SERRAVALLE-CASALGUIDI. In merito all’intervento di Prc (vedi) Elena Bardelli scrive e ribatte:
Agli amici di Rifondazione Comunista di Serravalle Pistoiese ribatto volentieri, sforzandomi di essere più chiara, visto che evidentemente non lo sono stata. Innanzitutto noto anche in loro lo stesso vizio dell’Amministrazione: se qualcosa non va nel Comune non è mai colpa della Giunta, ma sempre e comunque, in modo imprecisato e generico, della crisi economica globale, della politica monetaria sbagliata (posso essere anche d’accordo), delle leggi a livello nazionale, ecc.
Tutti ormai sappiamo di vivere una particolare congiuntura economico-finanziaria, addirittura a livello sovranazionale. Ma se a Serravalle è in aumento il numero dei disagiati la colpa di chi è? Della crisi, concetto impersonale, o degli amministratori, persone in carne ed ossa, dotate di libertà e volontà, che si rivelano non tanto capaci o previdenti? Serravalle Pistoiese vive gli stessi problemi degli altri Comuni, all’interno dello stesso panorama politico-economico, ma l’attuale Amministrazione poco fa, a mio avviso, per contrastare la crisi a livello locale, limitandosi a prevedere contributi per chi ha difficoltà economiche.
Certamente all’inizio il sostegno è dovuto, soprattutto per chi rimane senza lavoro; ma se al contempo l’Amministrazione non provvede a migliorare le condizioni finanziarie delle famiglie e delle imprese, favorendo l’occupazione nel territorio e abbassando la pressione fiscale per agevolare esercizi commerciali e aziende (che invece oggi chiudono i battenti), la situazione peggiorerà nel tempo perché ci saranno sempre più cittadini bisognosi di contributi. È il famoso cane che si morde la coda.
È vero che alcune imposte o tributi rispondono a direttive ministeriali, ma è altrettanto vero che esiste un margine di libertà di azione per i Comuni, come nella definizione delle tariffe Tares e dell’addizionale Irpef; guarda caso però i nostri amministratori hanno fatto la scelta impopolare nel primo caso di offrire modeste agevolazioni soprattutto per le utenze non domestiche e nel secondo di alzare di tre punti la percentuale. Inoltre non è nemmeno dignitoso per le persone ricevere contributi all’infinito, poiché i soggetti si realizzano soprattutto nel lavoro e nella professione.
Il compito fondamentale del Comune nei confronti di tutti, abbienti o meno abbienti, dovrebbe essere quello di rispettare la dignità personale e quindi di non sostituirsi ai cittadini in ciò che essi possono raggiungere o svolgere con le loro stesse forze (in questo caso il lavoro), fornendo solo le occasioni o gli strumenti più adeguati (creazione di occupazione, agevolazioni fiscali). Naturalmente chi non può lavorare, perché impedito, ha diritto ad altre forme di sostegno e assistenza. Una buona Amministrazione aiuta coloro che sono in difficoltà, indipendentemente dalle cause del disagio, masi impegna anche a rimuoverle. Infine una riflessione.
Gli amici di Rifondazione Comunista citano abbondantemente il Vangelo, ma dispiace constatare che lo facciano solo per trovare “pezze di appoggio” per le loro tesi e convinzioni, strumentalizzando quindi i testi sacri. Mi piacerebbe sapere se si trovano in consonanza anche con quello che qui si trova scritto per esempio in fatto di famiglia e matrimonio tra uomo e donna, considerata la loro vivace battaglia per l’introduzione nel nostro Comune del Registro delle coppie di fatto, formate anche da persone dello stesso sesso.
Gesù ha detto di “dare da mangiare agli affamati, da bere a chi a sete e vestire gli ignudi”; ma ha narrato anche la parabola dei “talenti”. Ne consiglio vivamente la lettura, eventualmente con il sussidio di un buon commento che aiuti a comprenderla nella giusta maniera.
Elena Bardelli
Fdi-Alleanza Nazionale