Eccellenza Monsignor Vescovo Tardelli,
scusi l’ardire e le eventuali esuberanze verbali. Fra la platea in attesa del Suo arrivo in Diocesi, mi pongo fra quelli che si domandano se veramente questa città, che sarà spiritualmente “Sua”, saprà apprezzarLa per il “vento nuovo” che vorrà apportare o subirLa, come generalmente questa Città subisce.
Si figuri, qui è nata la prima repubblica conciliare d’Italia, ovvero quell’incesto politico fra comunisti e democristiani, ex quibus, Apr/Maic, Parrocchie Conciliari, Teologi “da rotocalco” e amenità varie.
Eccellenza, Lei avrà un gravoso compito: fare quello che altri, prima, non hanno fatto – e forse non hanno voluto fare. E cioè chiarire che la Chiesa Cattolica Apostolica Romana è, per sua natura, sovrannaturale. Supera il tempo e lo spazio perché questi umani concetti sono fuori dalla visione che la Chiesa ha di se stessa nel mondo e nell’umano e quotidiano trascorrere del tempo e delle stagioni.
Come vede Le parlo da umile figlio del popolo di Pistoia e volutamente “casso” il curiale parlare che dice e non dice, assente e dissente; se non altro per non fare la figuraccia che l’Arcivescovo di Trapani, in televisione, ha fatto dinnanzi a Giuliano Ferrara sull’argomento “matrimonio”.
Sappia che in una parrocchia pistoiese, a Vicofaro, invece di preparare i credenti o presunti tali – come chi scrive – all’Avvento, si preferisce fare riunioni su gay- trans-lesbiche et varia, mentre Cattolici non catalogabili fra quelli “organici”, per poter assistere alla Santa Messa di san Pio V, devono ricercare la disponibilità di Sacerdoti che, ottemperando alla Litterae Apostolicae motu proprio datae da Benedictus XVI Summorum Pontificum, offrono il loro “dovuto” servizio alla Comunità Cattolica Tradizionale.
Su questo aspetto siamo certamente consapevoli che, avendo Ella partecipato nelle forme previste e con il rispetto dovuto al suo rango, al Pellegrinaggio regionale dei cattolici legati all’antica tradizione liturgica nel giugno 2009 e nel maggio 2013 al Santuario di Montenero, un raggio di luce sicuramente si aprirà e sarà ulteriormente favorito il rapporto intimo, personale, non disturbato da chitarre e flauti dell’attuale liturgia della Santa Messa sulla quale niente abbiamo da eccepire, ma che non ci piace.
Va da sé che il gregoriano non è musica ma arte celeste e quindi da sempre goduto, accettato e proprio della nostra Liturgia.
Non di questo avrei voluto parlarLe, ma è stato più forte di me, come si dice dalle nostre parti di Toscana. Piuttosto avrei voluto, e lo faccio, invitarLa, anche secondo i consigli di Papa Francesco (che tutti usano per giustificare tutto e il contrario di tutto) a ricondurre la Curia Pistoiese ai suoi primari obiettivi: la cura delle anime attraverso i suoi sacerdoti e le sue parrocchie.
Per fare ciò – e su questo argomento ci sentiamo legittimati ad avvertirLa – allontani l’aspetto commerciale e speculativo dal Suo Tempio. La compartecipazione in Società per Azioni o in attività immobiliari presenti sul territorio e delle quali la Sua prossima Curia è parte fin troppo attiva, cessi una volta per sempre.
I Sacerdoti immobiliaristi che giustificano a fine di bene la loro iper attività, potrebbero tranquillamente andare a ricoprire le funzioni di Parroco in tante nostre zone “scoperte” della Diocesi, lasciando le comode poltrone di ufficio per gettarsi nella quotidiana battaglia per la quale si sono volontariamente – almeno a parole – votati.
Come vede, Eccellenza, mi sono già spinto oltre il rispetto dovuto a chi gerarchicamente è tenuto a giudicare e dirigere, cioè Lei.
Se infatti vale (per chi Le scrive) il principio francescano secondo il quale «non sono nessuno per giudicare», questo, purtroppo per Lei, non vale. Mi sono permesso queste confidenze, per le quali mi scuso, curiosando anche sul Suo f.b. dove ho potuto constatare gli amichevoli rapporti che Lei persegue con tutti.
