dis-ordini. IL REQUIEM DELLA LIBERTÀ DI STAMPA È NATO A FIRENZE COME IL RINASCIMENTO E L’ESECUZIONE DI FRA’ GEROLAMO SAVONAROLA

E lo ha tenuto a battesimo il da poco eletto presidente Marchini


 

 

FIRENZE. L’ordine dei giornalisti, a mio parere, ha fatto una bella frittata, con la risposta del suo presidente Marchini. Questo è un pensiero ex articolo 21 della Costituzione, tanto cara alla mummia sicula e al Benigni nazionale doi Sanremo.

Procedendo in ordine, il testo lo trovate nell’immagine a fianco:

1) “… qualsiasi forma di aggressione e violenza nei confronti dei nostri iscritti…” dice Marchini, con eccezione di quelli che sono stati condannati dal giudice di prime cure e che, avendo proposto appello, non possono – e questo è un principio costituzionalmente garantito – essere “ritenuti colpevoli” fino all’ultimo grado di giudizio assicurabile, in quarta battuta, dalla Cedu di Strasburgo. Ma questo Marchini o non lo sa o non vuole saperlo per motivi suoi.

2) La fattispecie dello “stalking giornalistico” è un’invenzione della Procura di Pistoia, volontariamente – quanto scorrettissimamente – accolta, in modo forzato, dal giudice Luca Gaspari fin troppo benevole con i propri colleghi grazie alle «prossimità sociali» di Tommaso Coletta.
Infatti, come si potrà “modificare lo stile di vita di qualcuno” scrivendo articoli di giornale che non possono essere che ricercati e conosciuti tramite la più volontaria e autonoma ricerca del soggetto posto in inchiesta o narrativa, è una cosa logicamente incomprensibile, come spiegarono sia l’ordinario di diritto penale, il Prof. Avv. Giovanni Flora (vedere quì al punto 4) che anche il Prof. Avv. Gaetano Berni il primo in un evento pubblico a Palazzo di Giano a Pistoia, e il secondo, recentemente ad Agliana. Ma il presidente Marchini evidentemente lo ignora.

Un ordine dei giornalisti che sta sugli attenti, mentre dovrebbe sfidare il potere, spesie se deiato come quello della procura di Pistoia

Molto grave, pertanto, che lo stesso Ordine dei Giornalisti della Toscana ritenga possibile tale stravagante, quanto davvero persecutoria “attività criminosa”, esponendo così l’intera categoria – non solo regionale, ma nazionale – alla pelosa e aleatoria attribuzione di un fantasioso reato, peraltro insussistente, ma spesso opponibile alla moltitudine dei giornalisti d’Italia e che si potranno da oggi vedere citati in giudizio per avere svolto una inchiesta con più articoli tematici di qualche fattispecie di malagestione amministrativa/sociale/politica di soggetti sottoposti al controllo dei “cani da guardia della democrazia”.

Siamo giunti alla induzione – con giustificazione ordinistica – della detestata (e, si noti, dall’Ordine dei giornalisti medesimi) fattispecie delle querele bavaglio, quelle che sono spesso stigmatizzate dai vari giornalisti relatori ai corsi di formazione professionale, quelli promossi dall’Ordine toscano (caduto in un chiaro cortocircuito logico-argomentativo), ma anche da “Ossigeno per l’informazione” che protesta ogni giorno dal suo osservatorio romano in difesa dei giornalisti stessi vittime di certi personaggi politici e no, impresentabili e, ora, anche di presidenti proni alla autorità (spesso incontrollata) di magistrati che vanno avanti su binari di natura ideologica. Sono dati di fatto, non opinioni.

