don biancalani. “LA MACCHINA DEL FANGO È RIPARTITA”

Il post diffamatorio

PISTOIA. “La macchina del fango è ripartita”. Così don Massimo Biancalani dal suo profilo facebook ha commentato la foto allegata ad un post diffamatorio nei suoi confronti che da ieri 7 luglio, precisamente dalle 15,55 sta circolando in rete, forte delle condivisioni (oltre 4120 nel momento in cui scriviamo) e dei 1400 commenti raggiunti. I

l post è stato pubblicato da BASTA Ingiustizie, una pagina “nata per segnalare le ingiustizie!” con uno staff – a quanto si legge – “composto da un team multiculturale e di confessione religiosa differente !”.

Si accusa il sacerdote pistoiese di cose nefande, di pedofilia commentando una immagine (pubblicata sullo stesso profilo del sacerdote) con una didascalia che non lascia dubbi sull’intento diffamatorio.

Nonostante le numerose segnalazioni il post originale non è stato ancora rimosso e questo non fa altro che alimentare ancora commenti e il clima di odio con ricostruzioni fuorvianti, fuori dalla realtà, offese gratuite e violenze verbali.

In queste ore al sacerdote stanno giungendo attestati di solidarietà con l’invito esplicito a denunciare alla Polizia Postale quanto successo. Molti stanno provvedendo a segnalare con screen shot il reato perché si ponga fine a questa ennesima campagna diffamatoria.

A proposito del clima di violenza verbale e alle ulteriori minacce ricevute anche tramite social network da don Massimo Biancalani nei giorni scorsi il vescovo di Pistoia monsignor Fausto Tardelli aveva stigmatizzato e giudicato come indegni e inaccettabili ogni tipo di insulto, offesa e minacce nei confronti di un sacerdote.

“Questa posizione, già sottolineata in molte uscite pubbliche e in comunicati stampa emessi in precedenza, vuole essere un dato chiaro e permanente e che vale per ogni vicenda che metta in pericolo, anche solo ipotetico, la vita o la libertà d’espressione di un presbitero o laico”.

Monsignor Tardelli aveva invitato don Biancalani e chiunque si senta minacciato o oggetto di attenzioni dei cosiddetti “odiatori” del web, a denunciare l’accaduto alle forze di Polizia.

“Questa è infatti la procedura affinché si possa far avviare indagini approfondite a tutela della sicurezza e della libertà di tutti”.

[Andrea Balli]

 

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