Lo sapevate che, quando un cittadino italiano diventa consigliere comunale, viene spogliato di tutti i diritti civili e politici e non è più cittadino, ma solo consigliere, entità del tutto diversa? Ce l’ha insegnato di recente quel genio del Difensore Civico regionale…
Riflettendo sulla serietà della giustizia a Pistoia
NON PER COLPA DI TUTTI I MAGISTRATI
MA DI CHI SBAGLIA IL 26% DELLE INDAGINI
Per Cristo, con Cristo e in Cristo,
a te, Dio Padre onnipotente,
nell’unità dello Spirito Santo,
ogni onore e gloria
per tutti i secoli dei secoli.
Amen.
Mentre l’assessore Ciottoli promette di pagare le contravvenzioni staccate dai suoi vigili per chi parcheggia nell’area del magazzino Santini; e mentre i vigili urbani poco urbanamente si divertono a spennare la gente come me, che fa 61 km/ora (detto da loro) in un tratto da limite a 60, senza indicare precisamente dove, ma scrivendo solo Km 17 (e di preciso?); mentre la prefettA di Pistoia si commuove e frigna fra le consolanti braccia di Luigi Egidio Bardelli che la porta in crociera, ma – sicuramente senza leggere niente dei ricorsi presentàtile – si limita a confermare le decisioni “a minchia” dei vigili urbani di Agliana: un’altra ve ne commento su questo discutibilissimo paese.
La scansione precisa delle sequenze ve la narreremo nei prossimi giorni. Io qui mi limito a esporre i fatti “a corpo e non a misura”. Ma restano pur sempre i fatti, anche se qualcuno – procura, per essere espliciti – vuole sopprimermi solo perché, con il nostro scrivere vero (e perciò sgradito) scopriamo the apples al malcostume delle amministrazioni locali e della augusta procura di Pistoia, una sorta di “marchesato delle protezioni istituzionali”. E ci sia concesso per libertà di critica.
Quando il Ciottoli e il Benesperi riuscirono a vincere le elezioni (oggi la prefettA, dopo essersi tolta la maglia della Maic, meglio farebbe a commissariare quel Comune indecente, senza tanti salamelecchi), i due patrioti erano lividi di rabbia nei confronti del mai-comandante Andrea Alessandro Nesti. Lo volevano stracotto come un triceratopo in umido.
Poi, un po’ per i maneggi di Donna Paola Aveta (la prima protettrice del Nesti con bollino di sinistra); un po’ per l’incontro di Billo & Tappo e la mala influenza del senatore La Pietra, quello che oggi vuol farci mangiare anche le farine di grilli (per il capo) e di cavallette & locuste su per la riségola delle chiappe; i due venditori ambulanti di fanfaluche s’addolcirono fino a “giocare a linguine” non alla bottarga (cara al Ciottoli), ma al caviale gerarchico del Pd (premi e regali a tutti, a partire dalla Lucilla Di Renzo) e in piena sintonia con la chiesa cattolico-palestinese di don Paolo Tofani.
Da Auschwitz alla santificazione del Nesti, la strada si è loro aperta come una via di salvezza.
Probabilmente più per andare “a quel paese” che per dare una rotta a un paese spregiato dal Nesti stesso e dalla sua gentile consorte scrittrice che, nelle Cronache di Agrùmia, di prossima pubblicazione come da lei annunciato, ne aveva detto peste e corna – anche con l’appoggio di San Curreli, il sostituto che riscuote dallo stato, ma lavora per l’immigrazione clandestina e in incompatibilità con sua moglie Nicoletta Maria Caterina Curci.
E per di più col sigillo del Csm (Consorzio Sociale Magistrati). La premessa è terminata. Ora viene il Resto del Carlino di Bologna nel delirio di 30 Km all’ora.