3) “… attendiamo quindi la conclusione del procedimento giudiziario”: il presidente si riferisce chiaramente al procedimento penale appellato dai due sia da me che dal direttore Bianchini, che comunque vada a concludersi, vedrà spirata la possibilità di un’azione di tutela che l’Ordine medesimo nel procedimento penale in avvio contro il Ciottoli, avrebbe contraddittoriamente inteso sancire al punto 1, cioè quella di dover istituzionalmente tutelare la categoria professionale fatta oggetto di azioni aggressive. L’Ordine così rinuncia, di fatto, all’azione di costituzione nel processo che deve essere fatta in occasione della prima udienza, fissata per il 5 ottobre prossimo. Un chiaro “corto circuito” molto simile a una resa dell’8 settembre, che evidenzia come la funzione ordinistica non sta affatto svolgendo un suo precipuo, primario dovere. Poveri giornalisti d’Italia!

Il presidente dell’ordine  nazionale, Carlo BArtoli, consentirà che i colleghi possano essere scriminati in virtù della Costituzione, visto che Claudio Curreli, Patrizia Martucci, Giuseppe Grieco, Luca Gaspari si inventano anche il reato inesistente di stalking giornalistico?

4) “… potrà valutare complessivamente la situazione”. L’Ordine si riserva di valutare “complessivamente (quanto inutilmente – ndr) la situazione”: con quale azione di tutela per la categoria che, dopo questa infelice decisione, si trova esposta a una nuova delirante incombenza criminosa implicitamente accettata dalla Toscana, legittimano per silenzio l’idea che i cronisti sono non degli informatori, ma dei “persecutori” con le loro sgradite inchieste?
Faranno una lettera di rimprovero all’assessore cianchettatore con un solenne richiamo stile prete-in-confessionale? Scriveranno una lettera di biasimo al già sindaco Benesperi (si deve pensare lontano nel tempo, fatto certo che la prognosi per una eventuale conclusione dell’iter di appello è di almeno sette anni) che, dalle dichiarazioni rilasciate alla polizia giudiziaria, e consultabili nelle carte del processo, confermava di avere lui – d’intesa con il Ciottoli – organizzato il più imperfetto e maldestro agguato, condotto in pieno stile mafioso, come si dimostrerà in aula, contro chi scrive aggredito fisicamente con l’intento di farlo reagire e così video-documentare la sua risposta all’aggressione subita?

5) Da considerare inoltre, e non è questo un dettaglio, che al momento dell’aggressione subita all’interno del palazzo comunale, in presenza di quattro testimoni e il primo pubblico ufficiale, cioè il sindaco stesso (rimasto inerte, ma altresì associato nell’azione criminosa del suo assessore), la sentenza di Gaspari di “condanna per diffamazione e stalking” dei giornalisti non era ancora stata emessa, avendo essa la data del giugno 2022, mentre il fatto dell’aggressione era avvenuto ben dieci mesi prima, cioè il 28 agosto 2021. Ma evidentemente Marchini ha anche difficoltà con le quattro operazioni aritmetiche più-meno-moltiplica-dividi.

6) Il presidente ha deciso per l’Ordine, ma lo ha fatto a metà. Infatti, la richiesta di chi scrive, contemplava anche la segnalazione del caso all’osservatorio delle aggressioni ai giornalisti istituito presso il Ministero degli Interni. Se n’è guardato bene dal farlo. Forse perché sa che, noi stalker, sappiamo anche due o tre cosette su di lui…

Penso che possa bastare e dispiace, non tanto per chi scrive, ma per il resto dei colleghi che adesso, sapranno dello sdoganamento della potenziale persecuzione che potrà avviarsi contro la categoria intera con l’ipotesi di “persecuzione giornalistica”.

Per questo non posso che sottoscrivere e applaudire il commento del direttore apparso su questo quotidiano odiato dall’ordine e dal tribunale di Pistoia, perché ordinato secondo criteri di giudizio lucidi, ispirati all’etica richiesta dalla professione, ovvero incontestabili.

Alessandro Romiti
[alessandroromiti@linealibera.it]


« I primi nemici dell’articolo 21? Sono gli Ordini regionali e i presidenti che si allineano senza discutere al potere del malcostume organizzato in autorità costituite »

[cit. da E.B., Non ne possiamo più di duci-censori e di culilinguo, Ed. Tuttigiorni, Pistoia]


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