Il Pm Coletta crede, ne è convinto, che noi siamo deficienti perché impotenti dinanzi alle sue decisioni espressione di un potere d’abuso: ma non è così. Il problema del “compiacimento” ai CC Panarello, Placido e Nicola Roberto
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NON È QUESTION DI CLANDESTINA STAMPA
MA DI ADDITAR CHI NELLA MELMA CAMPA:
SVEGLIARE IL CAN CHE DORME MOLTO NUOCE
E CHI LO FA LO INCHIODAN SULLA CROCE
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Gli vorrò bene, io, ai carabinieri? Io che sono cresciuto in caserma con i figli del maresciallo Fenudi; io che sono stato legatissimo al grande Rosolino Battaglia, che era uso risolvere problemi e controversie parlando e non coinvolgendo la problematica procura di Pistoja allora in mano a un discutibile (prove documentali e documentate, non chiacchiere) Giuseppe Manchia? Io che ho lavorato con Sergio, suo figlio, e che ho avuto un carabiniere in famiglia, Pasquale Silvestri, marito di mia cugina?
Ma quando la Vanity Fair dell’albagìa pistojese si presenta e imbonisce i cretini del popolo (perché tanto tali sono, nelle loro zucche vuote, quegli idioti di cittadini che, a chi comanda, pagano lo stipendio da «autorità costituite» e gli porgono, riverenti come gli abitanti di Culinto, il loro popò), eh, gente… allora mi pigliano le ruminazioni del Benesperi e inizio, per forza, a vomitare.
Quando vedo certe cose, io, giornalista professionista, perseguitato dalla procura che è più inquinata delle stalle di Augia; quella procura che s’accorda con “giornalisti a pago” come quelli dell’ordine di Firenze (Carlo Bartoli e Giampaolo Marchini) per fare fuori Linea Libera, unico organo di informazione in grado di raccontare la verità, tutta la verità e soltanto la verità: allora, cari Biancaneve e sette nani del Terzo Piano, mi incazzo perché lo fanno anche le formiche nel loro piccolo e perciò posso farlo anch’io.
Se Claudio Curreli, il sostituto-scout indegno e incompatibile a Pistoja (sapete tutti perché; e ce lo ha confermato anche Maurizio Barbarisi), scriminò la moglie del mai-comandante Andrea Alessandro Nesti perché – scrisse Claudio – la Blimunda ossia Milva Maria Cappellini, era stata provocata dai nostri articoli che riportavano (è ormai in sentenza definitiva, care teste di minchia!) la vera storia di un puttanajo istituzionale aglianese mantenuto in piedi anche dal centrodestra di Benesperi e Ciottoli: allora ne saremo scriminati anche noi, che ci sentiamo umiliati e offesi da un Curreli che protegge illegalmente i clandestini di Vicofaro. E da un Coletta che – dopo avere insultato il luogotenente Daniele Cappelli della Guardia di Finanza sul caso Lucia Turco – con la sua aria da fariseo salvatore della «gente comune» molla il premio ai Panarello, i CC del nucleo di polizia giudiziaria.
I quali, a tutto concedere, ammesso che abbiano svolto certi loro compiti «con disciplina ed onore» come da art. 54 della Costituzione, non possono essere fatti santi dimenticandone la superficialità manipolata e accomodante con cui salvarono le false testimonianze di un Corrado Artioli nel processo Floris/Misericordia, poi felicemente andato a puttana.
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Occorre tenere presente che Placido, che ci ricorda il Piave, era anche membro del Lions di Agliana e Piana; e che era «prossimo sociale» dell’avvocata Lamboglia, moglie dell’ingegnere che s’era appropriato delle planimetrie e del progetto Misericordia di Agliana; una signora che lavorava, peraltro, come legale del grande Artioli, il presidente che andava alle Maldive (o dove diavolo voleva lui) viaggiando in business class.
Mi fermo per non andare oltre, ma le prove le abbiamo nel cassetto: le prove che, Placido non volle vedere perché… le «prossimità sociali» non contano, come dice Coletta. Sicuramente! E salutamassòreta!
Coletta crede, ne è convinto, che noi siamo deficienti perché impotenti dinanzi alle sue decisioni espressione di un potere d’abuso: ma non è così.
