguaiato, smargiasso e insopportabile provocatore?

L’inglese viaggia a velocità moderata, mentre l’italiano, frettoloso, confusionista, strombettatore, lo sorpassa e gli fa le corna in segno di spregio e dileggio. L’inglese, flemmatico, al contrario si toglie il fazzoletto dal taschino della giacca e lo sventola dietro al cafone nostrale.

Al casello si trovano in file affiancate. E il cafone sfacciato gli si rivolge da rozzo qual è chiedendogli: «Senti, inglese… Ma perché alle corna hai risposto sventolando il tuo fazzoletto?». Il suddito di Sua Maestà risponde: «Gentile Signore, ognuno mostra ciò che ha!».

Listesso, direbbe Totò, accade a tutti gli uomini, di tutte le specie, di ogni latitudine. Mostrano sempre quello che sanno fare di meglio. E in ciò eccellono.

Linea Libera, il quotidiano odiatissimo da tutti perché ognuno in esso vede rappresentato in chiaro non se stesso, ma i propri difetti, ha il vizio di toccare i nervi scoperti: e la gente si indemònia e ricorre – con querele a quantità industriali – ai Pm e sostituti molto comprensivi di Pistoia.

I quali – e sono d’accordissimo con Piero Tony e quanto da lui detto al Teatro Moderno di Agliana (vedi) – non hanno voglia di leggere, non hanno voglia di scrivere, per cui si limitano al famoso, volgare, malfatto, irricevibile, offensivo copia-incolla, da cui escono capi d’imputazione che, già di per sé, sono uno sputo in faccia a chi li legge ed è costretto a subirli perché “loro sono loro e noi non siamo niente”, pur essendo, di fatto e di diritto, i loro datori di lavoro, oggetti, tuttavia, di democraticissimi scherni e sberleffi.

Ha ragione Carlo Nordio quando afferma che Pm e sostituti hanno troppa importanza e potere. Sì, perché la sinistra liberal-chic glielo ha concesso, assoldandoli nelle truppe antifasciste perenni popolo-afflittive.

Ha ragione Tony quando dice che molti Pm e sostituti sono carenti di cultura umanistica ma, prima ancora, umana. Hanno ragione tutti coloro che, come Linea Libera, intendono fare informazione in termini costituzionali, ma – da siffatti maestri di diritto – vengono trattati come delinquenti capaci solo di organizzare «disegni criminosi».

E loro? I tutori della legge, ma solo quella che torna comoda a loro, di cosa sarebbero degni? Solo, forse, della nostra assoluta sottomissione, dovutagli perché – come scrisse la Gip Martucci – loro sono le «autorità costituite»? Ma chi l’ha detto che essi sono assolutamente infallibili, terzi e imparziali?

Se, come afferma Tom Col al Canto al Balì di Luigione Bardelli in Tvl, la media nazionale dei processi che in aula finiscono a gallina, si aggira intorno al 40%, smentendo Pm e sostituti, una sola può essere la conclusione ineluttabile: quella prospettata da Piero Tony e da Gaetano Berni, che cioè nel settore dei pubblici ministeri o c’è gente che crede di sapere e non sa, oppure ci sono esseri colpiti, come dico io, dalla pericolosa «sindrome di Jaweh».

In ambedue i casi si deve concludere che le smentite in aula sono così clamorose che una bella fetta di costoro dovrebbe ritrovarsi sul lastrico e senza preavviso: e non dovrebbe essere, come di fatto è, coccolata, protetta, carezzata da Amn e Consiglio Superiore della Magistratura.

Checché ne dica Coletta, putroppo è umanamente impossibile che la «prossimità sociale» non sia un ostacolo per la terzietà e l’imparzialità del magistrato

Ovviamente la colpa non è solo di questi arroganti arrogatori di diritti inesistenti.

Ma è anche della politica squacquerona e di una categoria di giornalisti ordinati dell’ordine che, con i magistrati, vanno a braccetto e a letto. O altrimenti (cito ancora Tony e Berni) chi potrebbe mai passare le veline e le intercettazioni da bunga bunga come ogni giorno vediamo sugli organi di stampa che, in quanto ossequiosi, non rischiano mai di essere arrestati, sequestrati e condannati in aula da giudici (e mi riferisco a Gaspari) che, pur avendo a disposizione leggi, regolamenti e documenti da me forniti, ha preferito seguire di più il suo istinto di «prossimità sociale» che non il dovere di servire la stato (art. 54 Cost.) «con disciplina ed onore»?

E questa non è solo una mia opinione, ma un fatto notorio, denunciato in Io non posso tacere

Edoardo Bianchini
[direttorer@linealibera.it]


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