Aldilà del fatto che nessuno, in Procura e in Tribunale, comprende la materia e le norme che riguardano il giornalismo; e che lo stesso avviene anche per certi Presidenti dell’Ordine dei Giornalisti come Giampaolo Marchini, si ha l’impressione che il PM di Pistoia più che aiutare (come promise) la «gente comune», intenda solo azzerare le voci del dissenso critico favorendo il silenzio coatto con un uso discutibile delle leggi
A PISTOIA LO STATO DI DIRITTO
SEMBRA GARANTITO SOLO ‘MOTU PROPRIO’
Oggi mi frulla in testa il famoso discorso funebre di Antonio dopo l’assassinio di Cesare, in Shakespeare.
Nel mio caso – quello di un Antonio che scrive e pubblica in una terra di nessuno come Pistoia e l’area metropolitana – sotto la statua di Pompeo non è stato rinvenuto il corpo massacrato del conquistatore delle Gallie, ma quello non meno straziato della Giustizia.
Così sono qui a ripetere che Tom Col, con il suo concetto di «prossimità sociale», … è uomo d’onore.
Per Catullo un uomo poteva essere bianco o nero (albus an ater, scriveva di Cesare). Per me – come del resto per Pirandello – un individuo appartenente al genere umano è, al contrario, entrambe le cose in contemporanea: la testa e la croce della stessa moneta; o, se preferite, i vizi privati e le pubbliche virtù.
È per questo che anche la categoria astratta del magistrato può essere rappresentata dalla toga (= la sua funzione: che non si discute e a cui si deve rispetto) e da quella cosa che vi si nasconde sotto (= l’essere uomo: a cui socraticamente non si deve più rispetto che alla verità). Ed è all’uomo magistrato, non alla magistratura, che io riservo, con ogni cura, le mie critiche nell’assoluta libertà dell’articolo 21 del Benigni e di Mattarella.
Ieri, nel tardo pomeriggio, a Linee Stampalibera Società Cooperativa a responsabilità limitata, ci siamo visti arrivare – senza intestazione per nessuno dei soci –, come un messaggio in una bottiglia, una cosiddetta «revoca della registrazione ex art. 5 L. 47/48 del quotidiano on line Linea Libera (registrazione numero 491/96 del Registro Stampa tenuto presso il Tribunale di Pistoia) con efficacia ex nunc».
Il bel regalo ci è giunto dal Presidente del Tribunale di Pistoia, Maurizio Barbarisi, spìntovi dalla Procura della Repubblica di Pistoia, cioè il Pm Tommaso Coletta e almeno i due magistrati (Curreli e Contesini) che si sono fatti carico di difendere l’interesse generale preminente della cittadinanza, incarnato, in questo caso, nel diritto costituzionale di “non essere informata” di quello che accade nel mondo della discutibilissima giustizia locale.
Il dottor Barbarisi parla di legittimazione della Procura (Coletta e sostituti) a chiedere la cancellazione della registrazione di Linea Libera «ai sensi dell’art. 73 R.D. 30 gennaio 1941, n. 12 (ordinamento giudiziario), [grazie al quale – n.d.r.] il pubblico ministero veglia sulla osservanza delle leggi, potendo intervenire «in ogni altra causa in cui ravvisa un pubblico interesse».
Non fa una piega. Non c’è che dire.
C’è, però, da porsi tutto un rosario di domande imbarazzanti che emergono in questa città di «ladri in cattedrale». Domande per le quali l’uomo nero della Procura pistoiese, nonostante i suoi brillanti elogi autoreferenziali in casa di don Luigi Egidio Bardelli di Tvl, perde, a tratti, non l’udito, ma entrambi i timpani; non un occhio, ma entrambi i lumi – più il terzo e più importante, quello della ragione.
Sono tutti casi da cui risulta che il suo, di Coletta, affannarsi ad affermare che – cito a mente, ma potete sentirlo qua sotto – “lui non si sognerebbe mai di fare un favore a qualcuno o di riceverne uno da chissacchì”, altro non è che un prezioso quanto ben elaborato falso d’autore di chi, il potere, se lo detiene, ben stretto, e se lo esercita a suo personalissimo modo.
Che fine fa, infatti (e lo chiedo, qui, pubblicamente, anche al Presidente Barbarisi), per Tom Col, l’art. 73 R.D. 30 gennaio 1941, n. 12, in forza del quale lui Pm e i suoi sostituti vegliano sull’osservanza delle leggi, potendo intervenire «in ogni altra causa in cui ravvisa[no] un pubblico interesse»?