Dall’aula del processo numero… 4, 5, 6, 7, 8… o chissà quale: tanti ne ha fatti il Nesti contro di noi di Linea Libera – processo ora affidato alla giudice Daniela Bizzarri, viene fuori – esplicito e definitivo, detto dalla segretaria generale Donatella D’Amico – che il Nesti era il prediletto del Pd: non avrai altro comandante dei vigili all’infuori di lui era scritto nella Bibbia della sinistra di Agliana.
I rossi democratici non volevano né la rossa Sonia Caramelli né la non-rossa Lara Turelli. Da integralisti cattolici cantavano in estasi «Noi vogliam Dio, Vergin Maria, benigna ascolta il nostro dir, noi t’invochiamo, o Madre pia, dei figli tuoi compi il desir». Dove a Dio va sostituito, ovviamente, Nesti.
Nesti fu fatto scendere dal cavallo che non era suo e sul quale, per “setticemia politica”, il Pd lo aveva tenuto dal 2000 in poi. E l’avvocato Montini, dello studio Lessona, disse a chiare lettere, ai democratici compagni della Piana, di levarlo di mezzo. Ma loro, duri come Peppone Stalin, continuarono a tenerselo e a coccolarselo nonostante le decisioni del Tar. Il che ha portato a una escalation di ricorsi, processi civili e del lavoro (tutti persi) e a decine di querele, esposti (anche anonimi contro la Turelli) e raffiche di interventi a sproposito anche da parte della scrittrice di famiglia che in latino sbaglia il verbo possum = potere con poto = bere.
Nesti – come noi abbiamo sempre scritto e a ragion benveduta; e com’è stato accertato, con sentenza definitiva, dal dottor Pasquale Cerrone – era e restava un protetto del regime sovietico locale.
Ora, dopo il cambio di amministrazione, passava dalla protezione di sinistra alla protezione di destra perché, proprio per seguire le istruzioni della nuova segretaria Paola Aveta, sia Ciottoli che Benesperi rinunciarono a fare quello che avevano promesso agli elettori e, ricoprendosi dello sterco più odorosodi Agrùmia , preferirono denunciare noi di Linea Libera in quanto scoperchiatori di lapidi di bottini locali.
Col plauso della Signora Procura di Pistoia, sempre pronta ad assolvere le «autorità costituite» care alla Gip Martucci, e a bastonare quelli che vedono che il re è gnùdo, segnalando a tutti che non ha neppure le mutande.
Adoperando metodi da mafioseria da quattro soldi, i nostri eroi Bimbominkia & Ciottoli, per salvare il Nesti, si sono fatti fare un primo “parere” (che – come dice il termine – conta quanto una mentula canis, in quanto chi lo rilascia, lo adatta alle esigenze di chi lo paga…) dall’avvocato Sauro Erci – prossimo sociale di Madonna Aveta, con la quale ha lavorato in diversi comuni toscani –.
Poi, al perso, hanno continuato a proteggerlo, chiedendo, senza aver mai preso decisioni sul Nesti, un secondo parere, ancora a minchia di cane, per blindare il mai-comandante tanto caro anche alla procura di Pistoia essendo stato per un quinquennio Vpo: cioè uno di quei pubblici ministeri “a supplenza”, che levano le castagne dal fuoco a Pm e sostituti di Pistoia quando sbagliano (teste Coletta) un buon 26% di indagini, di solito espletate in violazione del famoso articolo 358 cpp. Sottolineo: dati statistici – e quindi certi – forniti dallo stesso Pm capo.
Tutta questa fuffa, muffa e truffa, pagata dai cittadini di Agliana, risalente al 2015 e poco dopo; impancata per non sfiorare il Nesti neppure con un fiore; è stata tenuta in piedi, fino ad oggi, dal trio Benesperi-Aveta-Ciottoli col dire che i pareri dell’Erci non sono visibili in quanto atti di un nuovo processo civile. Ma un processo che non c’è e non ci sarà mai: sia chiaro, detto a tutti i gonzi di questo universo aglianese.
