«La folla, da una parte e dell’altra, stava tutta in punta di piedi per vedere: mille visi, mille barbe in aria: la curiosità e l’attenzione generale creò un momento di generale silenzio. Ferrer, fermatosi quel momento sul predellino, diede un’occhiata in giro, salutò con un inchino la moltitudine, come da un pulpito, e messa la mano sinistra al petto, gridò: – Pane e giustizia; – e franco, diritto, togato, scese in terra, tra l’acclamazioni che andavano alle stelle…» (Promessi Sposi, cap. XIII)
Forse in procura i magistrati hanno urgente bisogno di un corso di lingua italiana
PER ESSERE « GENTE COMUNE »
OCCORRE CHIAMARSI TURCO?
Onorevole Procuratore Capo,
la lettera dall’inferno (o «lettera scarlatta» tanto cara al suo sostituto onnicomprensivo Claudio Curreli) di stamattina è indirizzata proprio a lei quale nume tutelare dell’ordine costituito e della legalità nel caos disordinatico di questa infima provincia della Repubblica fondata sul lavoro: Pistoia, id est, come scrive la giornalista Paola Fortunati, Sarcofago City.A lei che, quando, qualche anno fa, giunse nella terra dei ladri in Duomo, si presentò a Massimo Donati, giornalista di Il Tirreno, come un sotèr patrìdos o salvatore della patria; un Ferrer della peste di Milano nei Promessi Sposi che si rivolge alla plebe con la mano sinistra al petto, promettendo non pane e giustizia, ma «lavorerò per la gente comune».
Cosa è accaduto da quel momento in poi è, come si dice, sotto gli occhi di tutti. Tanto che perfino quella «gente comune» cui lei faceva riferimento, invece di trovarsi al centro delle sue amorevoli cure, si è trovata dinanzi al muro dei suoi sostituti, fino a subire – come me che scrivo – 104 giorni di arresti domiciliari per aver osato chiedere il ripristino della legalità in Comuni corrotti come Quarrata, Agliana, Montale e così via. E senza uno straccio d’indagine: perché a Pistoia l’articolo 358 cpp è materia ignota e ignorata.
Gente comune come me, giornalista scomodo (ancorché non montanelliano, come sostengono due colonne portanti del suo ufficio: il sostituto anziano Giuseppe Grieco e il chiacchieratissimo e imbarazzante Claudio Curreli); ma anche gente ben più morbida e accomodante di chi le scrive, il cui nome, Paola Fortunati, lei (che frequenta Facebook con il nome di Tom Col) può leggere sulla pagina social di quella Signora. Una professoressa di diritto immessa in ruolo per un paio di volte nella scuola dopo che era già andata in pensione. Una Signora che è divenuta giornalista grazie alla unzione di chi ora le sta scrivendo quando, dal 2013 al 2017, è stato direttore responsabile del quotidiano del di lei marito e di quella associazione E-Cultura, poi finita in polvere come tutte le cose di questa dimensione miseramente umana, che non è passata inosservata nel panorama locale.
Mediti a fondo, Dottor Coletta, su cosa dice la giornalista Fortunati (non quel Gengis Khan di Edoardo Bianchini) con espresso riferimento al «sistema (id est l’ordinamento giuridico)». Un bel J’accuse che si adatta perfettamente alla situazione della terra affidàtale in cura: «Con la giornata di oggi ho acquisito alcune granitiche certezze 1) non si deve intrattenersi con delinquenti, non ci sono eccezioni 2) i delinquenti sono molto più attrezzati di me e da prima di conoscersi 3) io non ho la struttura per fronteggiare i delinquenti e non ce l’ha nemmeno il sistema (id est l’ordinamento giuridico)».
Non so quale possa essere stata la lezione che la vita ha inferto alla signora Paola, ma ciò che lei afferma è, senza ombra di dubbio, perfettamente attillato alla procura pistoiese in fatti e termini: dato che la Fortunati parla di delinquenti e, quindi, calpesta un terreno che si configura come humus e “pane per i denti” di Pm e sostituti.
