Pensate che la giustizia possa cambiare se, dopo tutto il casino del Csm, Tommaso Coletta – figlio d’arte – è stato promosso e spedito a dirigere impunemente Pistoja? E credete davvero che chi gode dell’inamovibilità, stratificata e legalizzata a dispetto di tutto e di tutti, possa temere che il potere non suo che s’è preso, gli venga tolto di mano?
CE LO MOSTRÒ BEN CHIARO PALAMARA
CHE ERANO UNA CONGREGA CARBONARA
Stamattina c’è un bell’intervento di Filippo Facci su il Giornale.it: La normalità del sistema comincia ora. Fine di un’anomalia durata 35 anni.
Se lo leggete con attenzione e senza i pregiudizi rossi del tipico “radical du cazz”, tutto retorica e “rutti de core” (sto citando Gigi Proietti), capirete perché io non credo: né in Dio né nelle «autorità costituite» tanto care alla Gip Martucci, che ne è rappresentante sulla terra.
Non guardo al mondo, perché è troppo largo. Mi limito ad un’angolatura acuta, se volete angusta: ma basta anche Pistoja, patria dei discendenti dei panaj degli eserciti romani in attraversamento dell’Appennino. Per parlare di cancro, infatti, non importa fare l’autopsia a un defunto scoppiato per metàstasi; è sufficiente anche il semplice vetrino di un micro-agglomerato di cellule tumorali. Non è necessario essere geni per leggere Topolino, ma se leggi Topolino niente ti impedisce di poter progredire financo a diventare un genio.
Quello che dice Facci nel suo intervento, io l’ho vissuto tutto giorno per giorno. Furono gli anni in cui i signori magistrati democratici e progressisti inficiarono (= sabotarono) con la loro arroganza del potere inoculàtagli per via endovenosa dalle “mani pulite” di personaggi che definirei, senza tanti problemi, quantomeno spudorati.
Del Codice Vassalli ho un ricordo che mi basta. Era davvero garantista, perché prevedeva che un Curreli qualsiasi, innominabile sotto il profilo delle incompatibilità impossibilmente in buona fede (lo sa, lui, per esempio, che non dovrebbe essere qui con la moglie; lo sa che coordinando Terra Aperta va contro le leggi dello stato e offende l’art. 54 della Costituzione: perché è un magistrato e non può non sapere); un magistrato così, dicevo, non avrebbe mai potuto iniziare a mettere in ponte tutte le oscenità che Claudio l’inflessibile ha accumulato contro noi di Linea Libera a pro di non-dottori come il Perrozzi; di mai-comandanti raccomandati e favoriti come il Nesti; di politici/amministratori corrotti, falsi testimoni, bugiardi seriali e calunniatori, quali il duo Bimbominkia-Agnellone di Agliana.
E neppure “mal comune mezzo De Gaudio”, con la superficialissima Luisa Serranti che ha tanto imparato a Pistoja, si sarebbe così tanto sdato per arrestare un Gatto di Montecatini in Calabria al mare, o una Turelli di Agliana, stalkerizzata (lo vede anche un minus habens, ma loro no) da un Nesti, da una Aveta segretaria generale, da una schiera di vigili – anche ladri condannati – e vigilesse anatre che hanno svolto il loro lavoro pensando, in primis, non alla «disciplina ed onore» del citato art. 24, ma alla propria passera e al proprio uccello. E non è volgarità, questo modo di esprimersi. La volgarità appartiene a chi ha ordinato di intercettare, per mesi e mesi, gente come la comandante Turelli, mentre sapeva di aver detto, al luogotenente Daniele Cappelli, «Ma allora non vuoi proprio capire che io non intercetto la sorella del procuratore aggiunto di Firenze Luca Turco!».
ATTENIAMOCI AI FATTI E NON AI PROCLAMI
Le tigri mangiatrici di uomini – dicono – si comportano così perché hanno gustato il sangue umano. Così – viene da dire per parallelismo – si comportano pure i magistrati deviati che hanno assaporato il gusto del potere senza freni, senza limiti, senza morale.
