evangelici e razzisti. BARDELLI RESISTE E PIANGE: PADRE KAYUMBA NON HA INCASSATO ALCUN AFFITTO, MA L’OMERTÀ TRIONFA IN SARCOFAGO CITY (parte 5)

Il caso della Parrocchia di Spazzavento è ancora fermo, nonostante il nostro articolo di denuncia del 12 Novembre. Bardelli è moroso e piange lamentando una crisi di liquidità per i crediti vantati da Padre Deo Gratias. Niente si muove dalla Curia pistoiese che sembra davvero ostaggio del cerchio magico bardelliano. Interverranno la Prefetta Messina o la Comandante dei CC Petrone (che tanto stimano Don Manone)?

Bardelli cavaliere della luce

PISTOIA. Il pezzo del 12 Novembre ha scoperto l’incresciosa vicenda del debito di oltre 15.000 euro che Luigi Egidio Bardelli (Don Manone) ha con la Parrocchia di Spazzavento, dove il parroco Don Kayumba rifiuta commenti ulteriori, ma ci conferma l’insolvenza del patron di Tvl Pistoia.

Sono trascorse cinque settimane dalla denuncia di Linea Libera e niente sembra scalfire la volontà di Bardelli a voler onorare il debito che ha con la Maic per l’affitto della sede di Spazzavento, ove è tenuto un centro di riabilitazione diurno per minori.

Abbiamo spiegato al Parroco congolese – che si rifiuta di rilasciare un’intervista più particolare, ma ci conferma obtortocollo la persistenza debitoria che viaggia verso i 20 mila euro – che la Maic è (anche) un’enclave bardelliana, dove Luigi Egidio, dispone di essa come di una cassaforte, dove entrano i proventi pubblici assicurati dalla Asl Toscana Centro per l’assistenza ai ragazzi più sfortunati.

Maic dire Maic… Non si sa Maic cosa può capitare...

Un controllo assoluto quello di Don Manone che – come ha dimostrato l’estinzione pilotata della primitiva Aias, migrata in Apr e poi incenerita – farebbe scomparire anche Putin per la sua caparbietà e sfacciataggine: osservando il caso di specie, non si potrà non vedere la discriminazione che avvolge il protagonista, un “sentiment” orientato al razzismo sulla casta del sacerdote coulored, ovvero di terza categoria, nella quale rientra Padre Don Deo Gratias.

La Maic, è sì una Fondazione con utilità sociali, ma è anche una enclave di riflesso privatistico, socialmente fashionable come dimostrano i recenti baci di pantofola del Prefetto Licia Messina in crociera (o della Comandante dei CC Antonietta Petrone).

Possiamo affermare  — per le informative ricevute — che Bardelli è il Reuccio incontrastato, sulla gestione finanziaria della cassaforte, con controllo gestionale assoluto, come è già stato dimostrato dall’inchiesta pubblicata sul primitivo Quarrata/News, stabilita in via definitiva e irrevocabile con sentenza del Tribunale di Pistoia.

Se invece di un prete “calimero” ci fosse stato un prete algido come Don Diego Pancaldo, il nostro Don Manone si sarebbe permesso di fare il moroso nei pagamenti?

Questa inchiesta è una vicenda che grida vendetta, anche per l’omertà nella quale è annegata e che appare direttamente proporzionale all’inerzia che sembra assicurata dalla Curia, che forse, deve fare i conti con il cerchio magico, ovvero il presbitero (anche) consigliere della Fondazione (è chiaro il conflitto di interesse, Vescovo?) coincidente nella persona di Don Diego Pancaldo bene insediato, lì e là.

Don Diego, è un presbitero speciale, più “uguale degli altri preti”, perché – ci spiegano – non ha avuto una formazione seminariale convenzionale: è stato “imposto” presbitero.

Noi lo abbiamo conosciuto quali vittime di un’azione paramilitare stile hamas (e riservata proprio a chi scrive), perpetrata in Sala maggiore del Comune il 30 Gennaio 2013, di fronte alla Chiara Amirante; laddove nel caos di un’assemblea generale, ci venne impedito da un muro umano di bardelliani, di formulare a Luigi Egidio dalle domande sulla sentenza del Tribunale di Roma che annullava la costituzione di APR.

