dittatura dei pm. ANCORA UNA “LETTERA SCARLATTA” DI QUELLE CHE PIACCIONO ALLA PROCURA DI PISTOJA. MA I NOMI E I COGNOMI DEI PROTAGONISTI CHE FINE HANNO FATTO?

L’assoluzione di un anonimo maresciallo riapre la serie dei casi di malagiustizia locale, chiaramente ignorati dalla stampa aggreppiata che vede solo il peccato e mai i peccatori…


Massimo Donati in action. Ma è “smemorizzato” sui nomi dei protagonisti. Un vero peccato!

 

PISTOIA. La vicenda narrata ieri, 27 luglio 24, su “Il Tirreno” è emblematica. L’articolo non merita un’esplorazione ulteriore della rovinosa realtà, vista la sofferenza che tracima dal narrato: ma una più utile esegesi della precaria narrazione giornalistica, zoppa a nostro parere, perché priva dei nomi dei protagonisti (tutti maggiorenni) e, soprattutto, del titolare e/o dei titolari della pubblica accusa. Ce n’è forse un plausibile motivo?

Troppe le omissioni narrative dei giornalisti locali

Una nuova storia anomala che ci ha riportato alla mente la “lettera scarlatta” usata dal sostituto-scout Curreli (vedete qui) per fare pressione su un giudice.

In questo caso siamo dinanzi a un padre sfortunato indagato, imputato e poi, assolto, dopo quattro anni di indecenze processuali.

Un’altra gestione schizofrenica della pubblica accusa: il procedimento penale pur fatto oggetto di una richiesta di archiviazione, è finito con il rinvio a processo da parte del Gip.

Bene, bravi, ma poi, sarà sempre la procura che andrà a ringambare e chiedere – con la requisitoria conclusiva – una controversa richiesta di condanna di tre anni.

Si può sapere chi è stato a combinare tutto questo pacciaio pistoiese?

Si deve pensare a una interpretazione “rovesciata” dell’articolo 358 del c.p.p. tanto disatteso al Terzo Piano del tribunale, a una elaborazione originale con un miracolo dell’ermeneutica?

Si potrebbero sapere tutti i nomi e congnomi degli addetti ai lavori (fatti male) o è un segreto d’Ufficio che il Pm coletta non vuole che sia valorizzato secondo le sue illuminate opinioni interpretative?

A.R.
[alessandroromiti@linealibera.info]


 

CAPORETTO DELLA GIUSTIZIA
NON È SOLO A GENOVA

 

C’è da chiedersi quanto sia costato al contribuente tutto questo ambaradan della vergogna. Chi abbia preso la denuncia della gentile signorina che ha accusato il padre. Chi abbia svolto le indagini (se sono state svolte) sulle accuse della figlia vivace.

Chi sia potuto intervenire opponendosi alla richiesta di archiviazione avanzata dal Pm o sostituto. Chi abbia accolto, e come, le istanze di opposizione rinviando a giudizio il maresciallo anonimo, e abbia poi avuto il còre di rinviarlo a giudizio per poi vederselo assolvere dal collegio Buzzegoli-Azzaroli-Fontana attraverso l’opera del duo Malucchi-Baldi. Ed è andata bene…

Oltre a questo, quanto ha speso il maresciallo in pensione, ingiustamente accusato, per difendersi solo per avere svolto la sua opera di buon padre di famiglia nel vegliare sulla eccessiva vivacità della minorenne procace?

E quei quattro anni di tormenti della famiglia che prezzo sono costati alla vittima e a sua moglie?

Tanto paga il popolo, vero, Catoni censori della [dis]amministrazione giudiziaria pistojese? Voi siete voi e il cittadino non è un cazzo.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]


 

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