everything I see. LA COSTITUZIONE PIÙ BELLA DEL MONDO TRADITA E MAI REALIZZATA DAL 1947

Eppure ci vuole poco per capire che le cose non vanno. Noi di Linea Libera ne sappiamo qualcosa. E basterà rinfrescare la memoria dei lettori con pochi punti…


Troppi buchi e aggiustamenti nel tessuto dell’amministrazione della giustizia


COSÌ LA LEGGE NON È UGUALE PER TUTTI


 

 

Gli inglesi non hanno una Costituzione scritta, ma certo sono molto più fedeli degli italiani al rispetto dei rapporti giuridico-sociali.

Gli italiani hanno una Costituzione – la più bella del mondo – sempre esaltata e costantemente tradìta. Specie da chi esercita il potere giudiziario.

Che i delinquenti, comuni e no, la prendano e la schiaccino sotto il tacco, è cosa normale: ma che chi ha i doveri qua sopra indicati, certa magistratura, sia proprio il primo a passarle di dosso, è una bestemmia sacrilega; un’iperbole schifenziale.

C’è speranza per la «gente comune» cara a Coletta? Non molta. O quasi punta. Ma non c’era speranza neppure di una liberazione dal nazismo o dalle dittature della terra: che però sono tutte passate.

Di quel che leggiamo in questi giorni e in queste ore (l’aggressione allo stato di diritto da parte di certe orde di magistrati antigoverno che non sia il loro) eravamo a conoscenza da molti decenni: ma la sinistra radical-catto-chic ha sempre compresso e contestato questa realtà. Non le fa comodo che una cosa: dare di fascisti e delinquenti a chi non è come come loro.

La dura realtà è sotto gli occhi di tutti

Eppure ci vuole molto poco per capire che le cose non vanno. Noi di Linea Libera ne sappiamo qualcosa. E basterà rinfrescare la memoria dei lettori con pochi punti:

  1. i nostri beneamati Pm e sostituti, tutti presi dal sacro fuoco del reprimere (chi pare a loro), quand’è che scendono in aula per portare avanti la loro azione punitiva?
    Solo quando – come Coletta, Curreli, Grieco, Gambassi, Contesini, Serranti, De Gaudio, Boccia – devono persegui[ta]re qualcuno o qualcosa. Opinione ex art. 21, signori!
  2. In Dei delitti e delle pene (1764) Cesare Beccaria scriveva: «È meglio prevenire i delitti che punirli. Questo è il fine principale d’ogni buona legislazione, che è l’arte di condurre gli uomini al massimo di felicità o al minimo d’infelicità possibile»;
  3. per come stanno le cose oggi, e nel vedere, osservare, misurare, pesare e soppesare il modus operandi della procura di Pistoia, siamo (e si pensi solo all’art. 358 cpp, che non viene mai utilizzato o quasi) tornati al prima dell’epoca del padre della madre di Alessandro Manzoni, quella Giulia che, pur libertina e spregiudicata, ci regalò un uomo di assoluto spessore morale che è sempre stato sulle palle alle sinistre: vedétene il giudizio di Gransci sui Promessi Sposi.

Ma ragioniamo più a fondo. Ripartiamo da quante volte scendano – Pm e sostituti pistoiogeni – in aula per svolgere il loro compito con con disciplina ed onore come da art. 54 della Negletta (intèndasi la Costituzione più bella del mondo).

Ci vanno, in aula:

  1. pochissimo o quasi mai;

  2. solo quando, in due o in tre, scendono dall’Olimpo con lo sguardo di chi vuole impressionare e/o intimidire monòcrati e collegi giudicanti.Alcuni dei quali (fortunatamente non tutti, però) preferiscono avvizzire come certi fiori cui non si cambia acqua. E finiscono per piegare la testa a certe amene assurdità di tali «io son l’interprete della legge» che, come le donne di Bergamo con le loro camicie da notte forate al loco giusto, presentano fritti misti di paranza con il solito leitmotiv «non lo fo per piacer mio, ma per arrestar pur dio!».

Intorno a questi “Giovanni dalle Bande Nere”, capitani valorosissimi della legge “a corpo e non a misura”, galleggia (a livello italico) tutta una serie di accoliti, spesso raccattati non si sa bene come ed equamente divisi in giudicanti (Got) e pubblica accusa (Vpo).

Entrambe queste categorie sono educate a obbedir tacendo come avveniva nelle scuole gladiatorie tipo quelle dei gladiatorum lanistae di Capua. Ma di fatto – e nonostante tutti i bei discorsi su trasparenza e incompatibilità –, questi alla pari, sono avvocati: se stanno a casa, usi a difendere clienti; se sono in aula, usi a giudicare i vivi (se fortunati) o i morti (se già è stato deciso dai Pm e sostituti togati che sono colpevoli per decreto apodittico a tesi, rigorosamente realizzato a suon di poco onorevoli – se non squallidi – copia-incolla).

Il problema dei supplenti, come si vede, non c’è solo nella scuola, ma dovunque, nella pubblica amministrazione. Perfino negli ospedali di quella sanità depredata, che la procura di Pistoia non esita a difendere, preferendola gente che ha accudito la madre, rimasta onoratamente in vita, finché non affidata alle cure di ospedali e Rsa.

Tutta gente che il cittadino (oggi, però, suddito e, se indagato, già colpevole di primo acchito e senza remissione) paga a carissimo prezzo (per i togati) e a prezzo-Glovo/Just Eat (per i non togati). E mentre Landini proclama gli scioperi nazionali e fa la battaglia per il salario minimo.

Togati a carissimo prezzo, se si pensa anche, oltre gli stipendi, a tutte le intercettazioni che costoro sono capaci di mettere in piedi per il semplice presunto furto di una chiavA come nel caso delle vigilesse di Agliana.

E allora, anche se non piace, torna a pallino il mio pensiero, sempre confermato nel corso di quasi 60 di giornalismo non-montanelliano. Il pensiero che lo stato (non di diritto, ma di rovescio per il cittadino) è quella democratica dittatura che si permette di fare le regole del gioco, anche strada facendo. E che sa che non le rispetterà mai, se non gli tornano a mano.

Bella repubblica democratica davvero, questa «dittatura giudiziaria» di pochi in cui l’italiano è inzuppato mézzo, come un savoiardo infradicito nel caffè del Tiramisù (che a bastonarti ci pensiamo noi)!

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


Altro che qui o si fa l’Italia o si muore! Qui o si riportano certi magistrati alla ragione o siamo già bell’e morti, caro Sergio il muto!


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