Ed ecco la lista delle smentite circa le esaltate terzietà e imparzialità degli addetti alla vigilanza legale su Pistoia:
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non deve essere intercettata la dottoressa Lucia Turco, sorella del superiore gerarchico di Tom Col a Firenze, Luca Turco, procuratore aggiunto;
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è invisibile, per Tom Col, l’incompatibilità ambientale del solerte Claudio Curreli nel Tribunale di Pistoia, dove pure lavora, come giudice delle esecuzioni, la sua consorte Nicoletta Maria Curci;
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è invisibile, per Tom Col, l’incompatibilità ambientale della solerte Nicoletta Maria Curci nel Tribunale di Pistoia dove pure lavora, come sostituto, suo marito Claudio Curreli;
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è invisibile, per Tom Col, la partecipazione di Claudio Curreli ad attività collidenti con il suo dovere di difensore delle leggi patrie, laddove e quando pontifica, en plein air, dal trono della sua Terra Aperta, capofila per l’accoglienza ai clandestini, fianco a fianco con don Biancalani, e compare sui giornali locali;
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è invisibile per Tom Col, Claudio Curreli, quando adopera gli strumenti d’ufficio per svolgere le sue attività personali di capo scout-Agesci e addetto stampa della medesima associazione (il server giustizia.it e la sua casella di posta istituzionale curreli@giustizia.it: evidentemente non si rileva alcuna ipotesi di peculato)
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è invisibile, per Tom Col, Claudio Curreli quando si dedica alla salvezza delle prostitute nere sulle rotonde di Agliana e mobilita le forze di polizia per essere scortato sul loro posto di lavoro;
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sono invisibili, per Tom Col, due suoi sostituti (Curreli e De Gaudio) quando, su suggerimento del luogotenente Salvatore Maricchiolo – il magistrato che, con la Serranti, è addetto agli arresti dei vigili urbani – chiede al “salvatore delle anime perdute” se può usare il mio cellulare mentre è sotto sequestro cautelare nelle mani del Maricchiolo stesso, e ne ottiene l’autorizzazione;
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sono invisibili, per Tom Col, in generale, tutti gli amministratori pubblici della Piana (Marco Mazzanti, Luca Benesperi, Maurizio Ciottoli, Ferdinando Betti e, in parte, anche, Alessandro Galardini) e i loro dipendenti di vario livello e grado anche se falsificano documenti di cui l’uomo nero non può non essere a conoscenza per le stesse ragioni per cui Craxi sapeva presuntivamente; ed anche perché, in effetti, sa, dato che ogni giorno c’è chi gli legge Linea Libera e gliene riferisce;
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è invisibile, a Tom Col, la più che palese violazione dei diritti di difesa, quando con la sua secretata circolare 574/2 del 14.3.2022 (esisterà davvero?), il Pm nega l’accesso con estrazione di copia ai fascicoli, pur in presenza dell’art. 24, co. 7 della L. 241/90;
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è invisibile, a Tom Col, il fatto che, presentarsi in forze (tre Pm in aula: Tom Col, Contesini, Curreli), è, quantomeno, una sorta di intimidazione subliminale nei confronti del Collegio del Riesame, adito da chi scrive per annullare un sequestro di quotidiano esperito ad libitum ma, soprattutto, contra licitum.
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è invisibile, a Tom Col, il fatto che il sostituto Giuseppe Grieco trattenga, senza muovere foglia, dall’inizio del maggio 2022, una denuncia dei vigili urbani di Quarrata, con cui (mi è stato negato l’accesso all’informativa della polizia municipale intervenuta) dovrebbe essergli stata segnalata un’ipotersi di violenza privata, se non addirittura di sequestro di persona ai miei danni;
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è invisibile, a Tom Col, il fatto che diverse decine di infortuni sul lavoro, con certificati di prognosi superiore a 40 giorni, galleggino nei cassetti (mi dicono) di Giuseppe Grieco;
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è invisibile, a Tom Col, il caso di una signora ammalata di Alzheimer e di varie altre patologie, plurisegnalata in procura (anche a Giuseppe Grieco) praticamente ridotta in fin di vita dai servizi sanitari pubblici della Valdinievole. Lì non c’è interesse pubblico per intervenire…?
Si deve continuare con i 130 clandestini di Vicofaro e tutti i problemi igienico-sanitari e di sicurezza che provocano o può bastare anche così?
Il tutto nel più generale e preoccupante omertoso silenzio da parte dei politici, dei giornalisti dell’assenso (Carlo Bartoli e Giampaolo Marchini compresi e antesignani) e di certi ufficiali di polizia giudiziaria che spesso finiscono per confezionare non informative rispondenti alla realtà, ma addomesticate a uso ipotesi (perciò non v’è calunnia, chiaro?) di frode processuale (art. 374 cp) e associazione per delinquere (art. 416 cp)?
Sono tutti troppo disinvolti – a parere di chi scrive – nell’individuare l’unica misera zecca sul sedere del cavallo, mentre le «autorità costituite» sembrano solo voler proteggere chi vogliono e abbattere chi desiderano togliere dalla scena e solo perché Linea Libera (malgrado tutti i loro sforzi) fa vedere non il re in mutande, ma addirittura senza.
Come un miserrimo sanculotto.
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]