everything I see. ALGEBRA, FIBONACCI, ELEMENTI D’EUCLIDE E GIUSTIZIA DA ‘MILLE E UNA NOTTE’

«Pòle la procura di Pistoia “inchiestare” come le pare e piace e perseguitare la gente così, a capocchia, utilizzando solo la prima parte dell’articolo 358 cpp?». E la risposta è sempre quella del film: no. Un’amministrazione inutile che ci sta a fare? Aboliamola per spending review e risparmieremo miliardi di euro


La rappresentazione della successione di Fibonacci somiglia
alle pale tritatutto di un motore a reazione


DI DISCORSI PIÙ NE FANNO

PIÙ ALLA GENTE ARRIVA IL DANNO


 

Rivedo – un po’ in ritardo, ma lo rivedo – l’intervento di Martina Vacca, La Nazione, sull’udienza del processo vigilesse-di-Agliana: un meraviglioso soufflé male organizzato (sono ancora libere le opinioni…?) da due magistrati giovini, Luisa Serranti e Leonardo De Gaudio. Con l’accordo e lo stimolo a procedere del capo Coletta, ovviamente.

Anche in questo caso mi limito a scrivere everything I see, solo tutto quello che vedo. E rivendico pure il diritto – per due illustri maestri di giornalismo montanelliano “appellati” (così si esprime il giudice Gaspari in aula) Claudio Curreli, con vastissima e profonda esperienza di addetto stampa dell’Agesci-scout Pistoia; e Giuseppe Grieco, il sostituto anziano che, nella narratologia del giornalismo pistoiese, dicono che avesse contattato i giornali locali, fischiando nelle loro orecchie che nessuno parlasse del processo contro il luogotenente Sandro Mancini o sarebbero stati “cavoli amari”.

Per questo “processaccio” aglianese, malfatto, male impostato e ancor più vergognosamente (sono ancora libere le opinioni…?) portato avanti a suon di illegalità (ve la ricordate la storia della violazione dei diritti di difesa perpetrata dal duo giovenile sull’interrogatorio di garanzia della Turelli?), sono certo che la dike (= giustizia) di Zeus – non quella della procura pistoiese – ci riserverà molte sorprese. Alcune cose, però, vanno dette e sottolineate di nuovo.

Primaditutto (e cito Giggino Di Maio in versione Crozza) è bene ricordare, perché altrimenti si fa come è solito procedere il sostituto Curreli, non uso ad applicare anche la seconda parte dell’art. 358 cpp.; è bene ricordare, dicevo, che il Comune di Agliana è, più che abituato, assuefatto da un pezzo ad assumere e tenersi gente con condanne sul groppone.

Lo dico con cognizione di causa. Perfino la sua segretaria attuale, l’eccelsa dottoressa Paola Aveta, pure informata adeguatamente, tace su vigili beccati in furti e simili; o per false testimonianze. Ma Ella (da Vittorio Feltri), evidentemente, fa parte dell’entourage accòlito/perbenista dello spirabil aer sacro pistoiese-progressista e, dunque, niùn la scalfisce né la tange.

In secondo luogo la famosa espressione “alla zitta” non può essere che sia stata adottata extra contesto, nel qual potrebbe aver voluto significare altro? Io credo che sia proprio così e mi spiego.

È bene dirlo (non benedirlo come a Pistoia il progressismo anche giudiziario dilagante): la Claudia Vilucchi, nei fatti, fu assunta dalla Turelli su nominativo fornito dalla Provincia di Pistoia, non certo un covo di pericolosi destrofili-salviniani. E la Turelli, nei fatti, tale pratica passò, para para, all’ufficio personale del Comune di Agliana “per le competenze del caso”, che non sono mai state svolte (trasparenza e incompatibilità).

