QUARRATA. Nell’immobilismo della politica locale, o per quello straccio di riflessione che dovrebbe animare l’agire di chi si propone di rappresentare gli interessi e le necessità della gente, si ha l’impressione che i processi si subiscano come ineluttabili, con adattamenti da far invidia a don Fabrizio Corbera, Principe di Salina, Marchese di Donnafugata. Alla fine qualcuno, sicuramente, di necessità farà virtù ma da inguaribile ottimista, ritengo che il ruolo della politica sia guidare i processi e non subirli.
Sono stati rinnovati gli organismi della Provincia, Ente che la vulgata popolare crede soppresso e, senza entrare nel merito, pur restando convinta che niente sia più duraturo e certo che le faccende provvisorie, penso sia urgente riflettere sul senso dell’architettura istituzionale locale fatta per Pistoia di 22 Comuni, 14 dei quali sotto i diecimila abitanti.
Se il ruolo del Comune è lavorare per il bene comune creando valore aggiunto – presente e futuro – per la comunità, possiamo restare indifferenti dinanzi ad un soggetto (il più prossimo ai cittadini, dal quale gli stessi cittadini si aspettano soluzioni ai problemi che affliggono la quotidianità) che annaspa nel guidare le risposte o invece è quanto mai opportuno interrogarsi se il processo storico che ha portato a istituire un Comune ha ancora fondamento per farlo esistere così come è?
Nel corso degli anni i luoghi decisori, di programmazione e di coordinamento di importanti politiche riguardanti l’erogazione dei servizi (acqua, energia, rifiuti ma anche interventi in campo socio-assistenziale e a tutela del territorio…) o l’assegnazione di risorse, sono divenuti esterni al consesso comunale perdendosi in Ambiti Ottimali, Conferenze di vario livello, Tavoli più o meno importanti, Autorità, Agenzie e Consorzi. Gli stessi Consigli Comunali, già da tempo prosciugati di competenze, sono soggetti pleonastici che difficilmente riescono a dire e fare qualcosa di realmente significato e incidente.
Può essere questa la politica che avvicina i cittadini e a servizio dei cittadini?
Poco o tanto si sono diffuse sul territorio forme di associazione e condivisione nella gestione dei servizi, ma il tentativo di Cutigliano e Abetone, apprezzabile, è qualcosa di significativo perché cambia la mentalità “conservatrice” degli equilibri esistenti. È una sfida che dovrebbe essere raccolta anche dagli altri Comuni per aprire una riflessione, partecipata e concludente, che porti ad avere istituzioni funzionanti, maggiormente incidenti e funzionali al bene delle nostre città. Di oggi e di domani.
Un unico Comune da Montale a Serravalle, passando da Agliana e Quarrata, territori già da tempo accomunati da servizi e ambiti di programmazione, potrebbe offrire respiro e consistenza ad una realtà territoriale che nel corso del tempo ha smarrito, insieme all’identità, anche il ruolo e la prospettiva?
Penso che, ragionevolmente, per la Piana e non solo, sarebbe l’ora che la Politica si ponesse la questione.
Renata Fabbri
Agorà Circolo di Cultura Politica