Agli avvocati e ai giudici della “Pistoria panaria” dà enorme fastidio l’uso dei link ampiamente utilizzati da Linea Libera. Ci spiace per la procura e per l’Annalisa Lucarelli e l’Elena Giunti, ma nel mondo del digitale il collegamento ipertestuale permette, alla limitatissima intelligenza naturale umana, di poter sfruttare, con gran beneficio, quella artificiale. La quale, di volta in volta, ricostruisce la tela di una sinòssi (lo sapranno il significato della parola…?) che rende ragione delle castronerie professate dalle magiche «autorità costituite»…
CHE CORAGGIO, O MIA PROCURA!
FAI VERGOGNA ALLA NATURA
Per comprendere questa seconda parte di analisi, che individua e mette sotto accusa la non-terzietà, la parzialità, la non-indipendenza dei magistrati della procura della repubblica di Pistoja, è assolutamente necessario aver presente la prima parte dell’analisi, che ha lo stesso titolo di questa e che si apre cliccando su questo link, fastidioso come gli antibiotici per i batteri e virus.
Legge e diritto sarebbero logica, ma certi magistrati sono tutto fuorché esempi di logica e di coerenza nello svolgimento dei loro ragionamenti senza capo né coda.
È per questo che tutte le minchiate chiacchierose che hanno messo insieme, in perfetta concordanza fra loro, il Coletta, il Curreli, il Grieco e poi, via via, i vari vagoncini che si sono attaccati alla motrice apicale (la Gip Martucci, il giudice Gaspari, altri nobili esempi quali gli Alessandri Azzaroli & Buzzegoli), ivi compresa la gran parte della polizia giudiziaria in quota CC, valgono quanto un due di briscola dopo un quattro salti in padella. E mi spiego meglio.
Secondo lo scout Curreli, che salvava le prostitute sulle rotonde di Agliana, scomodando, però (a quanto si è capito), polizia, carabinieri e vigili urbani, per fini non certamente istituzionali (ipotesi: danno erariale e basta, oppure anche art. 314 cp da parte di sostituto?), tutto quello che io ho scritto sul ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, o sul mai-comandante Nesti, o sui due Fanfulla di Agliana, sarebbe un esempio inconfutabile di stalking giornalistico.
Questo mio efferato-reiterato reato avrebbe colpito, per il suo ripetersi ossessivo, la figura e l’onore di varia gente e di un Ctu, il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, il quale (è mia sacrosanta e intangibile opinione, nonché insindacabile convincimento) è noto e caro a Curreli o in via diretta (ontologicamente, scriverebbe il Coletta Turco-protettore) o, in ipotesi, in via indiretta, per i suoi rapporti con l’area delle consulenze tribunalizie. Su questo Curreli l’incompatibile non ha mai negato: e la cosa non è per nulla carina.
Le consulenze tribunalizie pistojesi – aggiungo – sono un altro punctum dolens del tribunale di Barbarisi, se si osserva la massiccia ubiqua presenza di certi Ctu, di cui, ad esempio, cito qui il geometra Felice Bisogni; una sorta di “prezzemolino tuttaneo”, a quanto mi si riferisce in via confidenziale. Di cui, ex lege, o gentile Vpo del Curreli, dottor Riccardo Bastianelli, non sono tenuto a dare spiegazioni a nessuno: tantomeno al suo «assentemente invadente» scout, che pianta alberini e grane dovunque muova il suo piè.
Vo avanti. Fra le motivazioni per cui il Turco-protettore Coletta, supportato in aula dal Curreli e dalla signorina Contesini; a Roma dal Giuseppe Idi De Marzo; a Pistoja dal presidente del riesame Alessandro Buzzegoli, che non tollera lezioni di diritto e si rivolge agli imputati come fossero pezzenti scappati dalla «corte dei miracoli» di Victor Hugo (zotici si è per natura, ontologicamente: e l’essere magistrato non produce, di per sé, un sangue cortese ove non sìavi fin dall’infanzia…); fra le motivazioni sia del mio arresto ai domiciliari che delle misure cautelari inflittemi a capocchia dalla Gip Martucci, a ben vedere, ci sarebbero tre elementi: incontinenza (ma, tranquilli; ancora non mi piscio addosso…), impertinenza (ma quel che dico è un abito tagliato su misura per chi rammento: quindi l’alta sartoria non manca e non sono spreciso come le indagini [???] della procura al copia-incolla…), non-verità.
