dittatura dei pm. PERCHÉ LA PROCURA DI PISTOJA NON STUDIA CON CURA I TEMI DI CUI SI OCCUPA, MA PRIMA DECIDE E POI CERCA DI GIUSTIFICARE LE SUE ILLOGICHE POSIZIONI?

Coletta, Curreli, Contesini, Martucci, Gaspari, Grieco, sostenitori della legalità e del giornalismo montanelliano sorretto anche dalla Cassazione di Giuseppe De Marzo, hanno sottoposto a «sequestro preventivo» il nostro www.linealibera.info: ma cosa hanno ottenuto?



MA C’È SEMPRE UN CRISTO

CHE RESUSCITA UN LAZZARO…


Ci chiedono di essere logici. E lo fanno proprio coloro che si distinguono per provvedimenti tutti viziati di illogicità manifesta. Più o meno come se gli antichi romani avessero scelto le Vergini Vestali in un lupanare di Pompei…

 

Nel macello generale in cui i grandi democratici di quest’ultimo quarto di secolo ci hanno inzuppato, vi fidereste di un medico – uno qualsiasi – che vi prescrive una cura ancor prima di vedervi con i suoi occhi; e solo dopo, quando vi ha curato per una micosi alle unghie di un piede, è costretto ad accorgersi che in realtà doveva tagliarvi il piede in cancrena? Io non credo.

Dunque: com’è possibile non pensare a criticare, anche in maniera aspra, una procura della repubblica guidata da un capo che, invece di essere sospeso dalle sue funzioni per certi suoi comportamenti, viene promosso per levarselo di torno da Firenze, dove – stando alle informazioni che circolano – aveva, come si dice, rotto le scatole per un suo certo spavaldo uso bullistico dell’autorità di cui era investito?

Altro che figlio d’arte, come scrisse uno dei suoi giornalisti iscritti all’ordine e, in quanto tali, ossequienti al potere e alle volontà di chi si sente al di sopra della legge! Per molti aspetti – giudicate voi lettori – siamo dinanzi al peggio del peggio della tirannide: «Io non intercetto la sorella di Luca Turco».

E se il Coletta non lo fa e non ne dà ragione, per quale ragione, da Mattarella a Pistoja, il cittadino, libero e innocente fino a condanna definitiva (norma più volte richiamata da Tom Col), dovrebbe ciecamente obbedire a chi, il dovere sacro della terzietà, imparzialità e indipendenza, se l’è inchiodato sotto la suola delle scarpe, per pesticciarlo meglio a suo capriccio ed arbitrio?

La logica funziona così. E il diritto deve essere logica. Per cui se il vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli, si esprime come si esprime, sia o no un leghista, siamo convinti che ne abbia ogni ragionevole e giusto motivo, in questa Italia di Pm tendenti, perlopiù, alla più sfrenata libertà (se non arbitrio) di fare quello che vogliono in quanto untouchables, come la famosa inchiesta pistojese scatenata dal sostituto Grieco e finita quasi nel “nulla eterno” del Foscolo.

Considerate la vostra s[c]emenza scrisse, nel canto di Ulisse, il Dante del Benigni che, a detta del Benigni amico di Mattarella, aveva fondato il suo partito personale: il Partito di Dante, il – appunto – PD, altra trovata più o meno imbecille di un comunista che fece i quattrini è andò in tasca al popolo in nome dei valori della democrazia; valori oggi propugnati nella nuova Festa dell’Unit* con asterisco del cazzo in cima alla minchia[ta] del nuovo moto rivoluzionario del mondo.

Coletta, Curreli, Contesini, Martucci, Gaspari, Grieco, Buzzegoli, sostenitori della legalità e del giornalismo montanelliano sorretto anche dalla Cassazione di Giuseppe De Marzo, hanno sottoposto a «sequestro preventivo» il nostro www.linealibera.info: ma cosa hanno ottenuto? Sono forse riusciti a impedirci di dire la nostra in tutta libertà? Hanno reso giustizia all’art. 21 Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure?

O si sono semplicemente coperti di ridicolo inventando – come quando hanno protetto gente tipo il ragionier-non dottor Romolo Perrozzi e il mai-comandante Andrea Alessandro Nesti – il reato di stampa clandestina laddove non c’era perché non poteva esserci grazie alla legge stessa sulla stampa?

E questo cosa sarebbe secondo la procura di Pistoia? Una decalcomania da chewingum?

Inoltre l’art. 33 della Costituzione – che molti magistrati di Pistoja ignorano –, comma 6, recita: È prescritto un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l’abilitazione all’esercizio professionale.

E questo mio titolo, menti divine della legalità mistificata, che cos’è? È solo ricotta di pecora dell’Appennino Pistojese? Oltretutto Linea Libera in quanto quotidiano – che esce a periodo di giorno in giorno – non era tenuto all’iscrizione nel registro di Monsieur Barbarisi, il difensore dell’incompatibilità di Curreli e sua moglie.

Ma questo non vi è interessato, al Terzo Piano, perché… il popolo deve solo chinare la testa e obbedire al tiranno. Un tiranno che assai spesso siete voi, prevaricatori dell’ordinamento e dell’art. 358 cpp.

E ora che tutti i vostri “eccessi di legalismo” si sono spuntati perché, come avete già visto, Linea Libera la ammazzi da una parte (www.linealibera.info) e rinasce da un’altra (www.linealibera.it): ora che non potete farci niente neppure con tutto il vostro odio persecutorio contro la verità che vi mette a nudo, cosa pensate di fare?

La vostra è stata peggio di una vittoria di Pirro, di un tanto rumore per nulla, di un’anatrajo da allegre comari di Windsor, di una Festa dell’Unit* senza vocale finale: insomma una figura di quelle che solo una dittatura da grande dittatore può tentare di mettere in piedi sul nulla.

Zuppi & Mattarella

Per garantirvi il potere, adesso, cosa farete? Rimetterete in piedi le ghigliottine con l’aiuto di Macron e le epurazioni con le SA dell’Ursula Von Der Nazis?

Vi resta solo il Credo di questi due straordinari patrioti. Non quello in unum Deum, perché ne sono lontani milioni di anni luce, ma quello di un Margutte nel Morgante del Pulci. E buon divertimento!

 

… e ’l vero paternostro è il fegatello

Rispose allor Margutte: – A dirtel tosto,
io non credo più al nero ch’a l’azzurro,
ma nel cappone, o lesso o vuogli arrosto;
e credo alcuna volta anco nel burro,
nella cervogia, e quando io n’ho, nel mosto,
e molto più nell’aspro che il mangurro;
ma sopra tutto nel buon vino ho fede,
e credo che sia salvo chi gli crede;
e credo nella torta e nel tortello:
l’uno è la madre e l’altro è il suo figliuolo;
e ’l vero paternostro è il fegatello,
e posson esser tre, due ed un solo,
e diriva dal fegato almen quello.
E perch’io vorrei ber con un ghiacciuolo,
se Macometto il mosto vieta e biasima,
credo che sia il sogno o la fantasima…

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
© LineaLibera Periodico di Area Metropolitana


L’ORDINE DEI GIORNALISTI

È DAVVERO COSTITUZIONALE?


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