dittature. ACCADDE AL TRUBUNAL DI VANNI FUCCI

L’irriverenza verso i sepolcri imbiancati, infatti, fa sempre bene alla salute critica del popolo, il quale, solitamente, fàssi del male da solo col troppo rispettar le… «autorità costituite»…



Accadde che una mattina, nella solenn’aula nella quale èravi sceso un importante dei sostituti di Ser Coletta (essendone assente un altro, titolar di inchiesta), mentre parlava un testimonio a illustrare certe situazioni – dicéa costui – da lui medesimo indagate, lo testimonio parlante sotto audizione fusse lì a ripetere le cose che da dire avéa.

E, dìcesi, procedéa così: citando i temi per numero, ché tanti erano da farne una lista da qui a Santo Donnino di Firenze et oltre.

1, 4, 28, 36, 51, 69… E mentre così procedéa, dall’aula udìssi un commento qual «Tombola!».

Fermòssi la sfilata delle maschere del carneval di Burlamacco. E la pubblica accusa, seriosissimamente, indignòssi e protestava affermando che, un tal modo di esprimersi, adatto non gli paréa alla sacralità del loco.

Fermo restando che non sapéasi qual fosse, di preciso, la sacralità del lugo ove, tre volte su due, scende, a sostenere le pubbliche accuse, una plebe di sostituti e una sottoplebe di Vpo da epigastralgie e ruminazioni benesperiane, il serioso sostituto alzava lo tono cupo della fustigazione, chiedendo la repressione immediata e feroce della bestemmia pronunciata dalla platea.

È solo che nessuno sentito avéa la famosa «Tombola!».

Nessuno tranne una signora leguleia, figlia di un antico signor sindaco, amico di un usurpatore della carica di capo degli alabardieri di Agrùmia, la qual femmina famosa era per lo effetto che niente conoscéa del latino. Così l’insulto alla Dea, più che bendata cecàta dagli stessi censori, andòssene risibilmente impunito.

E ben’è che la faccenda sia così ita in porto! Dallo momento che, in quell’aula così sacra scendono – è il caso di rammentarlo a’ posteri tutti – anche gente come Ser Coletta, che, per onor di Justitia non intercetta le sue amiche.

O quel bell’esempio di rigor morale, Claudio Curreli calaritano, lo qual, invece di far la legge rispettare, fa aprire la terra onde fare entrare tutti e’ clandestini che vogliano a dispetto dei veri cittadini di questa sciagurata repubblica che alloggiano, da pistojesi, in Vicofaro.

Morale. Stavolta, in aula, ha prevalso – e giustamente, parrebbe – un filino di omertà che, in certi sacri luoghi, ove consùmansi li peggiori delitti di sopraffazione legale, può pure far bene alla salute de’ semplici.

L’irriverenza verso i sepolcri imbiancati, infatti, fa sempre bene alla salute critica del popolo, il quale, solitamente, fàssi del male da solo col troppo rispettar le… «autorità costituite»…

Edoardo Boccaccio
[direttore@linealibera.info]
© LineaLibera Periodico di Area Metropolitana


Articolo provvisorio. Sarà definito in giornata (è diventato definitivo)


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