L’incontinenza. Il giudice Gaspari già certificò, nel 2017, che questo elemento non era presente nei miei 150 articoli contro Luigi Egidio Bardelli, scritti che non costituivano reato.
E di recente lo ha fatto pure il giudice Pasquale Cerrone: con sentenza passata in giudicato e mai appellata dall’ottimo mai-comandante Andrea Alessandro Nesti.
L’Annalisa-Monnalisa ne prenda atto e dìasi pace insieme all’avvocata Elena Giunti.
L’impertinenza. Il giudice Gaspari già certificò, nel 2017, che questo elemento non era presente nei miei 150 articoli contro Luigi Egidio Bardelli, scritti che non costituivano reato.
E di recente lo ha fatto pure il giudice Pasquale Cerrone: con sentenza passata in giudicato e mai appellata dall’ottimo mai-comandante Andrea Alessandro Nesti.
L’Annalisa-Monnalisa ne prenda atto e dìasi pace insieme all’avvocata Elena Giunti.
La non-verità. Il giudice Gaspari già certificò, nel 2017, che questo elemento non era presente nei miei 150 articoli contro Luigi Egidio Bardelli, scritti che non costituivano reato.
E di recente lo ha fatto pure il giudice Pasquale Cerrone: con sentenza passata in giudicato e mai appellata dall’ottimo mai-comandante Andrea Alessandro Nesti.
L’Annalisa-Monnalisa ne prenda atto e dìasi pace insieme all’avvocata Elena Giunti.
Ma l’illogicità manifesta della procura di Pistoja va oltre ogni limite della decenza laddove impone ai colleghi d’aula di condannarmi per gli articoli che sul Perrozzi, sul Nesti, sul Benesperi, sul Ciottoli, sul sindaco-baccalà di Montale e su un’altra quindicina di campioni di limitata capienza cerebrale umana: mentre non ha da dire niente su quello che da un bel po’ sto scrivendo su Biancaneve e i sette nani.
Ergo, delle due l’una (ma anche tutt’e due perché non si elidono a vicenda):
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tutto ciò che ho scritto su coloro le cui frignate/fregnacce sono state messe in sinafìa (lo sapranno il significato di questa parola al Terzo Piano…?) da un Curreli ultroneamente sconclusionato, sono – e cito Fantozzi della Corrazzata Potemkin – una cagata pazzesca, senza appello: ma altamente funzionale per bombardare, da perfetti Zelensky, chi fa il giornalismo;
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tutto ciò che ho detto scritto e commentato sui ragazzi della via Pal del Terzo Piano – al 100% identico alle presunte prove dello stalking giornalistico di cui sopra – non sono affatto reato dato che articoli dei medesimi tenore e critica:
a) sono disegni criminosi, se riferiti ai protetti della procura;
b) sono confetti di Pistoja, se riferiti a signori magistrati.
L’ipotesi 2, come vedete, non esclude – anzi avvalora – un’evidente anomalia logico-deduttiva nelle sinàpsi dei filosofi che ontologicamente guidano la legalità pistojese tenendone dritta la barra del timone.
Ci vuole proprio (e solo) uno scemo per credere all’imparzialità e alla correttezza della procura. E la firma su questa mia opinione ce l’ha apposta, per ben due volte, il presidente del tribunale Maurizio Barbarisi certificando che tutti sanno che il Curreli è in incompatibilità a Pistoja; ma a Roma e a Genova non hanno nulla da dire in proposito: motivo per cui, se nessuno dice male di Stalin, le purghe sono legali.
Vi piace l’Italia delle «autorità costituite» così care alla signora Martucci?
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
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