Attualissimo, per le sinistre antifasciste, il poeta che ragionava con il suo cervello e che non avrebbe gradito essere strumentalizzato a scopi di propaganda per un pensiero sostanzialmente a trazione nero-rossa
Perché la giustizia pistoiese deve essere per forza un mondo a parte?
CODESTO SOLO OGGI POSSIAMO DIRTI,
CIÒ CHE NON SIAMO, CIÒ CHE NON VOGLIAMO
A ben vedere, la procura di Pistoia è letteralmente schizofrenica ed ecco perché.
Le caselle Pec, volute dal governo non so quale, nacquero e vennero piantate dovunque, come cipolle e capidàglio, per facilitare i rapporti epistolari fra i cittadini e la pubblica amministrazione (ma dio, che non c’è, ce ne scampi).
A Pistoia-procura non sembra che la cosa sia andata in porto. Neppure in minima parte.
Forse perché l’ufficio pistoiese era, come veniva definito dalla procura fiorentina (anche quella di Luca Turco, procuratore aggiunto tanto rispettato dall’attuale capo pistoiese Tommaso Coletta) “il porto delle nebbie”.
I “panificatori” pistoiesi hanno pensato bene di rendere difficile la vita ai propri sudditi. E li dirigono diligentemente sugli scogli, in maniera che naufraghino prima di poter attraccare alla banchina.
L’art. 112 della Costituzione più bella (e bullizzata) da chi di dovere, stabilisce che «Il pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale».
Ma si torna sempre al solito punto: magistrati e dipendenti di giustizia.it sanno o no leggere? Ne hanno voglia? Riescono o no a capire quello che leggono e a decidere, di conseguenza, cosa fare in base a norme di una logica elementare?
Illuminante, a questo proposito, è l’aulico commento di Giovanni Salvi (molto noto a Pistoia, specie all’ex-Pm Renzo dell’Anno, di cui vergò la relazione per la nomina a Pm capo di Pistoia) dal titolo inequivoco di L’Art. 112 della Costituzione.
Guardate: l’azione penale è obbligatoria. Lo capisco perfino io che non sono né un genio del diritto né un magistrato. Ma se un cittadino qualsiasi adopera la Pec della procura di Pistoia prot.procura.pistoia@giustiziacert.it perché vuole fare avere certe sue osservazioni e considerazioni a magistrati ivi impegnati – quali Tommaso Coletta, Claudio Curreli, Giuseppe Grieco, Luisa Serranti, Leonardo De Gaudio, Chiara Contesini, Linda Gambassi etc. etc. etc. –, ecco che trova subito una muraglia cinese dinanzi a sé. Chilometri di sbarramenti come si legge nell’immagine di testa al numerone rosso 1.
Non vi sembra di rivedere la famosa scena di La vita è bella, in cui il clown-sostenitore di Mattarella a Sanremo traduce dal tedesco gli ordini del soldato nazista del Lager?
Ecco la smitragliata:
La presente rappresenta notifica di RIFIUTO dell’e-mail inviata
Attenersi scrupolosamente grazie……………..non inviare la posta su questo protocollo e no a doppio indirizzo – per invio di ulteriore posta
L’indirizzo usato è esclusivo solo per ricevere posta di natura ammnistrativa
Si prega inviare le notizie di reato, seguiti, richieste carichi pendenti, posta e altre richieste
per la Segreteria Penale a:
depositoattipenali.procura.pistoia@giustiziacert.it (Atti penali, richieste e altro)
cnr.procura.pistoia@giustiziacert.it (Segreteria Penale) notizie di reato e altra posta penale penale.procura.pistoia@giustzia.it (Segreteria Penale) notizie di reato e altra posta penale dibattimento.procura.pistoia@giustiziacert.it (ufficio dibattimento)
Si prega di consultare il SITO DELLA PROCURA e di prendere atto degli indirizzi sopra indicati e di non inviare la posta sul protocollo Ammnistrativo.
Grazie la Segreteria Ammnistrativa
Il cittadino esegue religiosamente e piamente le indicazioni della Segreteria Amministrativa e si trova dinanzi, se non la muraglia cinese di cui sopra, il Vallo di Adriano che separava la Scozia celtica dall’Inghilterra conquistata e indipòi corrotta da Roma.
La dottoressa Enrica Ferilli, direttore della segreteria penale, alza immediatamente il ponte levatoio di questa giustizia italico-piemontesico-confuso/borbonica con queste parole:
Si restituisce in quanto trattasi di atto presentato con modalità non conformi alle norme processuali vigenti e pertanto non esaminabile né iscrivibile nei registri della Procura.
