SAN MARCELLO-MONTAGNA. È il momento della “raccolta”! Per tutti coloro che ancora mantengono il diritto-dovere di una autonomia di pensiero e di azione, senza padroni occulti alle spalle, senza compassi e squadre, questa occasione di voto nel Comune artatamente fuso di San Marcello-Piteglio può rappresentare l’inizio di una svolta civile e la possibilità di cambiare registro.
Non sono un giornalista per mia libera scelta e, quindi, posso permettermi di essere pubblicamente di parte (perché anche i cosiddetti giornalisti sono liberi…); ahimè, sono divenuto un partigiano!
Come collaboratore di questo quotidiano ho chiesto, e mi è stato concesso, di poter intervenire come ospite: sfrutterò l’occasione.
Parlerò prima agli ex compagni riparati e coperti sotto i “poteri forti” che la Dynamo esprime e di cui la lista “fantoccio” a trazione Pd di Luca Marmo che umanamente e personalmente stimo (ma politicamente, adesso, molto meno), è la logica conseguenza.
Per tutti i compagni di una volta e per tutti i compagni di adesso, che tutto sono meno che “compagni”, valga l’irriverente e un po’ boccaccesco contributo qui appresso
L’irriverenza verbale cela una verità che non offre scampo. L’invidia di un tempo, tramutatasi in “potere per conto terzi” oggi, ha sempre il marchio delle persone che devono e vogliono essere eterodirette; perché lo sforzo di manovrare il proprio cervello è cosa dura e a volte penosa: meglio che ci pensino gli altri.
Diciamolo francamente: un comunista “vero” che vota la lista del Pd, cioè la lista a conduzione Dynamo, e quindi prevista e prevedibile del social business e della carità accattona che non libera l’uomo ma lo rende ancora più schiavo e lo ingloba in una riserva in-naturale quale quella che sta pervicacemente riproponendo la “squadra” di Manes e soci, non è “roba” digeribile.
Lo testimonia l’ultimo evento svoltosi in Dynamo per i pensionati Cgil, ennesimo e piccolo cavallo di Troia per indurre nelle menti che “niente è fuori Dynamo e tutto è dentro Dynamo”.
Purtroppo da Campotizzoro a Calamecca e quindi dall’alfa all’omega del nuovo comune unico di Limestre-San Marcello-Piteglio, non esiste una struttura pubblica dove poter svolgere qualsivoglia manifestazione.
Il Dynamo, sornione come il topo con il sorcio, offre i suoi spazi…
Il Maeba è chiuso, i cinema della Montagna, dall’Appennino in poi, idem; il Rondò Priscilla e “Le Ginestre” sono ruderi. La Soms di Mammiano è agonizzante, Santa Caterina in San Marcello, non ne parliamo. Vogliamo smetterla di farci del male? Dimenticavo: ci sono gli accoglienti e disinteressati spazi del Dynamo…
Insomma, elettori del vecchio Pci volete smetterla di farvi “gambizzare mentalmente”?
Avete compreso che la vostra non è “testimonianza” ma solo interessato ed utile bussolotto di voti per disegni altrui?
Non vi è bastato il massacro dei territori e l’impudicizia politica di sentirvi ridotti a sguatteri di voleri e poteri che trapassano il vostro territorio, lo martorizzano e lo usano come semplice bacino di voto elettorale?
No? C…i (= cavoli) vostri! Ed ora, “destra”, a noi! State calmi, era per scrivere: “a noi” lo possiamo dire in pochi. Alla faccia di Mannino.
Se quel mondo che erroneamente si chiama destra e che io vorrei chiamare “nazional popolare”, non sfrutta questa occasione elettorale, il domani sarà ancora più duro.
Non portate responsabilità per il massacro del territorio compiuto da oltre settanta anni di amministrazioni comuniste e democristiane e “recenti” conduzioni sono ininfluenti nel giudizio generale.
Non si tratta, “destra”, che destra non sei perché non esiste più oggettivamente una destra e una sinistra, di vincere e occupare il potere locale.
Si tratta di presentare progetti e programmi condivisibili e di “offrire” personaggi, simpatici o meno, ma qualificati e pronti, in caso di vittoria elettorale, in grado di mettere al servizio comune la propria professionalità e le proprie capacità.
La differenza fra “voi” e “loro”, sta proprio in questo; mentre “loro” certificano la professionalità per meriti di tessera (sono incompetenti e lo hanno dimostrato), “voi” avete il dovere di presentare persone che siano come la moglie di Cesare: oneste nei comportamenti ma anche nei fatti.
Se prevarrà il solito cupio dissolvi che era (o, è) un elemento caratterizzante di un individualismo che deve trovare una sintesi ed una unione “contro” un obbiettivo comune, allora la battaglia è già perduta perché i piccoli o grossi interessi che sono madre e nutrice dei cattomunisti si combattono solo con l’antidoto della sobrietà, della libertà di azione e di valutazione erga omnes e contra omnes.
Se il sig. XY mi è antipatico ma è persona degna, onesta e competente di numeri e di bilanci, io che di questo settore non mi intendo, lo andrò a cercare. Chiaro?
A “sinistra” si vaneggiano competenze e capacità che non si posseggono (e la loro politica, a tutti i livelli lo dimostra con i fatti), mentre a “destra”, magari, si hanno gli uomini giusti ma antipatici e niente affatto “malleabili”.
Infatti la differenza sostanziale è proprio questa: le persone capaci sono, talvolta, anche un po’ scontrose e poco “politiche”, ma in sostanza capaci e non “adattabili”. Uomini liberi fra uomini liberi che si possono anche prestare alla politica, ma non nel termine giustamente dispregiativo che a questa funzione oggi si associa.
La “politica” è mediazione e la differenza fra la cosiddetta destra e sinistra, nel nostro territorio, può tranquillamente tradursi nel comune disegno di rendere dignitoso un territorio che da troppi decenni è servo e non padrone; da troppo tempo è sguattero dei voleri altrui e non dei propri.
Tutti debbono concorrere al comune interesse; anche quei raggruppamenti che fanno della “testimonianza” il loro credo politico.
Perché dall’altra parte, a sinistra, si crede solo ad una cosa, servire e raccattare le briciole: se cambia il vento, potrebbe essere un casino!
[Felice De Matteis]