elzeviri & elzepìri. LA SPESA ALLA COOP DI AGLIANA E “DOMINE, NON SUM DIGNUS»

Nel dualismo della realtà, lo stesso Adelchi del Manzoni conclude che, in questo mondo, la condizione umana è binaria: «far torto (le «autorità costituite» della Gip Martucci) o subirlo (el pueblo, anche se unido…)»


Meno male che i demo-catt sono per Terra Aperta, l’inclusione, il perdono e la sopportazione delle persone moleste!


AD AGRÚMIA ASSAI SI BELA    E È DI MODA LA QUERELA,

MA SE ALCUNO HA I GIUSTI AMICI    MAI NON TEME MALEFICI . . .


Invece i sostituti Curreli e Grieco ci si sono proposti come nostri maestri e donni, come direbbe l’Alighieri

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Rincorso e preso a sassate come il famoso capro espiatorio di ancestrale memoria, più che scrivere un elzeviro, mi accingo a scrivere un elzepìro per avvertire che mi resterà assai difficile ri-mettere i piedi alla Coop per fare la spesa.

È un elzepìro-outing alla maniera mia, à prise de cul di super-stalker perseguitato dal tribunale di Pistoia che, anziché aiutare la «gente comune» come promise il Coletta, si accanisce contro di essa, specie se, come me (e anche Alessandro Romiti) si preoccupa di fare e di vivere un’informazione indegna di Montanelli.

Evidentemente è stata una promessa da politici

Così la pensano Claudio Curreli e Giuseppe Grieco e ce lo hanno detto sussiegosamente in aula, col nasetto all’insù come due maestrine saputelle della Cgil.

E tuttavia la gente come noi ha l’assoluto merito di fare quello che a Pistoia non si fa mai: raccontare le verità misurabili attraverso documenti e carte ovviamente spregiate da dei difensori della legge, a nostro parere indegni sotto il profilo di cui all’art. 54 della Costituzione.

Se oggi è moda fare outing per raccontare che si è gay, concederete anche a me di spiegare pubblicamente (anche se non importa a nessuno) il perché «non sum dignus di entrare alla Coop di Agliana».

Sempre più spesso, infatti, in quel santo tempio di compagni progressisti, mi trovo, fianco a fianco, con un benefattore della cittadina di Agliana-Agrùmia: il geometra, se ben ricordo, Corrado Artioli; ex-Dc, ex-direttore di banca, ex-presidentissimo della Misericordia, insomma ex-piuomenoditutto, ma ancora très puissant su suolo mellettóso (così diceva la Blimunda Milva Maria Cappellini-Nesti) quale quello della città di Magnino Magni, ma anche di falsi partigiani poi condannati per avere ucciso un carabiniere per futili motivi e vendette personali. Leggetelo su Provincialia, famoso e contestatissimo libro di Arnaldo Nesti.

Io non sono degno di camminargli, all’Artioli, a meno di 300 metri; la stessa distanza che la Gip Patrizia Martucci stabilì acciocché non dessi fastidio al famoso ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, Ctu del tribunale di Pistoia e caro all’infallibile filo-clandestinirregolari Claudio Curreli.

Perché non sono degno di calcare il suolo su cui poggiano in sandali le sue, dell’Artioli, preziose piòte? Per il fatto che, come mi disse direttamente lui stesso in aula (prendendosi, però, un vaffanculo a secco degno di Grillo), “lui non era mai stato condannato”.

Nani in confronto a lui? No: solo amebe senza dignità

Qui do ragione a Piercamillo/Piercavillo Davigo: Corrado non è mai stato condannato solo perché non è mai stato sgamato e perché, quando poteva esserlo, amici di amici (penso al luogotenente Placido Panarello, carabiniere di polizia giudiziaria, ma anche ex presidente del Lions della Piana, consociato, almeno per un certo periodo di tempo, anche all’intramontabile Corrado), gli salvarono la “faccia” con rapporti osceni farciti di giudizi personali apodittici e tali da falsare ogni verità.

Le prove ci sono: basta pubblicarle. Finire poi arrosto sotto Curreli, Grieco, Gaspari e altri, non è un problema: anche Pertini, presidente vero di una repubblica poi in via di distruzione nelle mani di sfasciacarrozze, era stato in galera. O sbaglio? «Fedine penali macchiate – scrivono a Livorno – coscienze pulite». Fate voi.

