AGLIANA. L’assessore Maurizio Ciottoli l’aveva promessa rispondendo a una nostra domanda il 19 giugno scorso e, ieri sera, l’ha finalmente presentata come imminente: con unico commissario monocratico, designato nella persona della neosegretaria generale Paola Aveta, è arrivata la commissione disciplinare, portata alla ribalta – perché mai esistita – dalle pagine di questo quotidiano tredici mesi or sono.
Ma anche l’interrogazione al punto 5 – dedicata al “Regolamento dello stato giuridico del personale e cioè un’altro fondamentale strumento della “buona” amministrazione – ha permesso al Ciottoli di togliersi qualche sassolino dalla scarpa: per tre volte ha rinfacciato ai consiglieri di minoranza che queste interrogazioni, erano state proposte da lui nella precedente consiliatura.
Ma le risposte degli assessori demokrats erano – allora – sempre rassicuranti: va tutto bene così, non ce ne è bisogno, all’amministrazione non serve.
Sulle cause di queste gravi carenze istituzionali – la Commissione disciplinare e il Regolamento Uffici e Servizi sono atti fondamentali per la conduzione di un ente, ovvero sulla corretta gestione – Ciottoli lascia ai protagonisti della diffusa malagestio precedente di potersi rispondere del “perché”.
La frittata è oggi servita nel piatto di coloro che l’avevano malcucinata. Ciottoli ha inoltre informato che nei prossimi mesi sarà operativo il regolamento “uffici e servizi” e allora ognuno saprà bene che cosa fare, come farlo e quando.
Non ci dovrebbero più essere furbi e distratti che, con noncuranza e astuzia, sfrutteranno il lavoro di altre unità operative dell’ente come spesso finora è stato.
Sembrerebbe che il sindaco Benesperi fosse sulla strada per risanare il Comune che, lo abbiamo già scritto e lo ricordiamo, era in mano ai dirigenti dei servizi e non ai politici.
Alessandro Romiti
[alessandroromiti@linealibera.it]
IL DUCE È MORTO, VIVA I DUCETTI!
Un pane fatto in casa è sempre realizzato per soddisfare il gusto dei componenti della famiglia e non per essere gettato subito nel bidone della spazzatura
DA BUON socialradicale anarcoide qual sono, dico sùbito di avere forti dubbi sulla bontà della scelta dell’amministrazione aglianese di nominare la segretaria Aveta anche «giudice» dei suoi subordinati.
Intanto un organo monocratico si presenta sempre come senza controllo sul proprio operato. In secondo luogo quando un dipendente è soggetto a un padrone unico (sia come capo del personale, che come giudice degli errori dei subordinati) la cosa è preoccupante sin da subito in sé e per sé. Siamo tornati alla mezzadria e alla servitù della gleba.
Poiché la democrazia non è come il sangue che, si sa, o scorre nelle vene o si muore, avere non una circolazione regolata da un complesso di elementi che fanno sì riferimento a un solo cuore, ma che non lasciano decidere tutto al cuore stesso e solo a lui (tant’è che ogni tanto si spacca e resta infartuato se e diabete e colesterolo non vengono tenuti sotto controllo), rappresenta comunque un concreto alto rischio clinico.
In linea teorica, poiché gli uomini sono tali (donne comprese), creare dei duci è sempre problematico: lo è fisiologicamente e logicamente.
Non dubito che la scelta effettuata sia legale e legittima: ma quante cose legali e legittime ci sono che all’atto pratico ostacolano la giustizia e l’equità? Milioni. Ed è la stessa giustizia di Bonafede e del Pd a mostrarcelo: basti pensare al giudice che non ha mai pubblicato le motivazioni della sentenza (il termine è di 90 giorni, ma lui non lo aveva fatto neppure dopo 18 mesi!) e ai 5 delinquenti che sono tornati in libertà.
«Non indurci in tentazione, ma liberaci dal male»: così il Padre nostro. Penso alle cazzate del vento nuovo del dopo Bassanini: dirigenti che nominano se stessi in una o per una azione amministrativa. Democrazia de ’sti cazzi.
Penso, ad esempio, al presidente della commissione di disciplina dell’ordine dei giornalisti che si autonomina responsabile di un procedimento disciplinare. Possono essere, questi, princìpi legali costituzionali? E io? Perché non posso autonominarmi capostazione e se lo fo mi portano dallo psichiatra?
In Italia da dopo Di Pietro siamo – e restiamo – nel mondo alla rovescia. È inutile che ferventi democratici e pesciolini puzzolenti da pasta siciliana con finocchietto selvatico e pane tostato, diano di fascista a Salvini, quando loro per primi infrangono ogni giorno il principio del controllo democratico con l’adozione istituzionalizzata di una «autocrazia» («me dispiace, ma io so’ io e voi non siete un cazzo…» – marchese del Grillo) che crea duci e ducetti che nessuno controlla.
I pilastri della democrazia sono stati sempre collegialità, limite temporale e diritto di veto all’azione del singolo. Cancellate questo e troveremo l’Italia di oggi: quella che manda Salvini a giudizio e la Lamorgese in paradiso sulla base di una logica che, più che lontana dalla legalità, è assolutamente estranea ad essa.
Volete questa democrazia di tirannucoli di cartapesta stile Casamonica? Accomodatevi, prego! Avanti, c’è posto!
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Delitto di cronaca e critica
Dove decide un solo individuo, il fascismo è già istituzione