Nuovamente scusandomi, Le porgo i più sinceri auguri di una feconda missione sul Suo (e nostro) territorio diocesano.
Le invio anche – poiché ne avrà bisogno – un forte e grande “in bocca al lupo!”.
Felice De Matteis
Egr sig. De Matteis,
sono un parrocchiano e frequentatore della chiesa di di Vicofaro.
Ammetto che è stato faticoso anche per me accettare quell’incontro con gay, trans, lesbiche a cui Lei allude e farei volentieri a meno di parlarne più di tanto. Ma poi rifletto che se siamo cristiani (senza aggiungere aggettivi fuorvianti, tipo “adulto” o altro) e se conosciamo un pochino i vangeli, non possiamo non ricordare che Gesù condannava chiaramente il peccato, senza equivoci e compromessi, ma mai rifiutava l’accoglienza e il dialogo con il peccatore, e, sempre nei vangeli gli esempi non mancano, alcuni di clamorosi, in cui Gesù stesso ribalta come un calzino le “certezze” dei benpensanti dell’epoca.
Quanto alle messe tradizionaliste, a Pio V° (o forse X°), rimango prudente perché non sono né molto informato, né molto interessato; ma un po’ tutto questo mi “puzza” di lobbies all’interno della Chiesa, che non hanno mai accetatto e digerito il Concilio (vedi Legionari di Cristo, ecc); e penso che di essere onorato da certa gente Cristo ogni tanto ne farebbe anche a meno. Oppure vogliamo insegnarGli noi come si esercita il mestiere di Figlio di Dio?
Concludo affermando che, al di là della difficoltà, ogni tanto, di seguirlo, don Massimo Biancalani ha tutto il mio appoggio. Ce ne vorrebbe tanti di parroci come lui, altro che discorsi! Le dice qualcosa, ad es, il fatto che sia stato minacciato dalla camorra? Sicuramente, coloro che si baloccano con le messe tradizionali e non hanno il coraggio di portare un po’ di scompiglio, da certe minacce sono al sicuro.
Piero Giovannelli
Sono Alessio Biagioni, presidente dell’Associazione Madonna dell’Umiltà che promuove nella nostra Diocesi l’applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum.
Mi dissocio dalle affermazioni del Signor De Matteis riguardanti appunto la Messa in latino. In primo luogo mi sembra sbagliato il tono di questa lettera aperta a un Vescovo. In primo luogo volevo rilevare che se un fedele ha perplessità riguardo a comportamenti della gerarchia ecclesiastica deve innanzitutto farle presenti a chi si ritiene abbia sbagliato, poi se del caso dirlo al Superiore, ma certamente non pubblicamente e con il tono di questo articolo (si veda la decima regola per sentire con la Chiesa degli Esercizi di sant’Ignazio).
Riguardo poi alla Santa Messa, innanzitutto non è certo solo un problema di lingua e di canti gregoriani. Il fatto che i due Messali convivano insieme è un arricchimento per chi celebra e per chi partecipa sia al Novus sia al Vetus Ordo.
Poi volevo fare qualche altra considerazione sul vittimismo da riserva indiana che emerge dall’articolo e che è ben lontano dallo spirito che anima la nostra Associazione, a cui evidentemente non si riferisce il Signor De Matteis, dato che non ricordo di averlo mai visto all Santa Messa in rito antico a Pistoia e quindi colgo l’occasione per invitarlo a partecipare.
La nostra associazione è un’aggregazione laicale della Diocesi e organizza anche convegni e conferenze con altre associazioni culturali cattoliche e noi soci partecipiamo attivamente alla vita diocesana.
Non nascondo che purtoppo vi è da parte di molti un grosso pregiudizio verso la Santa Messa in latino, ma questo non è una scusa per polemizzare ovunque, specialmente quando non si è stati parte attiva per permetterne la celebrazione nella nostra Diocesi.
I pregiudizi non si superano certo stando in sacrestia a lamentarsi con il prete o al computer a polemizzare, ma facendo in modo che le persone siano correttamente informate. E l’informazione più realista, e direi anche più cattolica, è far in modo che anche gli altri vadano alla Messa in latino. Per questo c’è bisogno di sani rapporti personali e non di vittimismo nè, per parlar chiaro, di cantarsela e suonarsela da soli.
