PISTOIA. Alcune piene fa, negli ultimi mesi del 2013, Legambiente Pistoia aveva segnalato la situazione assai precaria di alcuni punti lungo il tratto perimurale della Brana, richiedendo un intervento urgente di ripristino di due differenti tratti del torrente. Il primo a valle della curva ad angolo retto dopo il ponte di porta San Marco, in Via dei Campisanti, cioè, dove l’erosione dell’argine, tra l’alveo e il glorioso bastione della Sandraccia – che resistette alle cannonate e all’assalto delle truppe papaline di Urbano VIII Barberini – ha svelato l’interramento di rifiuti plastici riconducibili ad attività di vasetteria e simili. La seconda zona critica continua ad essere quella all’altezza del carcere di Santa Caterina, dalla parte della pista ciclabile.
Come si vede dalle immagini in questo caso è proprio ceduto l’argine in pillole di fiume e muratura: la progressiva erosione del greto arriverà prima o poi a sbriciolare la terra fino al muro esterno del Tiro a Segno Nazionale, se l’acqua manterrà la libertà di inserirsi nel pertugio indebolendo la sponda. Più passerà il tempo e maggiori saranno i costi dell’intervento, a carico, ovviamente, della collettività.
A questo punto è doveroso spostare il ragionamento su un aspetto apparentemente diverso, ma che in realtà costituisce la causa prima per la quale il Comune di Pistoia, evidentemente, si trova impossibilitato ad affrontare tempestivamente la spesa per un’urgenza che possiamo pure ritenere primaria, anche se non pregiudizievole per l’incolumità umana. Ci riferiamo al conflitto più evidente della nostra società: quello trai Sindaci italiani, che dovrebbero manutenere il territorio con i suoi bisogni essenziali, e il Governo centrale, espressione delle lobby (vedi qui o qui per esempio, o anche questo icastico video) e garante di ingiustizie e conclamati sprechi che fanno affondare il Paese.
Rimane ovviamente apertissimo, ma di ordine superiore, il conflitto tra scarsità di risorse e il loro prelievo, amplificato poi dalla folle globalizzazione delle merci – si pensi ai gamberetti pescati nella baia di Baffin, sgusciati in Marocco e impacchettati in Danimarca che arrivano poi sugli scaffali dei nostri centri commerciali – e dagli altri corollari della mondializzazione, come la svalutazione del lavoro e la corsa al ribasso sui diritti.
Sul primo conflitto tuttavia, salvo qualche caso un po’ originale (vedi), manca ancora la forte presa di posizione dei primi cittadini, che dovrebbero organizzarsi e dichiarare letteralmente guerra a un Parlamento che sostanzialmente si ostina a non rimuovere le condizioni per cui le imprese fuggono dall’Italia e la qualità della vita sprofonda in modo esponenziale.
Bisognerebbe poi che qualcuno chiedesse conto ai parlamentari pistoiesi del loro operato. Ad esempio, gli Onorevoli Fanucci e Bini potrebbero spiegare perché:
- hanno votato per rifinanziare la guerra in Afghanistan, una guerra persa: gli Usa stanno trattando coi talebani
- non si mobilitano per fermare la corsa del Governo agli armamenti, quando la prevenzione dal dissesto idrogeologico è l’unico vero investimento per la Difesa
- hanno accettato di regalare miliardi e miliardi alle lobby delle slot machines, quando le priorità per ripartire sono la riduzione delle tasse sul lavoro e il finanziamento delle piccole opere di manutenzione sparse in ogni città.
La lista sarebbe lunghissima, ma ci fermiamo, con l’auspicio che l’opinione pubblica possa destarsi e iniziare a pretendere qualcosa di concreto e di utile dai propri rappresentanti.
Tralasciamo, in quanto eletto in rappresentanza di un’altra regione, il Senatore Vannino Chiti, il cui unico merito politico, per il quale sarà ricordato nella storia di Pistoia, è che sua moglie riuscì ad impedire la devastazione di un’area verde in via degli Armeni che rischiava di essere parcheggificata e coperta d’asfalto (chapeau!).
Per concludere ricordiamo che la liberazione dai manufatti fatiscenti e impropri della fascia perifluviale della Brana, lungo via dei Campisanti, per riconvertire l’area a parco fluviale e oasi della biodiversità, sarebbe anche un obiettivo dell’amministrazione comunale.
Peccato, per ritornare al discorso iniziale, che le casse pubbliche siano vuote: probabilmente quando i parlamentari smetteranno di mantenere le spese improduttive sopra accennate (e gli stipendi e pensioni d’oro dei manager di Stato) la spesa pubblica potrà utilmente essere destinata a beneficio dei Comuni e delle ordinarie emergenze o miglioramenti dei sistemi urbani.
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Tutto il territorio è stato colpito all’eccesso dalle bizze meteo di questo anno infausto per allagamenti e smottamenti. E’ vero che nelle casse non ci sono i fondi per ottemperare alle necessità più subitanee della messa in sicurezza di quei luoghi più colpiti ma è altrettanto vero che gli interventi sui corsi d’acqua classificati come l’Ombrone e la Brana sono di responsabilità del Consorzio Ombrone e di conseguenza della Provincia.
