dittatura dei pm. COLETTA & C. COME NELLA FAVOLA DE LUPO E DELL’AGNELLO. QUESTA SAREBBE LA GIUSTIZIA A PISTOJA?

Fino alle Idi De Marzo 2024 non mi ero mai accorto che la Cassazione era stata assunta dalla Reale Fiorentina Accademia [petaloso-comunista] della Crusca & della Semola con il compito di aggiornare il vocabolario italiano decidendone lessicograficamente i significati univoci dei termini


Ma intanto l’Italia cala anche nella graduatoria della libertà di stampa


DA STIVALETTO SI FE’ STIVALONE

CHE PUNISCE I REATI D’OPINIONE


IL LUPO E L’AGNELLO

Un lupo vide un agnello che beveva a un torrente, più a valle rispetto a lui, e gli venne voglia di mangiarselo. Così, gli disse che bevendo, sporcava la sua acqua, e che non riusciva nemmeno a bere.
«Ma tu sei a monte ed io a valle, è impossibile che bevendo al torrente io sporchi l’acqua che scorre sopra di me!» rispose l’agnello.
Venuta meno quella scusa, il lupo ne inventò un’altra: «Tu sei l’agnello che l’anno scorso ha insultato mio padre, povera anima».
E l’agnello, di nuovo, gli rispose che l’anno prima non era ancora nato, dunque non poteva aver insultato nessuno.
«Sei bravo a inventare delle scuse per tutto» gli disse il lupo, poi saltò addosso al povero agnellino e lo mangiò.
Contro chi è malvagio, il buonsenso non basta a difendersi. [da Esopo]

Trattati come delinquenti comuni. Che abbiamo fatto se non dire sempre e comunque la verità sul malaffare? Abbiamo violato il principio della libertà di opinione? O ci siamo nascosti come le BR? Chiedelo a chi non intercetta la sorella del Pm aggiunto di Firenze…

In tutta la mia ignoranza, certamente indegna dei cervelli eccelsi e luminosi che regnano al Terzo Piano del tribunale di Pistoja, ma modesta quel tanto che basta per comprendere il senso e il valore della lingua italiana, mi imbattéi, un giorno, in queste parole: Con riferimento ai periodici on line, si evidenzia che, alla luce di quanto disposto dall’art. 3-bis, comma 1, del d. lgs. 63/2012 come convertito dalla sopra indicata legge n. 103/2012, sono obbligate all’iscrizione al Registro [quello gestito da Maurizio Barbarisi – n.d.r.] esclusivamente le imprese che editano testate periodiche realizzate unicamente su supporto informatico e diffuse per via telematica che:

  1. conseguano ricavi annui da attività editoriale superiori o pari a 100.000 euro (ricavi derivanti da abbonamenti e vendita in qualsiasi forma, ivi compresa l’offerta di singoli contenuti a pagamento, da pubblicità, sponsorizzazioni, da contratti e convenzioni con soggetti pubblici e privati) ovvero

  2. abbiano fatto domanda di provvidenze, contributi o agevolazioni pubbliche.

Linee Stampalibera Società Cooperativa a Responsabilità Limitata, regolarmente registrata come editore alla Camera di Commercio di Pistoja – quindi trasparente, in regola e certamente non clandestina – era ed è proprietaria di una testata appellata (cito il giudice Luca Gaspari) Linea Libera, diffusa solo on line, con ricavi annui assolutamente inferiori ai 100 mila euro e che non ha mai fatto domanda di provvidenze, contributi o agevolazioni pubbliche.

È, pertanto, ictu oculi (come scrive Alessandro Buzzegoli) indiscutibile, che tale testata era e resta esentata dagli obblighi stabiliti dall’articolo 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47; dall’articolo 1 della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni; e dall’articolo 16 della legge 7 marzo 2001, n. 62: e ad essa non si applicano le disposizioni di cui alla delibera dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 666/08/CONS del 26 novembre 2008, e successive modificazioni.

Lo scorso anno 2023 e, successivamente, all’inizio del 2024, il Pm garantista Tommaso Coletta, protettore – a quanto si dice – della dottoressa Lucia Turco, sirocchia del suo superiore gerarchico Luca Turco (Pm aggiunto di Firenze); evidentemente laureato e addottorato alla Reale Fiorentina Accademia [petaloso-comunista] della Crusca & della Semola, insieme ad alcuni suoi sostituti (Claudio Curreli in prima linea, ma anche Chiara Contesini), su mirata istigazione di Carlo Bartoli, oggi presidente nazionale dei giornalisti (ahioi!), e di Giampaolo Marchini, attualmente presidente dei giornalisti (politicamente corretti) della Toscana, entrambi nemici giurati della mia indipendenza intellettuale dai loro assurdi diktat politicizzati fino nelle cellule emopoietiche del midollo osseo (io, giornalista dal 1967, iscritto dal 1972, professionista dal 3 ottobre 1995, non intendo obbedire alla gerarchia dittatoriale rossa imperante in OdG-Toscana e oltre!); su mirata istigazione di costoro, dicevo, per due volte hanno “giustiziato” Linea Libera.

Nel 2023, dopo che mi avevano accusato di intorbidare le acque che stavano bevendo, pur abitando loro a monte (Terzo Piano) dello stesso fiume a cui bevevo io, ma a valle (per la strada e per la verità dei fatti), il trio Tom-Claudio-Chiara furono smentiti dal tribunale del riesame presieduto da Stefano Billet.