Per fare un esempio, anche questa testata ha dato risalto alla Veglia di Omnissanti che abbiamo organizzato insieme a persone che non vanno alla Messa in latino e hanno avuto occasione di parteciparvi e di vedere che non ci sono nè stranezze nè vi è traccia di pericolosi intergralisti e alcuni sono rimasti entusiasti.
Stessa cosa mi permetto di dire anche per gli aspetti dottrinali. Anche in questo campo credo che le accuse personali pubbliche, oltre a essere scorrette sono talvolta anche inutili (le segnalazioni nel rispetto e nella discrezione che ho detto sopra invece vanno fatte, così come testimoniare pubblicamente la retta Dottrina). Io faccio parte anche di altre associazioni che si impegnano a far conoscere la Dottrina sociale della Chiesa e il Magistero e, come sopra, penso che anche in questo campo bisogna darsi da fare pubblicamente.
Quindi la feconda missione che qui si augura al nuovo Vescovo sarà certamente aiutata dalla presenza di cattolici disposti ad obbedirgli, intenzionati a testimoniare con la vita e nei rapporti personali, lavorativi, sociali l’essere cristiani e a impegnarsi attivamente nella diffusione della Dottrina sociale della Chiesa e nel Magistero secondo le indicazioni pastorali che darà.
E’ questo l’augurio che faccio a S.E. Mons Tardelli, oltre a ricordarLo nella preghiera.
Alessio Biagioni
L’articolo di Felice e le risposte conseguenti mi fanno rimpiangere più di quanto non abbiamo fatto la partenza di Tardelli da San Miniato. Se ancor prima di mettere piede a Pistoia lo avvertite un po’ mafiosamente di stare all’erta non posso che dire misereor super turbam e mi tremano le vene dei polsi per Tardelli spinto verso una imboscata beghina. Conosco il Vescovo per la sua gentilezza e disponibilità e la pazienza di ascoltare, ma so pure che nelle sue determinazioni è ferreo e non si tira indietro, mai.Avreste fatto molto bene tutti voi e quelli che vi codazzano a non scrivere quanto avete scritto rivelando l’esistenza di una chiesetta misera e piccina, fatta da beghini/e e da rissosi spintoni per accaparrarsi il primo posto, dimenticando che solo gli ultimi saranno primi e che i poveri ed umili di cuore possederanno la terra. Fate un atto di umiltà che vi riscatti agli occhi dei comparrocchiani pistoiesi e anche sanminiatesi: scrivete una lettera di scuse al Vescovo Fausto assicurandogli la vostra filiale obbedienza e rispetto.
Gentile signor Gino, se il vescovo è come lei lo descrive non avrà paura per quello che gli è stato detto.
Ma se fosse come chi crede che parlare chiaro sia mafia, come sta facendo lei e chi la codazza nonostante tutte le dotte citazioni, allora la cosa sarà davvero dura per lui.
Faccia lei un atto di umiltà e chieda perdono a Gesù per aver suggerito di tacere a chi non ha taciuto.
Lui non ebbe paura a dire e finì in croce proprio per quello. Avvertì i suoi che avrebbero dovuto prendersi sulle spalle la sua croce: se il Vescovo non lo sa – ma siamo sicuri che è il contrario – fa come il cardinal Betori quando gli fecero l’attentato: pur dovendo spargere il proprio sangue per la fede (è questo il significato della porpora cardinalizia o no?) scappò in ascensore. Se lo ricorda?
Sig. Gino,
proprio perchè conosciamo Pistoia e la sua Chiesa e proprio perchè abbiamo sempre combattuto, con la parola, i bravi, i buoni e gli onesti che “sfruttandola” continuano a farsi belli, e colludere e convivere con il potere, non celeste ma prosaicamente mercantile,mi sono permesso questa lettera pubblica al nuovo Vescovo. Perchè anche a me tremano i polsi pensando al gravoso compito che lo attende.
Non siamo noi, come erroneamente afferma, il codazzo che si spintona per accaparrarsi il primo posto ; contro certi Signori era il nostro disinteressato avvertimento al nuovo Vescovo.
Non ci siamo,dunque, compresi o, se mi permette, Lei viene dalla luna – San Miniato ma Pistoia, se continuerà a seguirci, è ben altra cosa…….