La logica di Barbarisi è la stessa della procura. Se al terzo piano, pur sapendo di Vicofaro e di Curreli, tutto tace, che significa? Che di fatto l’illecito, anche penale, diventa legalità e tutti pari? Le contraddizioni, cari signori, sono come i tumori: prima o poi esplodono

Voglio espressamente ricordare – a Coletta, De Gaudio, Serranti e a tutto il mondo – che il presidente del tribunale di Pistoia, Maurizio Barbarisi, in merito alle incompatibilità più che stridenti di Claudio Curreli al terzo piano di piazza del Duomo, mi ha risposto ufficialmente che la posizione dello scout-Agesci fuor-delle-righe è ben nota ai superiori, ma nessuno ha niente da eccepire. Per cui sbaglio quando affermo che a Pistoia la magistratura usa due pesi e una trentina di misure nel prendere le proprie decisioni? Oppure illistro a tutti everything I see?

A questo punto ragioniamo a fil di logica – cioè controcorrente rispetto alla procura e al tribunale di Pistoia:

  1. È affidabile, o duo Serranti-De Gaudio, un ufficio personale del Comune di Agliana, che dal 1999 al 2015 tiene in servizio un non-comandante appellato Andrea Alessandro Nesti?
  2. È affidabile una segretaria comunale, appellata Paola Aveta, che da quando è giunta a Agliana altro non ha fatto che ignorare i suoi doveri di riferire all’autorità giudiziaria ciò che era suo obbligo riferire: e intendo tutte lo sozzure dei vari libri che Linea Libera le spedì perché ne avesse contezza e provvedesse a riequilibrare la squilibrata zavorra comunale?
  3. È normale, legale e logico che Ella, emulando la procura di Pistoia, rinneghi i diritti di accesso dei cittadini facendo, come nel caso del Conto Arancio, “quel che cazzo vuole”?

A questo deve rispondere un’amministrazione di una giustizia che si rispetti: non a lettere anonime, esposti anonimi, denunce anonime e consorterie anonime di sinistra progressista tutelata dal mercato calmierato e protetto dalle varie mafie e mafiette locali (giunte di destra comprese come quella aglianese, venuta a patti con la sinistra sganasciata della Piana).

Indi aggiungo, e chiudo, due noterelline come la pioggerellina di marzo di Angiolo Silvio Novaro.

Se non erro il presidente, Stefano Billet, ha chiesto agli inquirenti: «Ma sulle memorie che vi giungevano o che avete inoltrato in merito alla vicenda, avete indagato?». Fra virgolette non le esatte parole del giudice, ma il “sugo della storia” (e cito da Manzoni). Risposta: no.

Allora la domanda è, sempre in base aikkùrturale di Berlinguer ti voglio bene: «Pòle la procura di Pistoia “inchiestare” come le pare e piace e perseguitare la gente così, a capocchia, utilizzando solo la prima parte dell’articolo 358 cpp?». E la risposta è sempre quella del film: no.

Ma le cose, poi, non sono andate proprio così…

Detto questo: come può un Coletta arginare il mare di tutta una serie di “magistrati” che di fatto violano l’art. 54 della Costituzione quando non operano «con disciplina ed onore»?

Per cui la risposta può essere solo bicorne:

  1. o Coletta non è all’altezza di dirigere una procura, specie se bisognosa di correzione morale quanto e più della Misericordia aglianese dell’Artioli che continua a sbagliare calcoli e conti;
  2. o Coletta non lavora affatto per la «gente comune» come promise al suo arrivo, ma, al contrario, con gli stessi “rime e ritmi” (cito Carducci) dei suoi incongrui e disorientati subalterni. Tertium non datur.

E comunque, in ambo i casi, a intervenire dovrebbe essere lo staff medico (inetto) dei magistrati. Ve lo ripeto, lettori e tribunale: Anm, Csm, Procura di Genova, Anticorruzione Nazionale, Direzione Nazionale Antimafia, Quirinale e, in coda, aggiungo anche quel Ministero della Giustizia che, sic stantibus rebus, riesce malinconicamente solo a far pena. Vero, Nordio?

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


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