dittatura dei pm. “THE CURIOUS CASE OF BENJAMIN BUTTON” E DELLA PROCURA DI PISTOJA DOVE NULLA È QUELLO CHE SEMBRA

Mattarella si scandalizza del fatto che c’è una corrente di pensiero, maggioritaria, che tende a delegittimare (Grillo direbbe vaffanculo) la magistratura. Questo termine, magistratura, indica al 75% la struttura penale e al 25% quella civile, di cui il 24% tocca i giudici delle esecuzioni


Appena parla il Palazzo, ognuno trema come foglia al vento. S’ammuccia silenzioso, mai non critica, non riflette, non pensa ed è contento

AI PISTOJESI TROPPA SINISTRA HA INIBITO

LO SVILUPPO CIVICO-COSTITUZIONALE


Per insegnare il rispetto della legge occorre che i magistrati che vi si impegnano siano loro per primi irreprensibili di fatto e di diritto

 

Mentre i francesi votano e decidono le sorti del Macron, io leggo, sul Vocabolario Treccani, la voce delegittimare v. tr. [= v.erbo tr.ansitivo, derivato di legittimo, con il prefisso de-] (io delegìttimo, ecc.) e il significato di «togliere a una persona o a un’istituzione la legittimazione a svolgere una funzione o a esercitare un potere: delegittimare un comitato, la magistratura; per estensione, togliere legittimità, rendere o riconoscere non legittimo, non valido e regolare, e quindi non accettabile o giustificabile: esempio “lo scandalo ha delegittimato l’operato del partito”.

Al tempo stesso rifletto su quello che la nostra beneamata magistratura penale pistojese ha riservato a me e a Linea Libera.

Iniziai a chiedere, nel 2020, che Ser Coletta prendesse la scopa e facesse pulizia nel sudiciajo del Comune di Quarrata e, grazie a due genj del tribunale di Pistoja – Ser Curreli e Madonna Martucci – affiancati da un pavido Gaspari, con in sottofondo l’assenso del Pm capo, la “giustizia” me ne ha fatte passare di ogni colore.

E, non ho dubbi, solo per un ignobile fine: quello di proteggere e garantire lo status quo; per non toccare i privilegi dei meglio a danno dei diritti dei peggio. È mia opinione (art. 21 Cost.) e nessuno può dirmi nulla. Ma non è tutto.

Mattarella si scandalizza del fatto che c’è una corrente di pensiero, maggioritaria, che tende a delegittimare (Grillo direbbe vaffanculo) la magistratura. Questo termine, magistratura, indica al 75% la struttura penale e al 25% quella civile, di cui il 24% tocca i giudici delle esecuzioni.

Ma Mattarella meglio farebbe a scandalizzarsi meno e ad arrossire di più, facendo autocritica del suo esimio comportamento che lo ha portato al Quirinale dopo che lui stesso, da giudice costituzionale, aveva affermato che il parlamento che lo avrebbe eletto – stando alla legge elettorale allora in vigore – non era legittimo. Vedete che legalitari si nasce?

In Italia vige, però, il principio della “legalità inversa”. E un esempio ne è la dittatura rossa che domina ogni nostra giornata 24 ore al giorno.

Non vincono le elezioni, ma gente perbene, come Mattarella, appaja (= unisce) forze come Salvini e 5 Stelle; cambia presidenti del consiglio, che non non hanno a che vedere con nulla e (come Napolitano con Monti e Renzi), butta via le bucce di banana quali Conte sostituendole con Draghi.

E se avesse avuto più coraggio, Mattarella – il cui comportamento non brilla di legittimità legale – avrebbe perfino bloccato la Meloni, perché la logica democratica italica è una soltanto: governino i rossi a prescindere dato che sono “i più meglio” per definizione.

«Almanacco di Gotha» ovvero Analisi e profili dei capostipiti delle case regnanti pistojane

Delegittimare è un’operazione che impegna ed è pericolosa. Perché, con tanti bravi Pm e sostituti in giro, si rischia di finire sotto per “oltraggio” alla magistratura.