Personalmente mi escludo dal gruppo dei pistojesi senza dignità e dei giornalisti che esercitano il dovere fideistico del culilinguo. Certa roba la lascio a chi è prono all’ideologia del potere professata dall’Ordine Giornalisti della Toscana, in mano a quattro gatti spelacchiati della sinistra.
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Oltre alla storia di questo salvataggio dell’Artioli (un uomo canoso, vendicativo, arrogante e che finì per “stare sulle palle” ai più anche nella sua area democristiana; un ex direttore di banca che non ha mai messo in chiaro i suoi intrasparenti bilanci misericordiosi; in altri termini un piccolo duce che militava, alla fine, in quota Pd/Rifondazione); oltre alla storia di questo salvataggio dell’Artioli, a Placido & C. vanno rimproverati anche altri “servizi resi alla patria” di un certo – come dire? – valore e spessore morale.
In prima linea pongo un’indagine, svolta per telefono, su istanza della sostituta Luisa Serranti (benandata!), che servì a salvare il culo al Comune di Quarrata e ai suoi corrotti amministratori e impiegati, ma rischiò di mandare in catene l’addetta alla cultura (la dottoressa Claudia Cappellini) che certi “delinquenti abituali” quarratini avevano convinto a scrivere emerite puttanate per salvarsi il proprio culo, noncuranti della legalità.
Ed è imperdonabile che un Placido, «uso a obbedir tacendo», abbia svolto il compito tacendo sì, ma la verità, però; e la legge e il diritto all’onestà nella pubblica amministrazione, che – caro Tom Col – se fa acqua, o meglio melma, non è per suo difetto, ma per difetto della procura e in ispecie di quella pistojese.
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Di rincalzo dobbiamo per forza metterci – realtà che stanno emergendo, a poco a poco, in sedi diverse – un altro intervento a difesa dell’indifendibile mai-comandante dei vigili di Agliana, l’ottimo comandante, a detta di Rino Fragai, commissario politico-assessore del Pcus-pistojese.
Curreli & C. ci hanno rinviato a giudizio perché avevamo sostenuto che l’articolo 8 dello statuto della polizia municipale associata di Agliana-Montale, era stato stravolto per come scritto, ad uso proprio, dal mai-comandante Nesti. E ora, in altri processi, lo ha dichiarato lui stesso.
I Panarello ricevettero l’ordine di indagare e se ne uscirono dicendo: «Non è vero nulla. Non esiste un articolo 8 manipolato dal Nesti, perché, guardate, l’articolo 8 è questo». E consegnarono in procura il testo sanificato passato in votazione. E in effetti quello consegnato da loro era sano; ma solo perché non era quello che, manipolato da un Nesti trafficone, era uno sputo in faccia allo stato giuridico della polizia locale.
Cos’altro aggiungere, allora, per Placido e Nicola Roberto, se non che sono veramente «usi a obbedir tacendo», riferito, però, alla verità e alla correttezza calpestate e nascoste?
Quando vedo un premio in giro, mi si rizzano anche i capelli che non ho più. Ho visto Coletta che premia il Placido: e lo stomaco mi è andato in acido perché mi suonavano nelle orecchie le parole da lui rivolte al luogotenente Cappelli.
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Ho rivisto anche un Renzo Dell’Anno che premiava il luogotenente Sandro Mancini, il quale, tuttavia, al momento che in cui si rifiutò di essere «uso a obbedir tacendo» la verità, venne sùbito fatto segno di nazistica persecuzione.
Concludo. Questa festa dell’Arma 2024, svolta a casa di Pinocchio, non me ne vogliate, ma mi fa scoppiare dalle risate.
Perché posto più adatto non poteva esserci, o nobili panaj pistojesi delle legioni romane in transito verso l’Emila!
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
© LineaLibera Periodico di Area Metropolitana
Essere irritanti (e noi lo siamo) non significa necessariamente essere delinquenti abituali e fuorilegge come la procura pistojese intenderebbe mostrarci. Potrebbe voler dire semplicemente che siamo dei novelli scomodissimi Matteotti, no? E che il mondo delle «autorità costituite» è solo un’emerita realtà di sepolcri imbiancati che si sorreggono fra loro perché, se soffia il vento, finiscono in polvere…