everything I see. MAFIA IN TOSCANA E MAFIA D’AGLIANA: GUARDA LA LUNA, GUARDA LE STELLE, VEDI GUIDINO CHE FA LE FRITTELLE

Nel paese dei compagni antifascisti e liberatori, in quello delle Terre Aperte dei Curreli-scout che insegnano la legalità e la cittadinanza attiva, nell’Agrùmia del mai comandante Nesti e della Blimunda che non sa riconoscere il genere della parola resede e sbaglia il verbo potere con il verbo bere in latino: in questo paese della Piana pistoiese, mafie ed ecomafie sono una realtà fino da quando i partigiani innalzarono i vessilli del comunismo oggi affidato ai Furfari pro-Schlein, ai Del Fante sgrammaticati, ai preti con le bandiere palestinesi sull’altare e, dulcis in fundo, alle giunte di centrodestra appastàtesi con gli inciuci incoraggiati
dai senatori anomali della Giorgina


«le mafie sono presenti ma hanno cambiato modo di operare e di radicarsi sul territorio»


LA MAFIA NON UCCIDE SOLO D’ESTATE:

LO FA ANCHE PARLANDO DI LEGALITÀ


Eleanna Ciampolini e Guido Del Fante

 

Ieri mi è capitato sottomano un pensiero di un giovine che si definisce, su Facebook, «personaggio politico», Guido Del Fante, promettente laureato a Siena – se non erro –, ma con vari problemi di natura grammatical-diacritica di apostrofi e segni d’interpunzione.

Guido aveva scritto della mafia in Toscana. Parlando di un incontro svoltosi, credo, in locali tofaniani, si era espresso così:

Ieri sera una bellissima iniziativa dal titolo “L’ambiente e la legalità: la situazione in Toscana e nel paese” organizzata da Libera e Legambiente Pistoia. Una sala piena e partecipata presso il centro Madre Teresa di Calcutta ad Agliana.

Si è parlato della presenza delle mafie in Toscana, di dati che ci raccontano come ormai da oltre 30 anni siano inserite nel territorio della nostra regione, senza che ci sia un’argine politico e istituzionale (a volte dato anche da mancanza di normative). Infatti la percezione che abbiamo anche come cittadini e cittadine è che in Toscana, la mafia, non ci sia.

Ma in realtà, come approfondivano gli ospiti durante il dibattito, le mafie sono presenti ma hanno cambiato modo di operare e di radicarsi sul territorio.

Dovremmo parlarne di più, anche a più livelli.

Grazie davvero a tutti gli ospiti e a Chiara Innocenti per aver coordinato questo importante dibattito.

Aldilà dei rilievi formali (ormai la forma non conta più, altrimenti Bergoglio non voterebbe comunista e non eserciterebbe l’anti-papato), anche se un apostrofo che non ci va e una virgola messa a cane non contano una beata minchia nel concretissimo mondo messo in piedi dai compagni da Tangentopoli in poi, Guido ha perfettamente ragione.

In Toscana non abbiamo percezione di mafia/e perché, dove mafia è diventata fattore culturale e sociale, essa è naturalmente invisibile. È un po’ come i ranocchi della mellétta di Agrùmia descritti dalla Blimunda nelle sue storie anti-piana: i gracidanti che vivono nell’acquitrino, ma credono di farlo in una splendente sala di Versailles.

E un magistrato come Curreli che lavora per favorire i clandestini anche pregiudicati, non è mafia, dottor Del Fante? Parlate anche di questi aspetti, benefattori dell’Italia!

Mi spiego meglio. La Toscana è abituata ai porcai eco-mafiosi anche perché ci ha sempre vissuto in mezzo grazie al Pci trasformato fino alle ultime conseguenze schleiniane.

Non per niente l’ultimo scandalo, per il quale nessuno pagherà, cioè l’inquinamento da cromo nel pisano comparto delle pelli, sarebbe stato tranquillamente patrocinato – secondo le inchieste della magistratura – proprio nelle stanze, in Regione, di un certo signor Ledo Gori, ieri palafreniere dei coglioni di Enrico Rossi e oggi di quelli, più vizzi, di Eugenio Giani.

Ma quanto a eco-mafie Agliana-Quarrata-Montale ne hanno in abbondanza in quel puttanaio che è l’inceneritore di via Tobagi, di fronte al quale tutte le procure, da Manchia in poi, hanno chiuso gli occhi: e nonostante le evidenze tumori.