Personalmente, però, non oltraggio «la magistratura». Da persona che sa leggere e scrivere, mi limito a osservare, a prendere le misure e le distanze, e a indicare al popolo – che soffre sempre di dissenteria da paura –, le persone che offendono, con il loro comportamento, la lettera e lo spirito dell’art. 54 della Costituzione; quella gente, cioè, che “predica bene” ma, come i polli, razzola nelle concimaje del potere.

Parola di Barbarisi

Ora, se – come dice il Csm – i giudici sono anche cittadini normali ex art. 3 della Costituzione, e possono essere non solo portati dinanzi al giudice civile e panale (è una dichiarazione da presa in giro, ma c’è); tantopiù certi magistrati possono essere mostrati a dito nelle loro inammissibili debolezze e nei loro comportamenti esecrabili, senza che debbano sentirsi offesi:  la verità è, infatti, quella che è e i fatti parlano da soli.

Non si tratta, dunque, di delegittimazione malevola e spregevole delle istituzioni – secondo il Martucci-pensiero –, ma di semplice analisi del comportamento di chi intende frustare i nostri, di comportamenti, ma senza aver prima analizzato e sanificato i propri.

A Pistoja, in ordine alfabetico, si vedono:

1. Maurizio Barbarisi, presidente del tribunale. È al corrente del fatto – e ce lo ripete per ben due volte e per scritto – che Claudio Curreli e sua moglie, Nicoletta Maria Caterina Curci, non devono stare a lavorare insieme (ma la faccenda è molto più estesa: e lo sanno tutti), ma conclude, con una logica, degna di miglior causa, che «se, a Roma, Csm e Anm non hanno nulla da dire, tutto va ben, Madama la marchesa». E tanti saluti.

2. Luigi Boccia, sostituto. Si fa dare la residenza in una casa senza porte né finestre, e fa togliere la figlia di una vigilessa di Pistoja dall’asilo per metterci la propria. A noi manda all’archivio un fascicolo e, quando gli chiediamo di farci avere le copie dei documenti a fascicolo per fare opposizione, ci cita una circolare del Coletta che è l’esempio, in carne e ossa, della violazione del diritto di difesa. Essalutamassòreta!

3. Alessandro Buzzegoli, giudice penale. In aula ti tratta come se tu fossi un paria. E se gli chiedi di ascoltare una tua osservazione, ti risponde (come ha fatto con me) di «non fargli una lezione di diritto». Di cui, ovviamente, avrebbe più che bisogno nonostante sia un fine conoscitore delle leggi, ma non dell’educazione. Basta vedere quel che ha scritto per il secondo sequestro di Linea Libera per renderci conto di come sia inginocchiato al potere costituito di Roma. Zero waste? No, terzietà-imparzialità-indipendenza zero, caro gabelliere dei 100 € a don Biancalani!

4. Tommaso Coletta, Pm capo “promoveatur ut amoveatur” e mandato a Pistoja. È o no criticabile dopo quello che emerge dall’audizione al Csm del luogotenente Daniele Cappelli? Uno che non intercetta la sorella del suo capo, Lucia Turco, ha diritto di “farmi le bucce” sostenendo che sono un clandestino della stampa? O è lui, proprio Tom Col, il clandestino che, pur senza «disciplina ed onore», pretende di dare lezioni di morale ad altri assai meno discutibili di lui?

 

5. Chiara Contesini, sostituta. La hanno convinta, credo – Coletta e Curreli –, ad associarsi alla “teoria e tecnica della clandestinità della stampa”. Ma se spulciamo certi suoi copia-incolla, vediamo che prende lucciole per lanterne. Probabilmente non legge nulla o quasi. Di questa affermazione mi riservo di dar conto al momento opportuno, se certe mostruosità di imputazioni andranno avanti con il solo fine – credo – di seppellire il reattore nucleare di Linea Libera sotto colate di cemento al piombo per evitare che troppe radiazioni fuoriescano all’aria per le  vie di Sarcofago City.

