elezioni americane. L’ERA DEL CORRECT È AL CAPOLINEA

"I want you", come diceva un'altra icona americana
“I want you”, come diceva un’altra icona americana

PISTOIA. Fino a quando presteremo orecchie ai commentatori da salotto, agli editorialisti pantofolai che scrivono col mignolo alzato, ai sondaggisti assai poco indipendenti e, in fine, a una certa sinistra che, tra un boccone di caviale e un sorso di champagne, ci garantisce che The Donald non andrà mai al governo, ci aspetteranno sempre delle vere sorprese.

Vere, non brutte, perché quando la maggioranza di un Paese si esprime votando come ha fatto il popolo americano, noi non possiamo far altro che inchinarci a loro e incassare quest’ennesima lezione di libertà e democrazia. Come, d’altronde, ci è già capitato pochi mesi or sono con la Brexit.

Di Trump è stato scritto di tutto e di più, deprimendo la sua figura a torturatore di donne, a evasore fiscale incallito, a razzista, xenofobo e omofobo, denigrando sua moglie Melania solo perché ha un corpo invidiabile e un passato da modella, facendo credere che tutto questo potesse bastare per garantire alla Clinton un terreno fertile su cui seminare i semi dell’odio verso un uomo che non nasconde di esser tale, con i pregi, i difetti e i vizi che chiunque si porta dietro.

Il politico politicante, quello che sa fare solo quel mestiere, che ha l’establishment dalla sua parte, media, giornaloni, intellettuali e vip, di questi tempi ha vita breve. Il mondo non sta cambiando, bensì stanno cambiando le esigenze della popolazione. Di conseguenza le mummie della politica non riescono e non riusciranno a soddisfare la pancia dell’elettorato che richiede una nuova spregiudicatezza, un linguaggio meno forbito, una lingua non di legno e un doppio petto non troppo rigido.

Aveva detto: «Il sole sorgerà ancora»
Aveva detto: «Il sole sorgerà ancora»

Ci sono delle verità oggettive, innegabili, che solo un personaggio politicamente scorrettissimo può raccontare. Sono delle verità che accomunano entrambe le sponde dell’Oceano Atlantico, ovvero America ed Europa.

Immigrazione clandestina, Medio Oriente, terrorismo islamico, rapporti con la Russia, rapporti con Assad, rapporti con le superpotenze arabe, bilanciamento dell’impegno di tutti i Paesi della Nato, e via dicendo, in una lista infinita di questioni spinose che i politici d’oggi (il Renzi primo fra tutti) non hanno avuto neanche il coraggio di chiamare con il loro nome.

Ciò che le elezioni americane ci dicono non riguarda lo stretto programma di Trump o della Clinton. No, ciò che quei voti ci fanno sapere è che è finita l’era della “generazione pussy”, del politicamente corretto, del punire la frase scorretta ma non l’azione sbagliata. Ci dicono che le minoranze non vanno amate, bensì trattate come le maggioranze.

Oltretutto quei voti ci rivelano che l’astio assurdo dei vip, urlato dalle loro ville, è infinitamente insulso se confrontato col desiderio di “rendere l’America grande di nuovo” del ceto medio, la vittima della globalizzazione.

E anche che i blowjobs di Madonna non sono poi così invitanti.

[Lorenzo Zuppini]

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