Sorte, questa, condivisa anche da Serravalle/Casalguidi con la discarica del Cassero che ha “percolato” per decenni nelle falde acquifere facendo bere ai casalini del piano litri di cloruro di vinile e regalando tumori di cui sempre la procura di Pistoia fa vedere di catafottersene bellamente.

Preferisce, la “padrona delle nostre vite”, perseguitare i giornalisti che scrivono come noi, e qualche vigile urbano che sta sui coglioni alle endo-mafie politiche piddine e di sinistra. Chiarisco.

Un centro mafioso di eminente rilevanza, dottor apostròfico Del Fante, lo hai proprio tu in casa tua. E rappresentato anche dalla tua amica personale, l’ex-sindaca Eleanna Ciampolini, con cui correvi felice in Vespa qualche anno fa.

Il Tirreno, 20 febbraio 2015 – Nesti-Goduto: ma solo dopo 15 anni. Questa non è mafia? E la procura continua a difenderlo a testa bassa chiedendo che ci condannino per diffamazione! Ma in che Burundi siamo?

Un modo mafioso di gestire l’interesse pubblico lo avete favorito proprio voi, post-comunisti o non si sa cosa, quando, sempre per bocca dell’Eleanna e per proteggere il mai-comandante dei vigili Andrea Alessandro, favorito dalla sinistra antifascista e democratica, la sindaca invitò il Nesti a lasciar fare il Comune dopo che il Tar lo aveva “segato”. Tutto ciò che scrivo è agli atti di processi pistoiesi “mafiosati/glifosati”, fatti scattare proprio per favorire il mai-comandante stesso: e tutti senza indagini rispettabili e credibili – ma solo odorose di «prossimità sociali» e «affinità elettive».

Gli disse, l’Eleanna, più o meno: «Sta’ buono, Nesti. Noi assumiamo il vero vincitore del concorso, Mauro Goduto. Poi gli rendiamo la vita impossibile per sei mesi. Poi lui scappa a gambe levate. Poi tu, Andreuccio, vieni: noi ti assumiamo e il gioco è fatto».

Se non è mafia questa, Guiduccio svirgolato e pseudo-apostròfico, cos’è mai la mafia? La preoccupazione di don Paolo Tofani che tifava, preoccupato, per il Nesti poco prima che il Consiglio di Stato lo appallasse e lo buttasse nel cestino della cartastraccia?

Nessuno, in Toscana, si accorge della mafia, perché i toscani nascono puppando mafia e stupidità con ricche dosi di eccipienti di antifascismo e resistenza. I toscani, dottor Del Fante, sono semplicemente cretinizzati da una propaganda battente di incolti bauloppi tirati su a falce e, soprattutto, martello sulla capa – tanto da rincoglionirli ben bene.

Un’educazione tale che, alla fine, perfino la destra (del Menga) di Benesperi e Ciottoli, alla fine s’è pacificamente appastata alle vostre bislacche prediche da mormoni coglioni.

«Dovremmo parlarne di più, anche a più livelli» di mafia, tu scrivi. E per cosa? Per anestetizzare al 100% un cervello toscano che non esiste più fino da quando siete arrivati voi comunisti e i garanti della legge che abitano con Coletta al Terzo Piano di un palazzo che non conosce i veri valori della Costituzione; uno strumento che serve loro, secondo le loro personali infallibili interpretazioni, come nuovo olio di ricino per addottorare il popolo?

Tornate alle vostre superbe ruine,
All’opere imbelli dell’arse officine,
Ai solchi bagnati di servo sudor.

Il forte si mesce col vinto nemico,
Col novo signore rimane l’antico;
L’un popolo e l’altro sul collo vi sta.
Dividono i servi, dividon gli armenti;
Si posano insieme sui campi cruenti
D’un volgo disperso che nome non ha.

Rileggete il Manzoni e soprattutto imparate a scrivere come lui, che non aveva problemi di apostrofi, virgole, genere dei nomi, errori di verbi latini potuit/potavit

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


Un dubbio, dottor Del Fante. Ma la formulazione di questa tua espressione, «la percezione che abbiamo anche come cittadini e cittadine», non sarà mica un “lapis” freudiano di malcelato maschilismo patriarcale strisciante, di quello che fa tanto incazzare la Laura Boldrini…?


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