6. Claudio Curreli, sostituto pluri-chiacchierato e in incompatibilità ambientale (vedi 1. Barbarisi). La carriera dello scout inizia male con la storia di padre Fedele Bisceglia e prosegue peggio con l’arrivo a Pistoja, dove riscuote lo stipendio dei cittadini, ma lavora contro i loro diritti e interessi favorendo la clandestinità in nome del Vangelo e dello scoutismo cattolico dell’Agesci. Con Coletta e la Martucci, poi anche con la complicità di Gaspari e l’appoggio di Grieco, inventa e propugna la neoplasia giuridica dello stalking giornalistico. Personalmente penso che abbia «affinità sociale» con un genio del favoreggiamento come il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, e con un mai-comandante dei vigili di Agliana, l’usurpatore Andrea Alessandro Nesti, e gentile signora Blimunda.

7. Leonardo De Gaudio, sostituto. Qualcuno mi dice che quando è giunto a Pistoja era diverso. Che sapeva il diritto ed era anche accorto. Ma ha fatto la fine della mela fresca e giovane nel cesto di quelle ammuffite. Certe tendenziali marcescenze pistojane sembra lo abbiano fatto virare. Prove, due: a) non ha visto niente di strano negli atterraggi del Betti a Fognano-Carbonizzo; b) con la sua collega Serranti ha violato il diritto di difesa della comandante arrestata, Lara Turelli, imponendole l’interrogatorio di garanzia anche se una marea di documenti-chiave non erano stati ancora depositati a fascicolo. Mi è parso di vedere un episodio da asilo infantile. Già, con De Gaudio, c’erano questioni di dubbia legalità anche nella vicenda del comandante Gatto circa un arresto prima autorizzato e poi smentito (così si dice) da Leonardo…

8. Giuseppe De Marzo, ex giudice del lavoro a Pistoja e ora giudice di Cassazione. Un flash soltanto. Beato chi, dopo avere vissuto a Pistoja, fa da giudice relatore-estensore su una questione che è strettamente legata alla sua ultima casa in affitto! Sono talmente evidenti la terzietà e il non-conflitto di interessi, che ogni altra considerazione è superflua.

9. Linda Gambassi, sostituta. Basta, per lei che se n’è andata, ricordare che ha lasciato scadere i termini per le responsabilità penali dell’inceneritore di Montale. A me, poi, ha archiviato la richiesta di ottenere la lettera anonima con cui Benesperi, Ciottoli e Aveta di Agliana hanno salvato il culetto a un impiegato del Comune che ha – tuttora – il vizio di ravanare nell’archivio della posta dell’inquinatissima città di Agrùmia. Può bastare…?

10. Luca Gaspari, giudice. Della massa di roba che gli hanno messo sul tavolo, ha letto solo i nomi e i cognomi. E lo ha fatto unicamente, a mio avviso, per capire chi doveva essere condannato e chi assolto. Ha ricevuto ogni prova certa e inconfutabile (documenti ufficiali) circa i trojai degli uffici tecnici quarratini a favore del Perrozzi, e, in onore dell’equo processo e dell’equo giudizio, ha obbedito alle pressioni dei suoi colleghi Curreli e Grieco. Alla faccia della terzietà, dell’imparzialità, dell’indipendenza e dell’onestà intellettuale. Ma lui non voleva grane, visto che vuole scappare da Pistoja…

11. Giuseppe Grieco, sostituto f.f.. Poche, ma significative note. Per Grieco il fatto che i confinanti di mia figlia le abbiano segato l’acquedotto, lasciandola a secco per 8 giorni, non è violenza privata. Ha ragione. Perché è sicuramente solo un gesto di chiara dimostrazione di affetto. Per Grieco il caratteraccio di mia figlia è tutto derivato dal caratteraccio mio. Ha ragione, perché se si facesse la prova del Dna, si vedrebbe sùbito che non è nata da un utero in affitto.

