PISTOIA. Uno sguardo a Piazza San Francesco racconta molto più di mille parole e mille convegni sul futuro della città, essendo arrivati alla fine dei cinque anni dell’amministrazione Bertinelli.
Potremmo considerare questa Piazza come un simbolo, essendo i simboli molto cari al sindaco uscente. Va, difatti, giù molto duro, contro i suoi rivali politici, per quanto riguarda l’antifascismo e la sua bandiera sventolante sotto cui egli vorrebbe ci riunissimo tutti. Una bandiera che non è un pezzo di stoffa, bensì un simbolo.
Ecco, dovremmo fotografare questa realtà, rendendola una cartolina, con sotto scritto “Pistoia Capitale della cultura 2017”.
Oltre ad una conformazione a noi tutti cara, bella e confortevole (per quanto si possa noi pistoiesi esser considerati super partes nei giudizi sulla nostra città), colpisce l’occhio il chiosco Frisco o ciò che di esso rimane, quella struttura familiare privata di banconi, sedie e tavoli, destinata all’abbandono assieme ai suoi proprietari a causa di un cavillo burocratico e della testardaggine di chi amministra con la frusta.
Le vasche della piazza sono abitate da una nuova specie marina: la sporcizia. Abbiamo sempre addebitato le colpe di questo genere di vandalismo ai cittadini scostumati, ma è anche l’ora di tirare le orecchie a chi non si è mai preso la briga di vigilare e sanzionare, ritenendo utili solo quei controlli che possono portare vasti introiti nelle casse comunali. Insomma, c’è chi definisce “investimento” i centocinquantamila euro spesi per l’installazione dei quarantadue dissuasori di velocità
Le colonne che circondano la piazza cadono a pezzi, inesorabilmente, e il loro restauro è probabilmente troppo lungo e complicato perché avvenga in pochissimo tempo, come è invece avvenuta la asfaltatura di alcune strade, tutte sistemate casualmente nei giorni precedenti il primo turno di elezioni o il ballottaggio di domenica 25 giugno. Sono terribili alla vista, occupano spazio macchine ma soprattutto fanno somigliare Pistoia ad una ghost town, quelle tipiche cittadine abbandonate nello sperduto far west.
Sul parterre della solita piazza sono comparsi i nastri bianchi e rossi che delimitano le zone inagibili da quelle agibili, rendendo inutilizzabile tutta la parte di sinistra. Inspiegabilmente tra l’altro, essendo comparse da un giorno all’altro senza che nessuno si sia accorto di alcunché.
Questa piazza, un tempo luogo di indiscusso valore, come scrisse Francesco Tolomei nel 1821, è divenuta oggi cartolina e simbolo del degrado e dell’inaffidabilità.
[Lorenzo Zuppini]