everything I see. LE PAGINONE DELLA NAZIONE SUI DISASTRI DELL’ALLUVIONE SMUOVONO IN TUTTI GRANDE EMOZIONE

E ripropone la storia infinita di cosa siano bandi, proclami, editti annunciati e in séguito regolarmente disattesi dai politici. Fra i quali non devono essere dimenticati anche i personaggi di primo piano che esercitano il potere con l’arma della deterrenza


Sono tutti a corsa per far vedere che si danno da fare: poi passa l’onda di piena e chi s’è visto s’è visto


MA SI ACCORGONO DEI MACELLI

SOLO QUANDO ARRIVA IL DISASTRO


 

Scimmiottando il Marchese Del Grillo che parla della giustizia a Pio VII, definendola «giustizia dell’altro mondo», dinanzi allo squadernamento delle forze dei “Cavalieri Jedi” di opposizione all’impero (in concreto la procura che s’adopera per salvarci tutti dai danni malvagi della politica e della pubblica amministrazione), viene da pensare a come Pier Francesco Loche e la Serena Dandini definivano (anni 90) il giornalismo, la cronaca e tutto il brodo primordiale (sto citando Calvino) dell’informazione: fuffa che fa rima con truffa.

Al grido di «mai più» è andata avanti, dalla liberazione del campo di Auschwitz, la propaganda antinazista-antifascista. Ma oggi ecco che, nel famoso gioco dell’oca di cui ho parlato in questi giorni, siamo al punto di partenza.

Il mondo torna ad essere quello che è: una presa in giro, in cui l’elemento preso in giro è il popolo lavoratore (per Landini e la sinistra perbene) o il popolo pagator di stipendi (per le zecche e le cimici della pubblica amministrazione). O anche il popolo ignorante e ciuco (per i politici) o quello (per gli amici di Piercamillo Davigo) che è innocente non perché lo sia davvero, ma perché, nell’occhio di gente alla Curreli, ancora ne non sono stati scoperti i «disegni criminosi» che comunque la plebe attua ogni giorno.

Bel paese è codesto, direbbe Calandrino a Bruno e Buffalmacco in Boccaccio. Un paese in cui il potere logora chi non ce l’ha (Andreotti), perché è vittima di chi ne abusa a man bassa e a pieno ritmo. Senza vergogna.

E allora la vera lotta civile per la libertà non può che essere rappresentata dalla demistificazione costante, minuziosa, pervicace delle incongruenze e delle balle che ogni giorno vengono sparate sugli strumenti della s-verità costruita per gli allocchi attraverso i giornali e gli organi di stampa.

Già – direte voi, miei 25 manzoniani lettori. Ma come si riconosce il vero dal falso? Anche Linea Libera è un quotidiano (che sta parecchio sull’anima): non potrebbe essere anch’essa una fonte di falsa informazione?

La risposta, però, è semplice e intuitiva. La capirebbe persino il sindaco-cucù di Quarrata, se non avesse a fianco il Mazzanti che ha tutto l’interesse di fargli recitare la parte del giullare di corte per distrarlo dalla vera amministrazione di sottobanco.

Intanto Linea Libera appartiene alla schiera degli oppressi: il che significa che non è un organo di informazione attovagliato alla mangiatoia locale degli interessi legati alle «prossimità sociali». Poi uso La Nazione per prendere ispirazione e fiato col fine di illustrarvi il resto.

Il Pm Coletta, che sta già partendo per la sua crociata contro la corruzione nella pubblica amministrazione e pensa di fermare le acque del Mar Rosso come Mosè, ha rotto il trotto (niente processi mediatici) e sta andando al galoppo con echi di ampia portata.

Lui non voleva far risuonare l’aere di notizie chiacchierose. Eppure eccolo lì che sorveglia il suo mandamento con i cento occhi d’Argo puntati sui presunti colpevoli delle esondazioni.

E ha intorno a sé tutto il frastuono di una vera e propria scampanacciata. Donde potrà emergere anche la possente figura del patrono di grido, l’avvocato Andrea Niccolai, che pontifica nei corsi di aggiornamento per i giornalisti: ovviamente quegli iscritti all’ordine fasullo, non quelli veri che rischiano ogni giorno di finire agli arresti perché lo decide la Signora Martucci o lo esigono – per stampa clandestina – Coletta-Contesini-Curreli.

I quarratini non aspettavano altri che lui per apprendere il significato di Democrazia (della ganascia)

Bon, dice Poirot. Coerenza come spesa: a chilometro zero. Poi, nello stesso padellone della Nazione, dècco il sindaco-cucù di Quarrata. Si tenga presente che Romitìn del Santonòvo è stato assessore ai lavori pubblici nel decennio dell’Okkióne occhialuto Mazzanti (cui si vivamente consiglia il film Burraco fatale, 2020, diretto da Giuliana Gamba).