Un processo che non ci sarà mai, e si vede bene dal fatto che ormai, a partire dal 2015-decisione Consiglio di Stato, sono già passati 9 anni da quando Nesti è protetto in bambagia: ne basta ancora uno, di anni, e poi il processo-fantasma di cui si parla, avrà visto spirare ogni termine per andare nel porto delle responsabilità. Un modo come un altro per sanare le ferite: ma sempre e solo “in culo” al popolo aglianese. Chiaro? Ed ecco che a questo punto, in questa vicenda, appare la Madonna di Lourdes (o, a scelta, anche di Fatima o Medjugorje).
Un consigliere comunale, Fabrizio Alfredo Nerozzi, chiede di vedere i «pareri» dell’avvocato Erci. Negato. Fa altre mosse. Negato. Da Roma, i campioni della legalità e della trasparenza rispondono al Nerozzi che la sede, per ottenere quello che vuole, è il difensore civico regionale. Chi? Quello che protegge tutti da Giani in giù? Proprio lui. Anzi i romani fanno di più: inoltrano loro, al difensore civico regionale toscano, la richiesta negata del Nerozzi.
A questo punto, Dio in persona che, come dice il Vernacoliere, non si fa mai la barba, fa rispondere all’arcangelo Gabriele in carne ed ossa, che così può fare la sua “seconda annunciazione”. E il difensore civico toscano, vestito da arcangelo Gabriele, risponde così: «Caro Nerozzi, lei ha sbagliato tutto. No ha capito che per l’articolo 69 del titolo 23 del regolamento dell’opacità di via del Corno, da dove partono tutti i mariti becchi che vanno in ferie al mare a Cecina o a Livorno (ascoltate Riccardo Marasco), il difensore civico, cioè io, si occupa solo dei cittadini: ma tu, invece, sei un consigliere comunale. Quindi rivolgiti alla Milva Pacini, tua presidentA del consiglio comunale di Agrùmia».
Io, Edoardo Bianchini, definito stalker dal geniale Curreli, non sono certo un costituzionalista di alto livello quali Mattarella o Amato o Zagrebelsky o De Siervo o Onida. Ma mi risulta nuova che quando uno diventa consigliere comunale, perda di colpo tutti i diritti politici e civili. Può succedere solo in Italia e soprattutto in Toscana: la regione i cui sembra che fosse Ledo Gori, capo di gabinetto di Enrico Rossi, a coordinare le truffe del comprensorio pisano del cuoio.
E tutto questo checché ne dicano a Casa-Coletta, su, al Terzo Piano. Dove Grieco, Curreli, Contesini, Serranti, De Gaudio, Gambassi, Boccia hanno protetto e proteggono – in sintonia con il trio Benesperi-Aveta-Ciottoli – sia il mai-comandante Nesti che sua moglie, Milva Maria Cappellini, la scrittrice che, in latino, sbaglia il verbo possum con il verbo poto.
E in procura a Pistoia possono farlo senza rischi e pericoli. Perché a Genova, quando qualcuno scrive e segnala casi eclatanti alla procura competente per i pasticci pistoiesi, squillano immediatamente i cellulari e i telefoni da tavolo e tutto finisce in costanti e ripetute richieste di archiviazione dopo avere iscritto i discutibili magistrti pistoiesi non nel registro degli indagati, come semplici mortali quali sono, ma nel registro privilegiato degli anonimi. Un’altra volta vi spiego meglio l’archimbroglio…
I solerti sostituti del piano 11 di Piazza Portoria a Genova – “usi obbedir tacendo e tacendo morir” stile-carabinieri – rispondono come Garibaldi: Obbedisco! Così a Pistoia escono d’ufficio e vanno a bersi dei prosecchini ai bar della Sala. E duindi prosit!
La giustizia italiana, cari angeli della morte, è questa?
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]