Ma torniamo a Spazzavento. I parrocchiani, ci ringraziano per l’inchiesta che ha rappresentato la deprecabile posizione debitoria della Maic, sulla quale Luigi Egidio è divenuto un disco rotto, lamentandosi della crisi di liquidità indotta dalla mancata contribuzione di denaro pubblico: solo quella, nient’altro.

Ma le cose stanno davvero così?

È vero che Maic ha contributi annui intorno a 6 milioni di euro per la gestione dei suoi centri di riabilitazione e non può versare 15mila euro alla Parrocchia di Padre Kayumba?

Questi contributi, sono forse erogati con delle clausole limitative che impediscono il pagamento degli affitti delle sedi periferiche? Da Maic, Tvl e Curia, il silenzio è stato tombale in questi 45 giorni dallo scoop, che in realtà sarebbero circa 11 mesi dall’avvio della penosa storia di mancati pagamenti.

I parrocchiani – che ci raccomandano la riservatezza – non intendono fare sconti e ci riferiscono che la “chiusura del rubinetto” nei confronti della Parrocchia Chiesa dei Santi Maria Maddalena e Lazzaro è da ritenersi strategicamente utile sul piano politico da Don Manone, perché diventerebbe surrettizia a esercitare – nel coinvolgimento indiretto della Parrocchia di Spazzavento e per riflesso, della Diocesi pistoiese – una pressione utilissima da spendersi nei confronti della Regione Toscana.

Se pagate noi, pagheremo Deo Gratias e tutti i calimeri, sarebbe questo il teorema di specie! E anche Fausto, il Vescovo, potrà intercedere questa volta, ma non con delle preghiere, ma con delle richieste straordinarie di contribuzione da farsi all’Assessore in Regione. Fantapolitica ci dite? Non siamo d’accordo.

La Prefetta Licia Donatella Messina, potrebbe intercedere per la giusta causa di salvataggio di Don Kayumba, vista la sua confidenza con il Luigi Egidio? Siamo a Natale, Licia: sii buona!

Non ci sorprende una tale – molto ragionevole – ipotesi di coercizione socio-politica-amministrativa (i referenti, sono più cattivi, e parlano direttamente di “ricatto”), ma non possiamo non sottolineare alcuni aspetti che governano la possibile temeraria iniziativa del patron di Tvl che resta lì, indefesso, marcato dalla morosità più imbarazzante, chiaramente scudandosi con l’operatività della Maic per come è impegnata nella innegabile e irrinunciabile funzione di assistenza ai disabili e che:

– dispone di un potere mediatico straordinario, governato anche dalla dabbenaggine che opprime Sarcofago City, così godendo di credibilità incondizionata riservata agli anchorman affermati, siano belli o brutti, dolci o spietati, bravi o cattivi.

– aveva anche ottenuto una riduzione del canone di locazione di quasi la metà, dato che il canone commerciale sarebbe stato di circa 2.800 euro e non 1.500, come concordati a regime (una notazione verosimile questa, vista la grandezza del plesso affittato) grazie all’intercessione del Vescovo, ovvero per la specifica destinazione d’uso inquadrate nella Maic.

– costringerà il Nostro parroco ad impegnarsi nel promuovere un’azione di sfratto che sicuramente, vedrà la Maic espulsa per sentenza del Tribunale, ma che richiederà almeno fino alla prossima estate, con il godimento dell’immobile a esaurimento e il debito che sarà destinato a raddoppiare, galoppando verso i 30mila euro, oltre ai costi di giudizio e assistenza legale, anticipati dalla parrocchia.

– una Parrocchia, cornuta e mazziata, dunque ma viene da chiedersi se non c’è da vergognarsi a dichiararsi cittadini della città di Vanni Fucci.

Siamo troppo severi? Maic, vuol dire Maria Assunta In Cielo: che direbbe la Madonna di questo scandalo, sul suo nome? Giudicate voi. (continua)

Alessandro Romiti                                  

 [alessandroromiti@linealibera.it]

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