dittatura dei pm. DOVUNQUE, SE UN DOCUMENTO È ILLECITO, LA GENTE FINISCE SOTTO INCHIESTA. MA SE ACCADE A PISTOJA AGLI ARRESTI CI VANNO I GIORNALISTI, PAROLA DI CLAUDIO CURRELI E DELLA PROCURA DI COLETTA

Non ho avuto nemmen bisogno di fare ingegneria e laurearmici, per capire i problemi dei permessi edilizi del ragionier non-dottor Perozzi. I più duri a intuire? Proprio gli uomini del Terzo Piano, che pure danno lezioni a tutti su tutto, perfino sulla lingua italiana (che mal conoscono) e sul corretto modo di fare giornalismo


Abbiamo chiesto al Prof. Kazuaki se tra i testi in uso all’Uni-Tokio ci sono anche i copia-incolla di Claudio Curreli e dei suoi colleghi della procura di Pistoia. Ma ci è stato risposto che tali opere non sono in lingua italiana, pertanto sono state poste all’indice del harakiri

TROPPI SCANDALI I PM:

SI DELEGITTIMANO DA SÉ


Curreli si è rifiutato di capire che tra il Perrozzi e i regolamenti edilizi di Quarrata c’è un certo gap. Ma per quale reale motivo ne ha assunto le difese senza riflettere? È lecito chiederselo o è un’offesa alla sua augusta maestà? Anche qui ci sono problemi…

 

Quando ho iniziato a scrivere, quattro anni e mezzo fa, sugli «illeciti in vigore» a Quarrata (per intenderci: i favori concessi dal Comune al ragionier-non dottor Romolo Perrozzi), la procura si è scatenata. E non capisco perché, dato che ho tutte le prove – e le ho pure consegnate, perfino a Gaspari – di quello che ho scritto e sottoscritto.

Il Curreli, quel bravo scout dell’Agesci che fa gli interessi di don Biancalani e di don Tofani in nome di Cristo e del Vangelo per mezzo di Terra Aperta, ordinò al luogotenente Salvatore Maricchiolo di informarsi sùbito su quello che stavo dicendo.

Remigio agli ordini ligio, il Maricchiolo (che per ora non va in pensione: ed è meglio, perché deve aspettare per vedere come andrà a finire tutta la discarica dei rifiuti tossici raffazzonata da Curreli contro Linea Libera) si mosse prestamente.

Il “sostituto de fero”, caro al tubatore Maurizio Ciottoli, gli chiese di informarsi sulla situazione-Perrozzi. E Salvatore chiese lumi a due campioni di indegnità e vergogna; due falsari matricolati chiamati Iuri Gelli, geometra ingegnere dei macelli ambientali a Quarrata, messo a dirigere l’ufficio tecnico da quell’occhio di bue del sindaco Mazzanti; e l’elettricista Marco Bai che, sempre l’occhio di bue, portò a fare il comandante dei vigili quando, da quel posto, se ne andò un altro campione della legalità, il famoso geometra Oliviero Billi, ex vigile addetto all’edilizia, il quale, mentre faceva i sopralluoghi, ne approfittava anche per vendere i serramenti ai titolari delle costruzioni. Per carità… nessun conflitto di interesse né interessi personali… Non fia mai!

Li volete più impelagati di così? Eppure la stessa procura, sebbene al corrente dei problemi dell’edilizia, specie quelli generati dal geometra Franco Fabbri, non è riuscita a tirarsi fuori il pipi dai pantaloni per farla al muro come una volta: e ha sempre lasciato le cose così com’erano. Ecco chi sono, di fatto, i nostri fidi custodi della Costituzione, sorella del collocorto del Colle.

Bei falsari, tutti questi ominicchi, assolutamente ignorati dai nostri protettori della procura che ci insegnano a vivere «con disciplina ed onore»! Io non ci vo in galera per loro, Claudio Terra-Aperta!

Come risposero a Maricchiolo i falsai Gelli e Bai? In maniera semplice e intuitiva: «Il Perrozzi è a posto, maresciallo. Ecco qua tutti i suoi permessi edilizi».

E scaricarono sul tavolo dei CC, da mandare al redentore delle prostitute sulle rotonde di Agliana (lèggasi il Terra Aperta), le decine di carte che avevano permesso al ragionier non-dottore di:

