elezioni amministrative. LA VITTORIA DI TOMASI LO DICE: LA SINISTRA HA FALLITO

Alessandro Tomasi coi suoi sostenitori

PISTOIA. Non esageriamo affermando che Alessandro Tomasi ha contribuito a scrivere la storia di Pistoia e dell’Italia intera.

Una storia che sembrava andare sempre e comunque in una sola direzione, mai a destra, con un’amministrazione della città segnata dal colore rosso che ininterrottamente, trattandola come casa sua, governava Pistoia e provincia; una sequenza di governi nazionali che si sono succeduti gli uni agli altri, stravolgendo sistematicamente il risultato uscito dalle ultime elezioni politiche, costantemente segnati dal marchio Pd, tra rottamatori e rottamati, in una diatriba interna che ha tenuto incollato il Paese intero alle vicende interne al Nazareno.

Sembrava che questa fosse ormai l’unica base possibile da cui poi partire, sconfessando ciò che disse Berlusconi una volta “l’Italia non è di sinistra”. Questa tornata di elezioni amministrative afferma l’esatto contrario, precisando, tra le altre cose, che i veri reazionari sono coloro che tendono a definirsi progressisti.

Pistoia ne è l’esempio, e l’Italia intera lo conferma: nell’aria si sentiva odor di cambiamento, anche radicale, e questo vento era impossibile da fermare con le mani. Tanto più con banali attacchi gratuiti, con mezzucci poco carini se non al limite della liceità.

Se dopo settant’anni in questa città un folto numero di cittadini ha deciso di votare per i mostri fascisti, significa che il merito di questa storica vittoria va anche al sindaco uscente Bertinelli, la cui storia d’amministratore locale conferma quanto accaduto nel resto del Paese: la sinistra ha fallito, ancora.

La gogna sistematica contro il candidato, ed oggi sindaco, Alessandro Tomasi ha reso chiaro il solito concetto: i progressisti tutti si sentono gli unici depositari di verità e giustizia, ritenendo ignobile chiunque tenti di scavalcare democraticamente il loro recinto di potere, pretendendo di rimanere in sella ai governi nazionali e locali per il solo fatto d’essere sinistra.

Il fallimento di Samuele Bertinelli parte da questa idea balorda di concepire il proprio ruolo e di non concepire che l’opposizione possa esistere, possa attrarre consenso ed eventualmente vincere. In poche parole, considera(va) tutto ciò inaccettabile, ritenendo doveroso il linciaggio anche personale degli sventurati oppositori.

Questo modo di pensare e di agire fa, francamente, ridere, nonostante siano state toccate vette di odio e viltà. Ma soprattutto un concetto deve esser chiaro, ricollegandoci all’inizio: l’Italia non è di sinistra, tantomeno la Toscana, regione tra le più nere durante il ventennio fascista.

Un bagno di folla ha accompagnato Alessandro Tomasi nella Sala Maggiore del Comune.

La spina dorsale dell’Italia, oltre che dagli Appennini, è fatta di aziende medio-piccole, se non microscopiche, fondate e guidate da persone che non vogliono le tasse e la burocrazia che la sinistra vuole imporre, tenendoci inchiodati ad una concezione arcaica dell’imprenditore secondo cui quest’ultimo è un perfido aguzzino.

A Pistoia abbiamo assistito sbigottiti alla chiusura di Frisco, quindi alla perdita di posti di lavoro e all’arroganza della sinistra di casa nostra che si era quasi impuntata, con un insopportabile cipiglio, nel voler piegare una famiglia di ristoratori locali alle proprie regole da banco dei pegni. L’Italia non vuole tutto questo.

Come non vuole frotte di clandestini che invadono il territorio con arroganza e insolenza; come vuole sapere cosa stia accadendo in questo periodo storico tra il mondo islamico e quello occidentale, senza sentirsi ripetere frasi senza costrutto ricolme di irresponsabile buonismo; come vuole il crocifisso negli ospedali, il presepe nelle scuole e la mortadella alla mensa.

Allo stesso modo vuol potere ancora parlare di babbo e mamma, senza sentirsi in colpa verso chi ritiene la genitorialità un diritto e non un dono; vuol poter dire chiaramente che i rom non sono buoni vicini di casa perché rubano, lordano e non rispettano una briciola di ciò che generosamente gli diamo.

Insomma l’Italia pretende, e ne ha bisogno, di sentirsi fiera di essere sé stessa, di non esser calpestata da qualunque cialtrone e di poter dire tutto questo a pieni polmoni senza esser censurata.

Alessandro Tomasi  ha rimosso questo velo di omertà e la strada che lo attende è lunga e impervia.

Inizia una nuova storia per Pistoia, ma è sempre la nostra.

[Lorenzo Zuppini]

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