Non contenti (evidentemente il trigemino, stuzzicato sul vivo dal nostro trapano civile di controllo-informazione, dava loro fastidio) ricorsero al summum ius summa iniuria della Cassazione e ottennero, da Giuseppe De Marzo, magistrato che a Pistoja aveva pascolato per anni come giudice del lavoro, un annullamento ad hoc contro la decisione del riesame pistojese.

In pratica, De Marzo face sì che il nuovo presidente del nuovo riesame di Pistoja, l’egregio prescelto Alessandro Buzzegoli (quei che non voleva – come mi disse seccato in aula – che io gli facessi una lezione di diritto: ma io gli stavo facendo solo una lezione di lingua italiana…) fornisse loro la scusa per dirmi (come il lupo all’agnello di Esopo): «Ma tu l’anno scorso ti chiamavi quotidiano e un quotidiano non è un periodico. E poi il ridicolo senza frontiere: perché lo ha detto la Cassazione».

Boni quelli! Ora okkupano anche il posto e le competenze della Reale Fiorentina Accademia [petaloso-comunista] della Crusca & della Semola, quando di lingua e linguistica capiscono soltanto un aspetto: una leccata, magari, al procuratore aggiunto di Firenze Luca Turco, di cui si salva la sirocchia? Non c’è più rispetto dei ruoli!

Allora ribadiamo i concetti basilari, ignoti ai padroni delle nostre vite in procura, con un logicissimo sillogismo aristotelico:

  1. è pacifico che giornale e quotidiano sono la stessa cosa. Ambedue, sotto il profilo grammaticale, sono aggettivi: il primo deriva dal sostantivo giorno; l’altro dall’avverbio quotidie (“oggi giorno”, in latino);
  2. una cosa che si ripete ogni giorno è, ontologicamente (quest’avverbio garba da morire a Tom Col), un evento periodico quotidiano
  3. il periodico, come prodotto editoriale, parte dal giornale/quotidiano; passa al settimanale, al quindicinale, al mensile, al bimestrale, al trimestrale, al quadrimestrale, al semestrale.

Ontologicamente, quindi, o illuminanti padroni del Terzo Piano, è tutto periodico ciò che si ripetete alla maniera del pendolo (che si qualifica, appunto, proprio grazie al periodo: ovvero il tempo che passa fra il tic e il tac (studiate anche un po’ di fisica, ogni tanto. Vi farebbe meglio che andare in giro a piantare alberini di Falcone e Caponnetto).

E poiché, in logica, l’assurdo si auto-elide, sostenere che Linea Libera non era un periodico §(anche se lo ritiene la Cassazione, della cui opinione niente ci tange), ma un quotidiano, è un mirabile esempio di ignorantia (non solo) legis che, come dovreste ben sapere, non excusat.

Claudio Curreli favorisce alla luce del sole i clandestini e gli irregolari. Lui può permettersi tutto perché il Csm lo protegge, come ci ha scritto Maurizio Barbarisi? Ma questa è una democrazia o una dittatura dei Pm?

Ne avete fatta una questione di “nominalismo aristotelico”? Perfetto! Oggi, dunque, dal giorno in cui Linea Libera è ricomparsa, la testata – senza obbligo di art. 5 della legge 47/48, che dà, e meritatamente, una bella asciata agli stinchi di Bartoli e Marchini: ma gli ordini professionali sono fascisti e devono essere aboliti –; oggi, dunque, la testata è ribattezzata Periodico di Area Metropolitana. E nella sua carta d’identità che sta per essere messa on line, sarà ben specificato che «LineaLibera» è un Periodico di Area Metropolitana. Informazione, cronaca, politica, attualità, satira, cultura, inchieste, servizi, varietà. Sede legale: Pistoia, Via Bonellina 18/A – presso «Linee Stampalibera Società Cooperativa r.l.». E che la testata si aggiorna periodicamente a intervalli orari non predeterminati.

Quanto alla mia cancellazione dall’albo dei politicamente corretti/corrotti, credo che sarebbe dovere delle «autorità costituite» controllare bene le carte, ad evitare granchi ed equivoci. Le più cose non tornano, in tutta la vicenda dell’accanimento dei mazzieri addetti alla diffusione del Vangelo della notizia.

È solo che, quando un lupo vuole mangiare le costolette di agnello a scottadito, niente lo ferma, come ben la procura sa far vedere – tanto per citare il Manzoni dell’Innominato – dall’alto del suo castellaccio (il Terzo Piano – n.d.r.), «come l’aquila dal suo nido insanguinato», donde si domina «tutto lo spazio dove piede d’uomo potesse posarsi», e da cui non vede «mai nessuno al di sopra di sé, né più in alto».

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
© LineaLibera Periodico di Area Metropolitana


Dove trovare gli articoli

pubblicati durante il democratico sequestro

 

ANDREA BALLI: https://andreaballi3.wixsite.com/newsmetropolitane  

ALESSANDRO ROMITI: https://alessandroromiti.wixsite.com/alessandroromiti  

EDOARDO BIANCHINI: https://liberastampa.wixsite.com/linea-libera

LineaLibera Periodico: https://www.facebook.com/profile.php?id=61558447079622


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