La mentalità e gli interessi della politica sui bilanci ha dato questo risultato ma è facile scaricare le responsabilità “sull’eccezionalità degli eventi atmosferici”. Il Consorzio Ombrone è commissariato da tempo ma per report personale, posso dire che questa estate e questo autunno gli interventi di manutenzione programmata sono stati blandi e di scarsa utilità.Addirittura in alcuni casi dove cartelli di programma lavori presenti lungo i tratti dei nostri torrenti riportavano 2 interventi di manutenzione, ne è stato fatto uno soltanto e esclusivamente nei tratti urbanizzati(vedi zona via ciliegiole/Torbecchia). Decine di cittadini esausti possono testimoniare le mie parole. Per il caso limite della Brana in via campisanti abbiamo raccolto fotografie degli argini aperti dalla furia dell’acqua che hanno messo in luce accantonamenti di materiali plastici derivanti, come detto anche da Cristofani, dall’attività pluridecennale di fioristi presenti praticamente nell’alveo della Brana ma anche dalla mancata oculatezza da parte del Consorzio Ombrone nella pulizia degli argini. Batto molto sul Consorzio perché è bene sapere che riceve alcuni milioni di euro all’anno per gestire appena 96km di corsi d’acqua classificati, mentre per i restanti 398 km di corsi d’acqua non classificati (fosse,gore e acque superficiali non classificate) la responsabilità viene ricondotta al Comune di pertinenza territoriale, in questo caso quello di Pistoia, che mette a disposizione in bilancio poche decine di migliaia di euro alle voci territorio e protezione civile.
Come Movimento 5 stelle non è da ora che chiediamo una commissione di lavoro per il territorio ma dal 2012 e solo nel dicembre del 2013 è stata convocata una commissione ambiente con in audizione il resp. della Prot. civile Angelo Biagini, che oltretutto, ha messo in campo uno studio del territorio per una rivalutazione dei parametri di riferimento per i calcoli di intervento al momento riconducibili ad una tabella, quella del bacino alto-valdarno, non più attuale visto il trend del clima da 15 anni a questa parte.L’eccezionalità meteo ripetuta negli anni è sempre andata a stabilizzarsi come consuetudine stagionale e quindi ha necessità di essere valutata come costante e non come picco. La politica, non essendo tecnica pura, ricopre un ruolo di amministratore ignorante e i risultati sono quelli che si vedono oggi in tutto il nostro territorio di piana e montagna, questo per dire che non possiamo pretendere molto dalle chiacchiere della Bini o del Fanucci. Per la Bini apro una parentesi fuori tema ma non troppo : alcuni mesi fa apparve la notizia dello sblocco dell’area nuova questura, ad oggi i dipendenti della Questura attendono sempre il proprio trasferimento ostacolato da una semplice decisione sul cambio di destinazione d’uso dell’area.. Quanto tempo anche loro dovranno aspettare pregando che non gli crolli in testa la fatiscente struttura della palazzina che a tutt’oggi li accoglie sul ponte Macallè?
Chiusa la parentesi Bini e tornando ai problemi legati al clima e alò territorio, voglio aggiungere che i problemi legati agli allagamenti sono dovuti quindi non solo ad un’Amministrazione latitante tecnicamente ma anche a quegli enti operatori che non svolgono appieno il loro lavoro assegnato; tra questi, la lacuna più grossa, va resa a chi non ha posto un serio controllo sulle attività che sfruttano il territorio come il vivaismo ad esempio, volano occupazionale per la provincia ma al tempo stesso fattore destabilizzante dell’equilibrio dell’assetto territoriale idrogeologico. Il vivaismo negli ultimi 2 decenni si è trasformato radicalmente portando la lavorazione da campo aperto alla più redditizia vasetteria, per la quale, sono stati impermeabilizzati decine e decine di km2 di territorio, andando di fatto a mettere in crisi tutto il sistema di ricezione delle acque meteoriche e il loro regolare deflusso aumentando la quantità d’acqua ricevuta, non più assorbita regolarmente dalla terra. In altri casi sono stati stravolti i reticoli delle fosse, in altri ancora rialzamenti dei terreni che in alcuni casi superano il metro di altezza rispetto anche alla viabilità pubblica rendendo di fatto quest’ultima una fossa ausiliare delle proprietà modificate. Eppure ci sono regolamenti ben più che chiari sulla gestione, organizzazione e controllo del territorio ma nessuno e ripeto nessuno, al momento si è fatto carico di avviare tali controlli… I motivi sarebbero anche troppo semplici da individuare sul perché non vengono fatti questi controlli ma passerei da populista se dicessi che non vengono fatti per interessi delle lobbies vivaistiche legate con il cordone ombelicale alla politica locale.. Ma qualcuno dovrà pure dirgli che esistono delle regole o no? La nostra parte la faremo sicuramente, quanto meno quella di mettere in luce i difetti del meccanismo ambiente e sua tutela.