Pensate: neppure il presidente del tribunale di Milano con sua moglie può permettersi di fare il Marchese del Grillo (Io so’ io e voi…) come il sostituto Claudio Curreli con la coniuge Nicoletta Maria Caterina Curci
Pistoia-Curreli batte Milano-Roia 2-0
SE L’AVESSERO CHIESTO A BARBARISI
ORA SUL VISO AVREBBERO SORRISI
Sono rimasto fulminato leggendo sul Corriere della Sera quanto si è visto a Milano con la nomina del nuovo presidente del tribunale Fabio Roia.
Costui, magistratone di massimo cabotaggio, si è scusato, in primo luogo, con la moglie Adriana Cassano Cicuto costretta a rinunciare a guidare una sezione civile del tribunale milanese per evitare incompatibilità con il nuovo ruolo del marito.
Allora è vero che marito e moglie non possono vivere e lavorare sotto lo stesso tetto del medesimo palazzo di giustizia! Gomito a gomito.
Roia, dispiaciutissimo, ha dichiarato che «serve una effettiva parità di chance fra donna e uomo». In altre parole, cosa ha voluto dire? Che la moglie, poverina, ha dovuto cedere il mestolo al marito, come maschio un po’ più favorito di lei.
Il quale però dinanzi a un poter affermare, col proprio sangue, il valore totale della femmina rispetto all’accettazione dell’alta carica destinàtagli dai suoi sostenitori nel Csm, ha senz’altro preferito che la signora Cassano Cicuto contasse meno dell’ego patriarcale da immortale maschio-marito-padre-padrone.
Se davvero avesse voluto un’affermazione di piena parità, chi gli avrebbe vietato di dire alla moglie: «Rinuncio a Satana – formula del battesimo – e faccio largo ai tuoi diritti»? Infatti cosa fece Francesco di Bernardone d’Assisi? Si spogliò di tutto, no? Se ne guardò bene di indossare il cappottone Lanerossi che gli offriva suo padre stoffivendolo…
Così non è stato. Roia ha preferito fare come il gatto che, nell’immaginario popolare, come si dice, «tromba e piange». Se questo verbo lo si sdogana per Crozza, ne ho certo diritto anch’io.
Un esempio, anche questo, di Salvia Splendens, bella rossa-focata come la «erős paprika» (il peperoncino rosso) ungherese.
Nella sostanza questa affermazione così apprezzata e messa in risalto dal filo-rosso Corriere della Sera, è stata (consentitemi il gioco di parole: è adattissimo) una bella coppa di cicuta per la signora Cicuto.
E pensare che Fabio, così sensibile alle problematiche della donna (non quanto l’assessore Bartolomei di Pistoia, leggete Report), avrebbe potuto risolvere tranquillamente il suo personale problema con una sola telefonata.
Si sarebbe potuto rivolgere direttamente al suo omologo del Tribunale di Pistoia, il dottor Maurizio Barbarisi, che gli avrebbe insegnato la strada giusta per poter ottenere anche lui con sua moglie – come del resto Claudio Curreli e Nicoletta Maria Caterina Curci – il lasciapassare del Csm grazie al quale poter convivere more uxorio sotto lo tesso tetto coniugal-giudiziario. E col visto del famoso organo di autogoverno dei magistrati.
O ditemi se questo non è un paese in cui ognuno fa quel che vuole col sommo spregio della legge e della Costituzione, se ne avete il coraggio!
Edoardo Bianchini
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