everything I see. UN POPOLO INFELICE SBEFFEGGIATO DAI GIORNALISTI DELL’ORDINE E BASTONATO DALLA GIUSTIZIA DEGLI INGIUSTI

“Giornalisti e magistrati son dal cielo destinati” e appartengono a caste chiuse e autoprotette che basano la loro sopravvivenza sul patto scellerato dell’unità d’intenti finalizzata al mantenimento del potere ad ogni costo


Anche i giornalisti conoscono la Costituzione come certi magistrati…


GIORNALISMO PROFESSIONE LIBERA?

NEMMENO UN PO’ CON CERTI PERSONAGGI


Un ordine, quello toscano, maestro di retorica

 

Stamattina ho deciso – tornando un po’ indietro – di prendere due piccioni con una fava: quella della menzogna ripetuta fino all’ossessione.

Non c’è dubbio che il fascismo esiste. Non però quello storico, come si diceva un tempo; ma quello metastorico o perenne, d’ogni era crono-geologica.

È il fascismo spurio della menzogna; della volutamente errata descrizione della realtà, perpetrata contro il popolo da una sinistra che non si vergogna di mettere – come si dice – il “culo alla finestra”. E una sinistra che si fa forte, spesso e volentieri, con certi sinistri magistrati di cui, per chiarezza, la procura pistoiese è un autentico e ferace seminario.

Il tema è quello della libertà i stampa e della difesa dell’articolo 21 della Costituzione: parimenti adorato, come un Moloch, dai pilastri attuali del giornalismo italiano (Carlo Bartoli, testimone infedele della libertà dell’informazione) e toscano (Giampaolo Marchini, successore del Bartoli sul seggiolone di Vicolo de’ Malespini 1 a Firenze).

Entrambi da ritenere – a nostro parere – inaffidabili sotto il profilo delle discrasie fra il dire e il fare, èccone una breve scheda illustrativa che spiega il motivo per cui io, giornalista professionista che ha sostenuto e passato l’esame di abilitazione nel 1995, aborro in toto l’idea di essere iscritto ad un con[s]iglio regionale (quello toscano, appunto) in cui navigano con disinvolta nonchalance solo gli affiliati, in carne e spirito, alla sinistra benpensante che ha sempre ragione e può insegnare tutto a tutti.

Bartoli, che in un primo momento (intorno al 2010) mi era sembrato un lungimirante con la sua idea di aprire la professione – chiusa, politicizzata e settaria: ma definita libera – anche ai pubblicisti, iscrivendoli d’ufficio, in certi casi, nell’elenco dei praticanti e mandandoli a fare gli esami d’abilitazione a Roma; Bartoli ha, poi, di fatto, contraddetto se stesso, proprio perché, in mezzo alla insopportabile retorica della sinistra, non solo non si ringira agevolmente – come di addirebbe a un presidente dell’ordine – nella complicata selva delle norme italiche che strizzano da ogni parte l’accesso al giornalismo e, di conseguenza alla vera libertà d’informazione (ingessato nel politically correct il «natsional’nyy prezident» non capisce né l’ironia né la satira, ma solo l’interesse del suo orto, condensabile nell’espressione «esercizio del potere»); ma addirittura si è convinto di essere il salvatore della professione.

Bartoli, presidente nazionale, e Marchini, presidente regionale Toscana

Marchini, dal canto suo, a nostro avviso molto meno dotato del Bartoli, e tuttavia pieno di ambizioni e forte dei quattro articoli di sport viola fatti o da fare, è, in metafora, una sorta di locomotiva di Guccini lanciata a tutto vapore sul binario sino allo sfracello finale.

Ve lo rappresento in breve. In onore della presunzione d’innocenza degli indagati, il Marchini si diverte – per sputtanare chi sta scrivendo – a trasmettere ai magistrati della procura di Pistoia, assetati di sangue di chi dice la verità, le sentenze immonde e appellate che si stanno rivelando ogni giorno più errate e assurde.

Vuole vederci inabissati, massacrati e macinati da gente come Coletta (il protettore dei potenti come la sorella del Pm aggiunto di Firenze, Luca Turco), come Claudio Curreli (superprotetto in maniera vergognosa dai suoi colleghi del Csm e della procura di Genova) o altri, che pure rivelano un’estrema fragilità morale pronta a trascinarli fuoristrada senza mezzi termini.

Curreli, ad esempio, favorisce, indisturbato, l’immigrazione clandestina a Pistoia, ma ha davvero poco da insegnare di filosofia morale ed etica a chi, come noi, rappresentando ogni giorno la situazione di Pistoia, fa vedere che in questa provinciuola di massoncelli e opusdeisti, quello che vale non è il principio della giustizia nella verità, ma del sopruso nell’ingiustizia regolarmente impunita.

Tra l’altro Marchini ha alle spalle dei favoritismi vergognosi a pro di non-giornalisti dell’Usl Toscana Centro, dediti pervicacemente alla produzione di fake news e sempre salvati dalla disciplinare, in cui lui stesso ha messo la propria zampa e ha fatto strada per farsi consacrare qual novello Artù, che però non solo non estrae la spada dalla roccia, ma non cava neppure il famoso ragno dal buco.

Ha adoperato la miserevole sentenza-Gaspari (primo grado, appellata e al momento in via di sfarinamento progressivo) per infangare gente come noi, con quasi 60 anni di onorato giornalismo alle spalle: ma quando il nostro Alessandro Romiti è stato aggredito in Comune, ad Agliana, dall’assessore-fascista Maurizio Ciottoli, non è che, come presidente dell’ordine, abbia provveduto a pubblicare una nota di sdegno sull’accaduto…

E, molto probabilmente, per personale antipatia nel confronti dell’aggredito, poiché Romiti lo aveva sorpreso e indicato alla disciplinare allorché, all’Hard Rock Café di Firenze, aveva istigato una sua protetta a rivolgersi a lui sempre per perseguitare chi scrive: così tanto insopportabile ai fedeli che nella sinistra e nel Pd vedono la salvezza del mondo.

Ecco che La Nazione ce lo presenta anche sul suo calendario 2024. Forse però Curreli dovrebbe decidere cosa vuole fare da grande…

Si tenga presente che nessuno dell’ordine dei giornalisti di Firenze ha mosso un dito in questa puzzolente vicenda: di cui i nostri archivi contengono le prove inoppugnabili della corruzione e dei favoritismi ordinistici.

Ordunque: se i generali dell’articolo 21 della Costituzione si comportano in questa maniera e muovono guerra a chi la verità la racconta per davvero, qual beneficio trarrà il lettore dalla verità farisaica della difesa del falso e dell’accomodato a misura di sinistra?

Di Bartoli e di Marchini (ma non solo) riparleremo in un prossimo futuro: perché nei loro armadi hanno – come si dice – troppi scheletri. Prima o poi le porte salteranno e ci divertiremo, è certo.

Per ora la finiamo qui, mettendone in mostra il fariseismo fatto passare per difesa di un diritto che loro per primi non conoscono e non riconoscono.

O altrimenti non si comporterebbero, per primi, come stanno facendo: sparando addosso ai pochi che, come noi di Linea Libera, possono dire di dare davvero lezioni magistrali su cosa sia e come vada fatto il giornalismo.

Quello che non è come vorrebbero il Pm Coletta o i sostituti Giuseppe Grieco o Claudio Curreli o Chiara Contesini, maestri di giornalismo dello stesso tenore e livello di Carlo Bartoli e Giampaolo Marchini.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


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