“La politica deve avere il coraggio di reagire e non lasciare la strada aperta al governo dei giudici”. Così l’intervista del presidente ligure Toti al Foglio. Ma se Genova piange, Pistoia non ride e lo vediamo dalle amene cronache dei pubblici ministeri locali, citando solo due esempi da manuale
PISTOIA. Dopo la resa di Toti con le sue dimissioni è stata definitivamente dimostrata la sussistenza della dittatura dei Pm. Quanti altri Simone Innocenti (sostenuto) e Edoardo Bianchini (abbandonato dall’ordine dei giornalisti) serviranno perché la politica si muova e “arresti gli arrestatori seriali” da sempre impuniti?
Intanto a Pistoia i Pm dichiarano di essere “diretti” dal terzo piano e assicurano l’assistenza legale di tipo parte civile alle cosiddette parti offese.
La pratica di imputato/perseguitato nei processi avviati contro il giornale è una grande palestra di vita: permette infatti di riconoscere subito le sconclusionate iniziative dei magistrati della pubblica accusa che poi devono fare spettacolari acrobazie argomentative, spesso presentandosi in due o tre insieme per meglio suggestionare il giudice, sostenendo le più improbabili tesi accusatorie, come lo stalking giornalistico, poi tramutato in giornalisti stalker come successe nel maxi-processo politico contro di noi (che è la stessa cosa, ma travestita e così resa assai più glamour).
Nel recente episodio del più schizofrenico processo al dipendente della Provincia accusato dalla figlia di abuso di correzione e persecuzione, addirittura, la Pm Chiara Contesini, ha dato del suo meglio, dimostrando la completa illogicità della procura capitanata dal Tom Col.
La pubblica accusa prima ha richiesto l’archiviazione del caso al Gip per la sua chiara e manifesta infondatezza – poi però, dopo avere anche ascoltato le testimonianze nel dibattimento penale che hanno “convinto appieno” il collegio giudicante – hanno chiesto ben tre anni, vedendo comunque dichiarata la completa assoluzione dello sfortunato genitore.
Un chiaro corto circuito della pubblica accusa che non possiamo non rilevare e denunciare chiedendo: ma questi Pm giocano le con le loro requisitorie come con i dadi?
Insomma, per chi ancora non avesse capito, la giustizia penale a Pistoia fa più o meno pena. In parte per colpa dei magistrati (è la nostra opinione). Ma in parte per la fattiva collaborazione degli avvocati penalisti che sembrano nati apposta per il quietismo universale, tutti ammalati della «sindrome di Fido» quando sono dinanzi ai dittatori del Terzo Piano.
A.R.
[alessandroromiti@linealibera.info]