Per i princìpi del Codice Vassalli, tutti questi bravi piccoli dittatori folli di fascistica memoria (ma qui tinta di democratico rosso) avrebbero dovuto avvertire i cosiddetti indagati che stavano iniziando a indagare su di loro.
Ma se lo avessero fatto, come avrebbero potuto godere dell’effetto sorpresa? Come agire a tutto campo e permettersi di violare di continuo le norme e regole dell’art. 358 cpp senza correre alcun rischio?
Il patto infame del “sistema misto”, di cui parla Facci (lo riassumo così: io sono antifascista, ma le regole del codice Rocco mi fanno troppo comodo per strizzare le palle a chi voglio), che adottò – senza troppo pensarci – anche il Piercamillo Davigo, anche se guardato con una certa simpatia dal Facci medesimo nel suo articolo, è andato e va avanti alla grande perché, mancando il plinto della coscienza morale, i “fabbri” della (in)giustizia si sono potuti riempire, senza sforzo né sudore, la bocca di buoni propositi («lavorerò per la “gente comune”», «no al processo mediatico») mentre, in realtà, come il sindaco Bimbominkia di Agliana soffrivano di epigastralgìe e diarree di ogni genere a tutte le ore del giorno e della notte.
Non basterà la divisione delle carriere. Perché per avere una qualche speranza di poter funzionare come terza, imparziale e indipendente, la giustizia dovrebbe poter disporre di inquirenti che non fanno carriera poiché, comunque, se sono lì a tempo indeterminato, saranno e resteranno sempre inamovibili e intoccabili.
I procuratori dovrebbero essere, al contrario, elettivi: e con ciò obbligati a dimostrare di fare il loro dovere, rischiando ogni momento di essere mandati non a casa, ma a levarsi di torno hic et nunc dalle schede degli elettori insoddisfatti. Altrimenti siamo sempre punto e a capo con dittatori di fatto. E non dovrebbero abbarbicarsi allo stesso luogo, ma ruotare come elettroni ogni 4-5 anni. Per non rischiare di invischiarsi nelle famose «prossimità sociali», che a Coletta non fanno paura, ma ai cittadini a lui soggetti, sì e parecchio – visto il suo modus operandi.
Non basteranno due Csm, con membri estratti a sorte, a bloccare le cattive coscienze. Troveranno – i magistrati che non hanno scrupoli – il sistema di unirsi in associazioni, congreghe e quant’altro, oblique, trasversali e messe in piedi per delinquere. Non basterà la super-disciplinare a tenere fra gli argini chi, a regime torrentizio, vende l’anima al diavolo perché non ha freni morali.
E andremo incontro – proprio per questo – a un nuovo fallimento che verrà demolito dal sindacato unico Anm che, in buona sostanza, è una forma allòtropa di una P2, come del resto è stato dimostrato.
Parliamoci chiaro. Dopo questa mossa, che cambierà a Pistoja? Partiranno tutti e ognuno avrà il fatto suo? Oppure tutto cambierà per restare quello che è?
Una domanda per tutte: secondo voi lettori, chi si prenderà la briga di dire in viso a Tom Col «Ti licenziamo perché il solo fatto che ci sia qualcuno che dice che la moglie di Cesare scopa, mette in cattiva luce una persona sulla quale non può neppure passare, per un istante, uno ed un solo sospetto?». Voi ci credete, ciuccelloni?
Pensate che sarà possibile questo se, dopo tutto il casino del Csm, Tommaso Coletta – figlio d’arte – è stato promosso e spedito a dirigere impunemente Pistoja?
Con gente cotale, non bastano nemmeno le armi della Nato che vogliono dare a Zelensky!
Edoardo Bianchini
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Devo andar ghigliottinato
perché sgamo il magistrato?