E come non dare ragione alla Fortunati, al di là delle promesse del Pm di lavorare per la «gente comune», dal 28 dicembre 2019 ad oggi? We have seen everything, except a true commitment towards ordinary people like me and Fortunati herself!
Ma oltre questo, ancor di più e peggio! Tra una chiacchiera e l’altra – e mentre la sua procura si pregiava di arrestare giornalisti, di chiudere le loro testate, di ammanettare vigili e vigilesse su segnalazioni e denunce fetide di falsità e calunnie, per difendere sindaci indegni, falsi comandanti di polizie municipali, ragionieri spacciàntisi per dottori senza esserlo; fra una chiacchiera e l’altra, dicevo, veniva a galla il famoso cadavere della protezione da lei garantita ai suoi superiori Creazzo e Turco, onde favorire il verminaio sociale del potere politico-sanitario toscano affidato a ladri più o meno istituzionali che hanno prosciugato la sorgente dei soldi ai danni del diritto alla salute: anche se ai toscani progressisti, in un certo qual modo, sta bene essere vittime dei lori amati amministratori di sinistra, la parte non del cuore, ma del portafoglio da tasca nella giacca.
È per questo motivo che stamattina, pienamente consapevole del fatto che il popolo, che paga l’esercito dell’ordinamento giuridico, è stato tradito proprio dagli uomini di tale ordinamento; questo quotidiano, libero, indipendente, senza compromessi, ma perseguitato dalle istituzioni che soffrono di spinte alla devianza, ripubblica lo stralcio migliore dell’audizione, dinanzi al Csm, del luogotenente della Guardia di Finanza, Daniele Cappelli, persona a lei, dottor Coletta, ben nota.
Dallo stralcio che segue anche la giornalista Fortunati potrà trarre ispirazione e comprendere che, alla fine, il vero problema d’Italia non è quello dei delinquenti di cui si lamenta, ma di chi da essi dovrebbe difenderci mentre, al contrario, come lei, dottor Coletta, li aiuta a prosperare.
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Ecco cosa riferisce al Csm il luogotenente Cappelli sulla posizione tenuta dal dottor Tommaso Coletta per favorire la dottoressa Lucia Turco, sorella di Luca Turco, procuratore aggiunto di Firenze.
Se questo è lavorare per aiutare la «gente comune» ditelo voi lettori. E riferitelo anche a Paola Fortunati, così se ne farà una ragione.
Cappelli sottolinea che la procura di Genova alla fine, pur avendo accertato la verità, ha protetto la triade fiorentina Creazzo-Turco-Coletta (anche qui tutta gente comune).
Come si può credere alle «autorità costituite» care alla Gip Martucci e ossequiate dal giudice Luca Gaspari? Chiediamo al non-presidente Mattarella di illustrarci i valori antifascisti e democratici di sua sorella, la Costituzione italiana!
Se è vero, come Cappelli afferma, che tutti i fatti da lui segnalati, furono riconosciuti veri dal tribunale di Genova – anche se esso, infine, nonostante tutto, difese la procura fiorentina a protezione pure di se stesso – è ovvio che il cortocircuito non sta neri delinquenti, ma nel sistema, che si autoregola e si autoprotegge a danno e a spregio della Costituzione e delle leggi.
Ad agire così, gentile dottore, ci vuole un coraggio da leoni! Quello, intendo, di presentarsi a viso scoperto dal Bardelli-don Manone di Tvl per dire che lei non “caga affatto” (absit iniuria verbis, ma sono, purtroppo, l’esegeta dei Carmina Priapea e dei Carmina Burana…) le «prossimità sociali».
Buona fortuna a tutti – compresa la giornalista Fortunati.
Edoardo Bianchini
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