dittatura dei pm. NON SI PUÒ PROPRIO DIRE CHE LA PROCURA SVOLGA A DOVERE IL SUO DOVERE…

Tutti si aspettano che siano gli altri a levar loro le castagne dal fuoco. Ed è forse per questo che, finiti i miracoli, tutto resta com’è e maledettamente in mano a gente che esercita il potere in termini di sopraffazione e delinquenza


La procura di Coletta non lavora per la legalità. E non solo nel caso di Vicofaro

E VOGLIONO ANCHE DARCI LEZIONI

DI MORALE E DI LEGALITÀ!


 

Ieri pomeriggio ho ricevuto due screenshot che, nella foto di testa, ho accostato e pubblico insieme perché Pistoia, che non si vergogna di niente, almeno sappia che c’è qualcuno che certe domande se le pone, anche se invano.

L’assassinio di Sharon Verzeni ha fatto riflettere una signora e – credo che il secondo screenshot sia di mano diversa – poi ha suscitato la riflessione di un altro cittadino più o meno indignato.

Ormai la “lotta tra bene e male” (la vogliamo mettere così?) è insanabile. E lo è perché, nonostante tutti i bei discorsi dei costituzionalisti sull’equilibrio perfetto del bilanciamento dei tre poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario) è una emerita cazzata da dem.

Di fatto, al momento, non esistono tre poteri in equilibrio, ma un solo potere (il giudiziario) che tiene in mano tutto l’ambaradan perché arrogàtosi ogni potere, con violenza, frode e ricatto morale, ha ridotto gli altri due (il legislativo e l’esecutivo) a “due ubriachi che non stanno in piedi da soli”.

È quindi facile, per la magistratura, amministrare la giustizia non secondo le leggi, ma secondo la propria personalissima clava. Ciascun magistrato – ogni giorno lo vediamo – si fa impunemente i cazzi suoi. Il resto ciccia!

E qui, per riflettere, torna utile il pianto su Vicofaro. Un pianto in cui chi piange punta il dito sbagliando direzione: indicando la prefetta che ha sì le sue colpe, ma che è e resta non una palla da cannone utilizzabile in Ucraina, ma un ammasso di stoppa palloidale senza nessun peso in questo medievale mondo dello sbilancio dei poteri. Serve, insomma, solo per fare le guarnizioni ai tubi dell’acqua.

Licia Donatella Messina, prefetta di Pistoia

La Licia Donatella Messina, osannata, con due paginate intere della Nazione, quale esempio di regina delle Amazzoni, guerriera/lavoratrice e donna di famiglia, ha un horror pilorum (= un rizzamento di peli in tutto il corpo) non appena sente parlare di procura.

Potrebbe intervenire, ma… chi glielo fa fare? Chi può convincerla a indossare l’armatura di Atena per uscire in campo sulla piana di Troia e affrontare gli “dei del Terzo Piano”?

Per questo la prefetta risponde al nostro Alessandro Romiti, in pubblico, che, “chiunque ha da dire qualcosa, deve salire le scale”, metafora non dell’ascensione di nostro signore, ma, al contrario, di una vera e propria discesa agli inferi.

Perché salire la scala significa entrare in una sorta di Area 51 protetta come quella in cui gli americani tengono i reperti delle navicelle aliene che si sono crasciate al suolo su questo pianeta terrorizzato dal cambiamento climatico.

Lasciate ogni speranza o voi ch’entrate è la condizione in cui uno che sale le scale, viene a trovarsi, se, con quel suo salire, pesta appena un callo a personaggi noti e protetti dai Pm e sostituti che hanno tutti le loro irrinunciabili «prossimità sociali» (checché ne dica e asserisca Tom Col).

Obiettivamente non riesco a darle tutto il torto. Gliene do solo il 98%, perché anche la Licia c’avrebbe i suoi bei doveri, che ovviamente non coltiva e non rispetta…

Provate, ora, a ragionare in termini strettamente e logicamente costituzionali.

Se i poteri sono tre (legislativo, esecutivo, giudiziario), perché solo il potere giudiziario ha un suo sindacato che si chiama Anm? Da quando un potere ha bisogno di un sindacato per sentirsi protetto? E se la cosa è normale così, perché non esistono anche sindacati per onorevoli e senatori, e per i vari consigli dei ministri? Qualcosa non torna.

La presenza di una Anm è, ontologicamente (direbbe Coletta), una contraddizione che si spiega solo come un’escrescenza, stile sarcoma, il cui contenuto illecito ce lo ha mostrato – e bene – Luca Palamara.

Curreli e Grieco con molti altri ci vogliono insegnare la professione di giornalisti. Ma se, il più delle volte, non sanno fare neppure il loro mestiere di sostituti e di giudici, di cosa parlano? E che vogliono da noi, solo obbedienza?

Detto questo e dimostrato che non c’è magistrato della procura che non abbia scheletri nell’armadio (la lista ve l’ho fatta mille volte e Coletta, punta massima, la conosce a memoria), quand’è che i residenti di Vicofaro smetteranno di essere politicamente corretti e affitteranno un intero ETR o un Italo per recarsi in massa a Roma e pretendere, con le tende piantate per strada, che tanti bravi magistrati come Claudio Curreli la smettano di farsi i cazzi propri (sia familiari: lavorare a fianco della moglie; che ideologici: favorire l’immigrazione clandestina con Terra Aperta)?

Finché i vicofarini non riprenderanno in mano i propri diritti e i propri destini, cosa si aspettano? Che dio cali dal cielo il panierino con un decreto che toglie Curreli dal fare danni in giro perché a lui, ideologicamente, interessano più i diritti dei clandestini di quelli di chi gli paga il suo, indegnamente concesso, lauto stipendio?

Popolo, se non riseci a svegliarti, dormi, taci e non lamentarti! Non devi aspettare il pane dal cielo. La manna, il cielo, la finì nel deserto con Mosè.

E la tua stessa religione ti dice che ti guadagnerai il pane con il sudore della fronte e che, se sei donna (e non una di quelle come Imane Khelif), partorirai con dolore.

Vi tocca, gente. Il resto è solo politicamente corretto del Menga!

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibers.info]
© LineaLibera Periodico di Area Metropolitana


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