A Pistoja la stampa ha solo la funzione di fiancheggiare le «autorità costituite». E si vede benissimo da come vanno le cose. Si arresta un giornalista? C’è la gara a chi fa più silenzio. Al massimo si parla di Julian Assange perché non dà noia alle mafie locali. Hanno tutti paura di finire nel tritacarne. Ci sono già dentro, escono fuori in salsiccia, e non se ne rendono conto perché tremano dinanzi a un individuo solo perché porta una toga. Bella educazione quella progressista dell’Anpi!

Per Grieco poco conta che i segatori dell’acquedotto di mia figlia, il 5 maggio 2022, mi abbiano impedito di muovermi piazzando la loro Jeep dinanzi alla mia auto; e che siano dovuti intervenire i vigili di Quarrata per liberarmi. In due anni e mezzo questo fascicolo è rimasto in fondo al suo cassetto. Immobile.

Ho dovuto chiederne l’avocazione alla Procura Generale di Firenze: anche solo per liberarlo da tutto il superlavoro che lo ha fatto sudare anche troppo, fino ad oggi. Comunque lui non mi vede di buon occhio: perché sa che sono amico di un suo acerrimo malvisto, il luogotenente Sandro Mancini.

12. Patrizia Martucci, Gip. Mi accusa di non avere rispetto delle «autorità costituite» e di essere un delinquente. Mi accusa di stalking giornalistico in pieno accordo con Curreli. Intanto il Tribunale del riesame di Firenze la smentisce sullo stalking. Mi ordina di non comunicare in alcun modo con il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi e io non ci comunico. Ma siccome scrivo sui favori che il Perrozzi ha avuto da dei pezzenti come certa gente del Comune di Quarrata, mi fa arrestare per 104 giorni. Ma insomma, Patrizia, la pianti di sparare cazzate?

13. Luisa Serranti, sostituta. Su una magistrata – ora felicemente andata via da Pistoja – che, pur venendo dall’Agenzia delle Entrate, non conosce la differenza che passa tra un contribuente e un fornitore, che altro aggiungere? Può bastare questo per poter pensare che è, ipso facto, delegittimata? Anche perché – a quanto si dice e non in maniera superficiale e gossipparia – quanti fascicoli e prove ha smarrito durante certe sue indagini…?

A questo punto, o geniali «autorità costituite» e Pm dittatori delle nostre vite, qual è la vera sostanza della questione-Pistoja?

  1. Stiamo oltraggiando il sacro istituto magistraturaleoppure

  2. Stiamo evidenziando solo che tutti i magistrati indicati, ogni diritto hanno fuorché quello di pretendere di insegnare la legalità a chi è molto più legalitario di loro?

Lettori cari, ora andate anche voi, tutti, a votare per Macron. En marche!

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
© LineaLibera Periodico di Area Metropolitana


LA DOMANDA DELLE CENTO PISTOLE

Alessandro Buzzegoli

 

Ser Buzzegoli, a me mi chiudi il giornale perché do noja dicendo la verità; e all’evangelico Biancalani dài una ammenda di 100 € per una discarica abusiva.

Secondo te è un comportamento sensato, equo, terzo, imparziale, indipendente? O è una insensatezza, un’iniquità, una in-terzietà, una parzialità e una dipendenza quasi tossica?

E ora che gli avvocati Malucchi e Baldi faranno ricorso – per principio – a favore del prete, visto che a mia figlia, per una ammenda di 150 € (appioppàtale dalla Martucci), il buon Alessandro Azzaroli (altro enorme genius loci), su istigazione del grande effeèffe Grieco, le ha convertito la pena in 15 giorni di arresti: che farà il tuo onorevole tribunale pistojese? Commuterà la pena del don in 10 giorni di galera?

Ma il ridicolo, voi magistrati, non lo temete per nulla, solo perché vi assolvete comunque tra di voi?


Print Friendly, PDF & Email