E anche L’OdG fiorentino non sembra esente da una inveterata ignoranza forse sorretta dalla ideologica pretesa di poter ficcare comunque il naso nella libertà di pensiero e di espressione del cittadino
IN NOMINE PATRIS ET FILII
ET SPIRITUS SANCTI. AMEN!
Quante ne hanno volute tirare fuori, contro questo giornale libero e indipendente, sia certi magistrati della procura di Coletta (quasi tutti in fila, ma capeggiati dal più discutibile, lo scout Claudio Curreli), sia certi giudici assuccubati alla volontà procurale, sia lo stesso ordine dei giornalisti che, come organo cristallizzato è diventato oppressore come qualsiasi altra istituzione indurita nel tempo, e ha preteso di “far legge” sostituendosi al legislatore.
Vi hanno tutti presi in giro, puntando i loro piedi e facendo leva (come se fosse possibile) sull’illogicità manifesta delle norme di legge addomesticate. I motivi, più o meno squallidi e più o meno abietti, si possono riassumere in un unico principio generale della condizione umana: la verità non s’ha da dire. Volete una prova dell’ultima ora? James Cutfield, comandante del veliero Bayesian affondato il 19 agosto davanti alle coste palermitane, ha lasciato l’Italia. E la verità andrà a farsi friggere.
Chi scrive, indagato per un reato inesistente (lo stalking giornalistico, inventato da Curreli e da Grieco e sostenuto da Coletta), viene messo ai domiciliari per 104 giorni; lui, il capitano, indagato per fatti molto più gravi, prende, invece, il volo: tranquillo e beato.
La giustizia è questa? Questa che vige e regna anche a Pistoia nella procura di Coletta, che non intercetta la sorella dell’amico Luca Turco? Che lascia giocare a tutto campo un sostituto come Claudio Curreli, incompatibile, sotto il profilo ambientale, a Pistoia, perché per legge compresente con la moglie nello stesso tribunale; ma che oltretutto si ribella alle leggi dello stato e lavora a favore dei clandestini (Terra Aperta).
Poi Maurizio Barbarisi, altro campione della legalità, ci assicura che lo scout è ben protetto a Roma e quindi tutto va bene: «vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare».
Secondo la Gip Patrizia Martucci, quella che dà ordini espressi che, pur rispettati da chi scrive, sono poi comunque degni di arresti domiciliari (ecco perché la procura ha urgente necessità di un corso di comprensione della lingua italiana: poi anche di diritto…), io non rispetto le «autorità costituite». Ha ragione. Ma la signora Patrizia non tiene conto di una non secondaria questione, che strumentalmente tace: non rispetto (e non intendo farlo) le «autorità costituite» che non rispettano la logica, la legge e l’uomo. E a Pistoia questo succede: in una procura e in un tribunale in cui il cittadino ha l’impressione di vivere come un cetriolo in vaso di cetrioli sotto aceto; soffocato dall’acido che ne impedisce ogni respiro.
Tutti questi campioni di libertà e del rispetto della legge hanno fatto obiettivamente pena per il loro comportamento strumentalmente offensivo dei diritti umani.
Non si doveva dire che il ragionier-non dottor Romolo Perrozzi è un graziato da Dio e dal Comune di Quarrata. Non si doveva dire che il mai-comandante Andrea Alessandro Nesti (collaboratore e collaborazionista della procura) era un protetto dei sinistresi del Comune di Agliana; ma soprattutto non si doveva – come avevamo fatto con il nostro giornale – raccontare il vergognoso e fetido processo Dell’Anno/Grieco contro il luogotenente Mancini, un antico Daniele Cappelli perseguitato dal Pm fungarolo, come poi lo sarà il finanziere abbattuto da Coletta, causa «prossimità sociali» varie.
Dinanzi a tutto questo disgustoso casino, non s’è visto un giornalista (tranne Mauro Banchini) accennare a un tentativo di critica. Tutte teste basse e culi all’aria sul tappeto da preghiera.
Non s’è vista una presa di posizione dell’ordine dei giornalisti di Carlo Bartoli e poi di Giampaolo Marchini. Anzi: loro per primi hanno sparato su chi scrive e chi continuerà imperterrito a farlo senza alcun timore, con la forza dell’articolo 21.
Non s’è visto un politico o un amministratore esprimersi in difesa dei valori costituzionali. Pensano tutti e solo a incassare – quand’anche non a pelare le creste della spesa pubblica…
Il fascismo, cari cittadini-fave, non è l’astratto FdI; né la concreta Giorgia Meloni. Il fascismo è l’animo ignobile, fifone, lecchino, trasgressivo, persecutore di «un volgo disperso che nome non ha» (per citare Manzoni), quello italiano. Per il quale il primo e unico comandamento è e resta il famoso assunto dello Sculacciabuchi da San Rocco, secondo cui «fuori del mio culo è fallo».
No. Tutto ciò che è contro l’uomo, è crimine contro l’umanità, anche se non ti colpisce oggi: perché può tranquillamente colpirti domani.
Hanno chiuso Linea Libera due volte ben sapendo che questo giornale non aveva alcun obbligo di registrazione; non era stampa clandestina; non era eversivo, dato che ha sempre e solo fatto di tutto per riaffermarla – e non cancellarla – la legalità.
Lo hanno fatto perché – e non lo sostiene chi scrive, ma mezzo mondo di chi ragiona col proprio cervello – le procure sono una vera e propria dittatura, spudorata e senza freni.
E allora buon fascismo, Italia! Come la spesa da MD.
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
© LineaLibera Periodico di Area Metropolitana
Dottoressa Martucci, la rispetti lei l’autorità costituita di suoi colleghi come questo Pm che minaccia il luogotenente Cappelli dicendo che la Lucia turco, lui, non la intercetta!
E si ricordi anche del regalo che mi ha fatto contro ogni logica: 104 giorni di domiciliari e senza che avessi assolutamente violato i suoi ordini di «non comunicare in nessun modo con il Perrozzi». Ma evidentemente la lingua italiana le è ostica.