MONTALE. Avevamo già denunciato la disponibilità di una buvette all’interno del palazzo comunale di Montale, ristretta a pochi confidenti, che sembrano soliti entrare al lavoro non colazionati.
Un ente, affidato alla gestione di un manipolo di nojaltristi d’acciaio che, non temono niente e nessuno. Arroganza e intimidazione nei confronti dei dipendenti disciplinati e rispettosi delle regole imposte ai lavoratori.
Il potere logora, chi non ce lo ha: ma loro non lo sanno. Lo sapessero. Ma la colazione, non gliela fanno fare a casa?
Ci riportano che ieri mattina 24 Gennaio alle 8,30 – e dunque in pieno orario di lavoro – nella stanza 13 del Comune si è ritrovata l’associazione della buvette denojantri e che, mentre sorseggiava il solito caffè e briosche – vi era la stessa Layla che protestava urlando per una fotografia pubblicata su questi schermi.
Ve la riproponiamo qui a fianco per soddisfare il pubblico interesse della comunità di Montale (quella che applaude).
Ma perché inveire su una pubblicazione che illustra una serie di informazioni autenticamente verificate dai documenti, ovvero per tabulas (Layla chiedi a nuora-in comuni, appunto anche avvocato e parente la Raquel: lei lo sa bene)
Dicono che le urla erano forti e che si sentivano anche dalla strada: perbacco, in un ente pubblico può succedere questo?
Mica è un mercato? Montale, c’ha il palazzo comunale, sembra proprio di sì: un suk arabo o casbah, dove le regole dei dipendenti non valgono, essendo una zona affrancata dalla legge.
Ma come è possibile che ciò sia successo? Una sindacalista Cgil che durante l’orario di lavoro, si permette di occupare una stanza di un ente pubblico, facendone uso privato di buvette (ma le norme sulla sicurezza del lavoro sono state assicurate ai fornelli a gas per la moka e forni a microonde per gli ottimi sformati?).
Non si sa chi si occupa del servizio di catering che, comunque sembra essere regolare per un gruppetto di assidue colleghe sodali: di cosa parlano quando si riuniscono?
Hanno un permesso speciale che permette di fare questo tanto esclusivo e creativo uso di una stanza destinata al pubblico servizio, destinata a fare la buvette?
E la Donatella D’Amico, che ci dice?
Lo sapeva dell’uso ristretto del pubblico spazio? Ha attivato la commissione di disciplina o serve una segnalazione alla Procura della Repubblica? Qualcuno ci potrà rispondere e precisare i termini della questione?
[Alessandro Romiti]
3 thoughts on “dipendenti pa. LA BUVETTE ALLA STANZA 13”
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