giustizia. QUESTA RIFORMA S’HA DA FARE!
È l’ora di finirla con una magistratura che si permette di fare ciò che vuole, che fa politica a gratis e che per gli amici interpreta le leggi e per i nemici le applica senza pietà
QUEL BEL FACCIONE da luna piena della Lilli Gruber di Silicon Mountains tirolesi, ex beneficata da Craxi e oggi felicemente profetessa dei comunisti riformati luterani (ma anche l’uterani…), si è esibita, ieri sera, durante l’intervista con il vampiro (nel caso di specie: Salvini) in due o tre pillole lassative di saggezza: prima ha detto a Salvini che i giudici sono «loro che interpretano le leggi»; poi accortasi della fantozziana “cagata pazzesca” che aveva detto, quando Salvini le ha fatto in faccia un sorrisetto che diceva fin troppo, ha corretto precipitosamente il tiro: i giudici «sono loro che interpretano e applicano le leggi».
Una volta nelle terre della Gruber c’era anche un ebreo molto famoso, che si chiamava Freud (stava di casa a Vienna, ma il Sud Tirolo sempre Vienna è, ancor oggi), il quale ci ha insegnato la scienza di capire i cosiddetti “lapsus (= cadute, scivoloni) freudiani”: quando, cioè, di bocca, per omesso controllo della coscienza, ti scappa fuori la verità come la diarrea da altra parte.
Dopo aver strillato a squarciagola che chi cerca nemici è un fascista, i Pd di Zingaretti individuano ora un nemico in Salvini e ne fanno la bestia nera da braccare, assalire e distruggere: cioè cambiano le noci in coccole ovvero fanno come lui e anche peggio.
Comunque il lapsus freudiano della Gruber è significativo: i giudici, sono «loro che interpretano le leggi». Mancano solo altre due verità insopprimibili: i giudici le interpretano per gli amici e per i nemici le applicano.
In Italia, questo, è storia antica, di sempre: dalla repubblica romana dei tempi di Cicerone, agli imperatori; dal papato all’impero e, a seguire, dal Rinascimento al Regno Sabaudo, che ci ha mortalmente unificati, ammanettando insieme due realtà agli antipodi, il Nord e il Sud, come un cadavere e un vivo.
Salvini non mi dice niente, non ho votato e non voto Lega; credo di essere fin troppo anarchico per meritarmi un pensiero unico. Ma il pensiero unico c’è di due tipi, da Milan: rosso & nero, come il romanzo di Stendhal, facce diverse di una stessa medaglia, la totalizzazione, il toto-calcio (in culo) della politica (?) di oggi. E non rompete i coglioni, come al solito, dicendo che altra cosa sono Mussolini-Hitler e Franco, altra Stalin-Pol Pot e Kim Jong-un: la sostanza resta la solita e i tecnici di laboratorio lo sanno bene che la merda è tale anche se cambia di colore e nonostante che cambi di colore.
Salvini fa paura ed è giusto che sia così. In quasi un secolo di repubblica dei compromessi, la politica tutta non è stata capace di garantire la vera ugguaglianza e indipendenza dei tre poteri, finendo per dare a quello “indipendente” giudiziario una somma di poteri e di licenze di natura dittatoriale, al cui confronto lo stalinismo più feroce è solo una supposta di glicerina di quelle da far andare di corpo i neonati.
Dovrebbero essere intrasparenti, ma i giudici sono suddivisi in congreghe di colore arcobaleno; dovrebbero essere uomini moralissimi e, al contrario, si scopre che si lasciano corrompere con doni, regalìe per le loro ganze e tangenti versate da affaristi, delinquenti comuni e imprenditori senza scrupoli; dovrebbero dimenticare le loro debolezze umane con un atto di fede che è loro richiesto dalla carica (che non gli è stata imposta dal medico), e invece finiscono spesso col fare, della loro indiscutibile moralità, il veicolo più utile per scopare in ufficio, per manipolare le aspiranti giudicesse e puttanificarle, e per disapplicare, in se medesimi, quei princìpi di molestie sessuali con cui volentieri, in aula, bollano altri esseri umani di sentina, poveri vermi di fogna, elementi delle classi subalterne del grande Gad Lerner, mostrati a dito come dei lebbrosi.
Absit iniuria verbis, senza offendere nessuno! Perché ce ne sono anche tanti di ottimi, straordinari, ineccepibili, lavoratori e che dedicano e consacrano la propria vita al vero bene comune: ma sempre malvisti e mal tollerati e tenuti in quarantena da una pletora di delinquentelli di borgata uso-Casamonica che, alla fine, son quelli che dirigono l’orchestra del malaffare.
Io non ho paura di Salvini: ho paura che Salvini non riesca a fare quello che deve essere fatto con una riforma della magistratura che, aggirando gli scogli delle sirene del “democristianismo” del duo Mattarella-Ermini (spudoratamente al servizio del Pd avariato di Napolitano), con pochi semplici passi rimetta in piedi una legalità che, in Italia, purtroppo, non è mai stata piena:
- togliere il potere discrezionale ai giudici, che devono essere leali servitori della legge e non padroni dell’interpretazione
- imporre ai giudici di non mostrare palesi connessioni con ideologie e forze politiche
- eliminare quel discorso assurdo e medievale del “giudice naturale” randomizzando l’assegnazione dei processi civili e penali in modo tale da garantire il più possibile l’incertezza dell’assegnazione di un fascicolo a chi, magari da quarant’anni, poggia il culo sulla solita poltrona che, stando sempre al solito posto, in mezzo alle solite persone, corre il rischio di fare come i tubi di ferro del bagno che “si apparentano” fra loro, cioè finiscono con il saldarsi.
Ora chissà quanto sarò odiato dai magistrati, oltre a quello che già possono provare per il mio ultrasettantennale spirito anarco-ribelle! Amici e compagni, non me ne importa un corno, un fico secco, una mazza, una minchia o quel che volete. Il piccolo diavolo di Benigni dice: «M’aéte fatto un par di palleeeee….».
E il Padre nostro, ingiustamente contestato dal non-papa Bergoglio, è ancor più chiaro: «ne nos inducas in tentationem», cioè «non ci indurre in tentazione», visto che non puoi e non devi lasciare un lupo, sia pure addomesticato, a badare le pecore. Se non altro perché «lupo (= uomo) non caca agnelli».
Un caro saluto alla Lilli, alla Sacher, alla Loacker e ai loro crucchi sovranisti di Vienna che hanno partorito il famoso “imbianchino” di Mein Kampf!
Edoardo Bianchini
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