Personalmente mi chiedo che differenza trovi – la procura della repubblica di Pistoia: e in ciò mi appello in maniera particolare a un solerte sostituto come Claudio Curreli e alla sua collega Linda Gambassi – fra un cittadino qualsiasi come me e una cittadina non più qualsiasi come l’avvocata del Perrozzi ragionier non-dottore, che si è potuta permettere (senza alcuna osservazione da parte di alcuno, da che mi risulti) di scrivere, sabato 8 agosto 2020, alle 23:47, a Cnr procura Pistoia; annalisa.mangia@giustizia.it; claudio.curreli@giustizia.it; concetta.cascella@giustizia.it; linda.gambassi@giustizia.it; prot.procura.pistoia@giustiziacert.it; e il giorno successivo, domenica 9 agosto 2020, alle 20:07, al Prot. procura Pistoia; Claudio Curreli; Linda Gambassi; Annalisa Mangia; Concetta Cascella. Si vedano, a tal proposito, le immagini delle mail Pec dell’avvocata Giovanna Madera, bella e beneaccolta di mattina e di sera.
Ma allora, o procura e dottoressa Ferilli; o Gip Patrizia Martucci (attualmente in convalescenza per – si dice – caduta dai tacchi come il poeta Giuseppe Parini) e giudice Gaspari; o sostituto Giuseppe Grieco, è proprio vero che l’art. 3 della Costituzione non conta una beata minchia e che non è vero che «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali», se è così spudoratamente diverso il trattamento riservato a me che scrivo e sto sull’anima perché non soggiaccio al potere, rispetto a quello tranquillamente accettato e gratificato dell’avvocata del Perrozzi – e della gente molto inclusa dall’inclusione del potere, che potrebbe più giustamente chiamarsi «reclusione sociale» o, in termini più frizzanti, mordaci e satirici, «conformismo e ossequio al potere» (non di rado malato).
Ho scritto gratificato perché quelle due mail schizofreniche vergate dalla signora Madera, Curreli le fece finire nei capi d’imputazione del vergognoso processo politico affidato alle cure di Gaspari, seppure presentate «con modalità non conformi alle norme processuali vigenti e pertanto non esaminabili né iscrivibili nei registri della Procura». E se sbaglio, spiegatemi il perché, evitando accuratamente di usare il metodo-Curreli del rinvio a giudizio per l’onesistente «stalking del giornalista»!
Io credo che la dottoressa Ferilli – indietro assai anche su altri due punti rimasti morti: 1. la mia richiesta di un 335 presentata il 29 gennaio 2023 e non ancora evasa dopo 79 giorni (al sindaco Ferdinando Betti il 335 fu dato il giorno stesso in cui si presentò in procura: non meraviglia che in séguito gli sia stato tolto anche il carico del Carbonizzo di Fognano…); 2. la richiesta – inoltrata il 4 febbraio 2023 alle 12:10 e tuttora galleggiante in procura da ben 73 giorni –, non soddisfatta, della stra-famosa (ma nel senso di famigerata, se permettete) circolare Coletta 574/2 del 14 marzo 22, con cui il Pm capo pretende (che altissimo senso della giustizia e che magnifica conoscenza della gerarchia delle fonti!) di far consultare, ma di non rilasciare copie di atti che riguardano i cittadini e il loro inviolabile diritto di difesa!;
io credo, dicevo, che la dottoressa Ferilli dovrebbe trarre ispirazione e auspici dai generosi comportamenti del terrapertista sostituto Curreli: accogliente anche con gli immigrati clandestini e gli irregolari, pur se dovrebbe rispettare i suoi doveri di magistrato legum defensor; nonché troppo proclive a violare (per maggiori capacità intellettive rispetto ai comuni mortali, s’intende!) il divieto di svolgere attività giudiziaria nello stesso tribunale in cui opera sua moglie come giudice delle esecuzioni immobiliari.
E la dottoressa Ferilli dovrebbe anche capire che non sta affatto bene “favorire chi può” a danno della famosa «gente comune» tanto lisciata, al suo arrivo, dal democratico Pm capo Tommaso Coletta – che però, stando alle narrazioni ufficiali, sembra credere che la «gente comune» faccia Turco di cognome. E torno a esprimere – come del resto ho fatto finora – il mio punto di vista ex art. 21 del duo Benigni/Sergio.
PQM
La procura di Pistoia sembra avere urgenza e ancor più necessità non di un «Nordio riformatore», ma di un «Bonaparte liberatore», come scriveva il giovane Foscolo (1797), se non addirittura di un vero e proprio «Attila flagello di dio».
E se il palazzo di giustizia non è d’accordo, ci spiace assai, ma la realtà – visti i fatti, i comportamenti, la facilità degli arresti, la rigogliosa lussuria delle condanne di gente “chiappata al volo” e senza indagini, gli abusi come quello occorso alla perseguitata ex-comandante Turelli di Agliana, cui fu impedito il diritto alla difesa dal duo De Gaudio-Serranti – non permette una lettura storicamente onesta diversa da quella qui proposta.
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
A Pistoia la politica tace nella vergogna; gli ordini professionali sono nati senza orecchie e senza corde vocali; la stampa è utile all’informazione critica dei cittadini quanto un paio di pinne nuove a una foca. Ci fosse Primo Levi, forse oserebbe pensare a questa sonnolenta Sarcofago City come a un secondo
« ANUS MUNDI »