Questa specie di giullare-mangiacrostini ci parla, sempre sulla Nazione, di disastri ambientali in collina; tombature di forre e distruzioni di ogni genere.

Peccato che, quando ne ho fatto cenno io personalmente, con le storie delle vicinali-interpoderali chiuse del ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, nessuno ha fiatato: come fossi io il colpevole delle porcate che il Comune di Quarrata e l’assessorato stesso ai lavori pubblici hanno sempre ammesso/permesso in silenzio e con la complicità del geometra Franco Fabbri, capace di concedere condoni (lui e l’architetta Nadia Bellomo) e autorizzazioni che hanno stuprato le leggi e le regole di salvaguardia del territorio stesso.

È qui che cadono gli asini tutti in fila: nel vedere che proprio quella procura, che ora ci vuole salvare, quando è stata chiamata a salvarci da stupratori del territorio (vedi Perrozzi, Agriturismo Arancini, Mara Alberti e familiari etc.), ha lasciato che un magistrato, invero assai discutibile e discusso, coadiuvato da altri suoi colleghi (Grieco, Martucci, Gaspari) potesse permettersi, pur carico di mòrchia, di scatenare, ad mentulam canis o a babbo morto, scegliete voi, un attacco tipo-Hamas contro di me, come se la mia vita fosse stata costellata, in ogni momento, di reati d’ogni natura. È chiaro il concetto?

Eppure io, personalmente, Padri Bisceglia in galera per stupro di monache non ne ho mai mandati; e non ho mai fatto sparire fascicoli che avrebbero salvato il religioso da una’ingiuria che, pur rilevata in Cassazione, non portò ad alcun rinvio a giudizio per l’oggi terraperturista Claudio capo-scout.

L’incontro in videconferenza di Linea Libera con Padre Fedele Bisceglia, vittima del signor Claudio Curreli

L’ultima, dirimente prova del fatto che tutto questo sistema, in cui siamo immersi come salsicce sottolio, è marcio, sta nel dato che solo una serie di innumerevoli allocchi si è scagliata contro quello che scrivevo e continuo a scrivere: sindaci dabbene, preti incazzati, presidi degni di miglior causa, sedicenti giornalisti dell’Asl che stromboviolinano ancora tutti i giorni i miracoli della sanità toscana che ognun sa quanto sia marcia fino al midollo etc. etc.

Ma nessuno – e lo sottolineo bene – nessuno della procura, né dei giudici penali che si sono occupati di me, né dei politici di Quarrata, né degli uffici di Quarrata (in servizio o in pensione), né gli assessori abusivisti tipo-Niccolai con gli stanzoni nell’orto, né le carmelitane scalze o chi volete voi compresa l’emblematica suor Adele, si è sentito mortalmente offeso da ciò che ho scritto: nessuno di loro mi ha denunciato.

Non sarà, per caso, che tutte queste «autorità costituite» sanno perfettamente che da quattro anni a questa parte sto dicendo la verità senza nulla tacere e, per non perdere l’occasione di potermi passare al tritacarne delle loro sgrinfie, si farebbero pure ricoprire di letame?

Che ne dicono, in proposito, i cosiddetti «giudici naturali» di cui gran parte dei colleghi sembra avere paura come se fossero pericolosi?

E se – in  denegata ipotesi – venisse fuori che, fra la gente messa allo spiedo dal severo Coletta, ci fosse anche qualcuno pur solo lontanamente legato al sangue Turco di illustre memoria?

Non sarà che per caso Tom Col ripeterà a qualcuno della polizia giudiziaria le stesse parole che rivolse al luogotenente Cappelli, quando – incutendogli paura – gli disse, minaccioso e irritato: «Ma allora non hai capito che io la sorella del procuratore aggiunto di Firenze non la intercetto»?

Mi viene in mente il Bruto di Shakespeare, nella frase «ma lui è un uomo d’onore»!

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


CARA PROCURA, LE INDAGINI

VANNO FATTE A REGOLA D’ARTE!

Giuseppe Grieco non ha chiaro per niente il tema su cui ha costruito le sue disinformate accuse…

 

Domani mi riservo di illustrare, al Pm Coletta e alla sua procura, interessanti note di chiusure di strade vicinali fatte cancellare dall’amministrazione quarratina negli ultimi trent’anni.

Così il Pm potrà spiegare a Giuseppe Grieco che il tema delle strade interpoderali e vicinali chiuse (piazzole di sosta comprese) non è – come lui ritiene per sua carente preparazione in merito – una questione di natura privatistica, ma un vero e proprio nodo giuridico di vitale importanza per il territorio.

Può darsi che poi Pm e sostituti riescano a capire che il processo politico affidato a Luca Gaspari contro me e Linea Libera è stato solo un modo come un altro per onorare certe «prossimità sociali» del signor Claudio Curreli.


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