  1. chiudere tre strade vicinali-interpoderali che erano aperte e risultanti tali nelle mappe d’impianto del catasto di Pistoia, anno 1954 (violazione delle leggi sulla viabilità minore; violazione di due regolamenti comunali e relativi regolamenti urbani di Quarrata);
  2. blindare due piazzole di sosta, gravate da servitù di pubblica utilità, antistanti Via Vicinale di Lecceto e Bindino civico 1, rientranti anch’esse nelle norme di al precedente punto 1;
  3. recintare l’aia della residenza del ragionier non-dottore, erroneamente qualificata quale «proprietà esclusiva» che tale, di per sé non era e non poteva essere, poiché, lo sa perfino l’asino di Buridano, che le aie, facendo parte della viabilità storica minore, sono di uso pubblico senza limiti per chi vuole percorrerle.
    Oltretutto in quello spiazzo, trasformato in giardino e reso inagibile, confluivano da sempre le tre vicinali-interpoderali fatte occludere con licenza; e in più anche l’accesso principale della Vicinale di Via di Lecceto e Bindino: tant’è che il numero civico, apposto dal Comune all’abitazione del Perrozzi, non guarda sulla via, ma si trova direttamente alla porta d’ingresso che affaccia proprio sul “falso giardino” come sopra descritto;
  4. cementare, in perimetro, un intero campo (particella 100) delimitato da muri a secco, ponendovi poi sopra non le recinzioni ammesse dai regolamenti comunali (o siepi o chiusura a rete di altezza determinata), ma delle ferree cancellate da Sollicciano, con barre a punte di lancia non più ammissibili per motivi di sicurezza;
  5. e recentemente è venuto fuori anche che le capanne perròzziche della particella 438 erano illecite; e che non in regola era perfino la copertura della cuccia dei cani (salvo errori) costruita sulla particella 104 o 106, a monte del giardino illecitamente corrazzato.

Sono stato chiaro? E non ho avuto nemmen bisogno di fare ingegneria e laurearmici, per capire questa situazione, che Curreli (per con il genio dei suoi colleghi) non è riuscito a ficcarsi in testa. I più duri a intuire? Proprio il Pm e i sostituti, che pure danno lezioni a tutti su tutto, perfino sulla lingua italiana (che mal conoscono) e sul corretto modo di fare giornalismo nontanelliano.

In qualsiasi parte del mondo – perfino a Napoli, che è la capitale del «mattone in scatola» (lèggasi imbroglio), quando si scopre che una scuola-guida ha fatto rilasciare 500 patenti a chicche-e-sia (vedi Totò), senza che i patentati ne abbiano i requisiti, scoppia il putiferio: le patenti vengono ritirate e, chi resta in mezzo al guado del fiume di merda, affoga nel famoso bottino toscano.

A Pistoia no, invece. L’acume della procura – e mi attengo ai fatti – è tale che a colui che sta guidando e che viene fermato perché indicato quale responsabile di incidenti a fila, non si verifica se la patente che esibisce è valida o no: basta che ce l’abbia. Anzi che ne abbia una, pur qualsiasi: e l’imbecille che osa indicare i fatti, diventa ope legis, perché lo decidono Curreli & C., chi fa il nome del guidatore con patente fasulla.

Anche Curreli è un membro molto attivo della Anm, associazione nazionale magistrati

Lo dico, lo ripeto, lo sottoscrivo – e Curreli, Grieco, Coletta e gli altri in fila devono (capite devono?) mostrarmi il contrario – che la situazione edilizia del ragionier non-dottor Romolo Perrozzi è un ammasso di irregolarità su cui gli uffici tecnici hanno chiuso non solo i due occhi a testa dei singoli dipendenti, ma perfino i cento occhi del mitico Argo, se li avessero avuti loro.

Detto questo, mi chiedo e chiedo al giustiziere degli alberini di Falcone e Caponnetto: caro Curreli, ma lei,
• che Barbarisi definisce protetto dai superiori;
• che sta nello stesso tribunale di Nicoletta Maria Caterina Curci sua moglie;
• che tifa per l’abbattimento delle norme di legge sull’ingresso della gente clandestina e irregolare sul suolo nazionale;
• che si espone apertamente in politica e religione (statuto Agesci e cittadinanza attiva con tale ente):
lei, egregio ubiquo fuorché in ufficio, è certo, è sicuro, può dirsi garante del suo essere terzo, imparziale e indipendente, come richiesto dalle leggi di questa apparente repubblica?

Uno stato che le ha permesso non come la manzoniana “provvida sventura” a Ermengarda dell’Adelchi di finire «infra gli oppressi» e di potersi perciò salvare; bensì – visti i suoi comportamenti a partire da padre Fedele Bisceglia, per giunta, su Perrozzi e altri 16 sciocchi seriali, favoriti anche dalla fattiva collaborazione della Gip Patrizia Martucci – di sistemarsi comodamente «infra gli oppressori» col rischio di dannarsi.

Non dovrebbe, dinanzi a fatti enunciati incontestabili, farsi un approfondito esame di coscienza per chiedersi se la sua inammissibile albagìa, offendendo la disciplina e l’onore di cui all’art. 54 Cost. e perseguitando i cittadini, meriti non solo la divisione delle carriere, ma addirittura il suo definitivo allontanamento da qualsiasi stanza dove esista perfino un solo bottone del potere?

Magari anche se serve unicamente all’apri-porta…

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
© LineaLibera Periodico di Area Metropolitana


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