Non posso quindi né approssimarmi a benefattori di tal portata (450 mila € buttati in cause perse per il progetto e i lavori della nuova Misericordia) e il sostegno avvocatile della Ilaria Pavoncella Signori, figlia e moglie – mi assicurano – di carabinieri.

Immaginate solo la serietà e la limpidezza i tutti i rapporti dei Panarelli e degli Ugolini di Pistoia ed è detto tutto.

Quando si entra in una moschea come la Coop, come a Santa Sofia a Istanbul occorre soffiarsi il naso e lavarsi i piedi.

E io i piedi li ho sudici non perché non li lavo, ma perché procura e tribunale di Pistoia sentenziano che li ho lerci ope legis, in quando non pronto a baciare la pantofola alle «autorità costituite», tutte, comunque, centri di potere e, pertanto, in odor di angherie.

Nel dualismo della realtà, lo stesso Adelchi del Manzoni conclude che, in questo mondo, la condizione umana è binaria: «far torto (le «autorità costituite» della Gip Martucci) o subirlo (el pueblo, anche se unido…)».

La ditta Paolo Vagnozzi mentre lavorava al risanamento della discarica posta sotto l’inceneritore. Anche a questo la generosa procura della repubblica non fece caso. Come oggi che la sostituta Gambassi sana tutto dopo cinque anni di inerzia con una richiesta di archiviazione…

Io sono uno stalker, un minacciatore, uno spargitore di diffamazione per definizione giudiziaria, ma di una giustizia che non ha vergogna di offendere l’uomo ogni giorno.

Lo sono, ma solo perché non fo parte dei Lions né dei Rotary né della Massoneria di alcun tipo.

Lo sono perché per scelta vivo di anti-potere come qualsiasi vero libero pensatore. E scrivo e documento le sconcezze del sistema come farebbe un «resistente al fascismo istituzionale», consolidato in Italia da Mani Pulite in poi, e incancrenito anche grazie a fenomeni di giustizia alla Palamara.

Lo sono, infine, perché ho una dignità che molti altri non hanno e credo di doverla difendere fino all’estremo.

Come può stare, uno come me, vicino ad Artioli-san (scritto さん), come direbbero i giapponesi? Io non ho fatto niente di grandioso come lui, che è degno di essere beatificato già in vita.

Non no neppur fatto fallire la ditta di Paolo Vagnozzi che, per un prestito da 50 mila € o giù di lì, chiese a Corrado di prendergli a garanzia una fattura di 450 mila € da riscuotere dal Cis-Inceneritore – se ben ricordo.

Ma l’Artioli rovesciò il documento sulla scrivania e disse al Vagnozzi che poteva andarsene subito e senza fiatare. Parola della Gioietta Signori (in aula). Lode a te o Corrado! E se Gaspari si fosse degnato di leggere tutto ciò che aveva a disposizione…

Lions. Soci al lavoro con il Presidente della Circoscrizione 3 Placido Panarello. Dovrebbe esserci anche l’avvocata Lamboglia

Né tantomeno io sono degno e all’altezza di chi va alle Mauritius, alle Maldive o in chissà quale atollo del Pacifico (non ricordo di preciso dove) o in altre “isole dei famosi” pagandosi il biglietto in business class come James Bond: io che – se ancora ci fosse, come quando ero ragazzo – per muovermi comprerei il biglietto di terza classe sui treni con i sedili di legno.

Ora che ho outingato, l’avvocata Ilaria Pavoncella Signori, può far scrivere dall’avvocato Bertei un altro squasso di querele contro di me, diffamatore ope legis.

Il rischio è che la superprocura di Pistoia decida di far fare le indagini un’altra volta al luogotenente Panarello che, nella Mise di Agliana ci naviga in tutta sicurezza – vedi la foto con l’avvocata Lamboglia, moglie dello stesso ingegnere che finì col firmare, a nome proprio, i progetti studiati dai Mangoni e da loro consegnati a Corrado, quando Corrado decise di buttar via 450 mila euro in cause perse.

Bel chiappo, no? Capito aglianesi appastati e inflessibile procura pistoiese?

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


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