E dove Vpo compiacenti si “acchìnano” alle volontà distorte di persecutori della «gente comune» e si prestano a far pressioni indebite su giudici togati, alcuni dei quali davvero terzi e imparziali, e non togati, necessariamente parte debole della manovalanza sfruttata dal sistema-giustizia corroso e corrotto
Curreli apre ai clandestini e firma gli appelli per la libertà di espressione, ma fa arrestare i giornalisti quando toccano persone sue potenziali «prossimità sociali». Ma che razza di coerenza e giustizia sono le sue?
SE FANNO LAVORAR PER LORO GLI ALTRI
IL LAVOR RENDE LIBERI… GLI SCALTRI!
Oggi parto da Leonardo Sciascia, non certo di destra né fascista: Il giorno della civetta (Torino, Einaudi 1961).
Questo è il brano in cui il padrino mafioso Mariano esprime il suo rispetto per il protagonista del romanzo, il capitano Bellodi: «Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà. Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini. E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi. E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito. E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre. Lei, anche se mi inchioderà su queste carte come un Cristo, lei è un uomo».
Nella procura della repubblica di Pistoia, che è mio oggetto di studio giornalistico, anche se non sono un montanelliano come loro vorrebbero – Curreli e Grieco –, ogni giorno esamino, fotografo, passo ai raggi X e commento everything I see. E lo sanno tutti che non posso essere smentito.
Lo seppe anche il da poco scomparso Giuseppe Manchia, storico Pm sardo, che preferì favorire delinquenti di Pistoia che avevano autenticato e sfruttato due firme di due persone diverse spacciandole per la stessa persona e facendomi truffare scientemente sull’acquisto di una casa sottrattami e fattami pagare per ben due volte (1).
Ma lo sa alla perfezione anche Claudio Curreli, sardo pur’egli, che da quattro anni mi dà la caccia (lo posso pensare, Vpo che vi presentate in aula a fare pressioni sui giudici perché io sia comunque schiacciato su sue precise direttive?), e che, con l’esercizio deviato del suo potere mal gestito fin dall’epoca di Padre Fedele Bisceglia, preferisce – senza svolgere indagini degne di tal nome – difendere un individuo come il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi (che forse conosce, perché mai ha assicurato di non conoscerlo) o un falso comandante della polizia municipale di Agliana, come Andrea Alessandro Nesti, elemento intrattabile dalla procura pistoiese, vista la sua «prossimità sociale» (fu Vpo per 4-5 anni) e quindi, sufficientemente incompatibile per essere difeso da Pm e sostituti dopo tutti i 15 anni di suo delirante comando illecito in quel del Comune di Agliana.
Esaminiamo la storia. Dal tempo di Noè fino ad oggi. Su chi si fa forza il potere per commettere gli sconci di cui normalmente si macchia? Sui fragili, sui deboli, sui bisognosi, sui manipolabili da fidelizzarsi per prosperare e passare in continue sconvolgenti metàstasi.
Salto da Noè al 1919-22. Su chi puntò i piedi il fascismo, se non sui reduci, distrutti e deumanizzati, vittime della Grande Guerra? E lo zio Adolfo? Come andò al potere se non sfruttando la paura della fame degli strati più infimi del popolo tedesco che, intimoriti dalla rivoluzione comunista del 17, preferivano restare all’ombra protettiva di un nazionalismo socialista senza coloriture sovietiche?
Quello dell’oggi – e mi riferisco anche all’amministrazione giudiziaria italiana – è, a mio parere, un neo nazi-fascismo dominato dal delirio di poter agire senza dover rendere conto a nessuno: un potere che è sorretto – quanto alle procure – dalle altre procure cui le varie sedi italiche sarebbero teoricamente soggette, ma che, di fatto, si comportano come (chi una volta ha visto una miniera lo sa bene) quei tronchi massicci che sorreggono le pareti e le volte pericolanti delle gallerie sotterranee.
Perché così gira il mondo: quando un cittadino (materia da Marchese del Grillo), viene pestato a sangue da qualche procura e, per caso, quel perseguitato si rivolge alla procura di sorveglianza, il giro dei cellulari e delle chat si attiva all’istante: e l’aria si carica di onde elettromagnetiche atte ad alzare mura di difesa intorno agli intoccabili, sì da friggere le persone come fossero in un forno a microonde. Prima ci furono i telefoni neri di bachelite: oggi quelli supertecnologici di Palamara. Ma il risultato è sempre stato lo stesso.
«Cosa vuoi capire, Bianchini?», mi ripeteva di continuo Luciano Michelozzi, il mio anarchico fotografo all’epoca in cui lavoravo per La Nazione (allora fascista di Enrico Mattei). «Ci pigliano tutti per il culo!», con la sua R moscia da nato in Francia.
Quando Curreli disfece la vita di Padre Fedele Bisceglia, che mai gli accadde? Che la procura di Salerno non trovò nessun motivo di condannarlo per avere, costui, fatto sparire un fascicolo a discolpa del religioso accusato di avere violentato una monaca che soffriva di turbe profonde – come era scritto nel faldone scomparso.
La stessa cosa, Curreli la sta facendo a Pistoia da anni. Lavora con la moglie nello stesso tribunale ed è incompatibile; passa del tempo a fare lo scout e a redimere prostitute sulle rotonde di Agliana; non scende in aula che rare volte, affidando le sue elucubrazioni – spesso errate – ai suoi scodinzolanti Vpo; lavora più per l’immigrazione clandestina con Terra Aperta che per lo stato che lo paga per far rispettare la legge; usa le risorse pubbliche del suo ufficio per stare dietro alle sue attività private di scout.
Ed eccoci al nocciolo di stamane. Ci dica, il dottor Coletta, perché fa perseguire dal duo Serranti-De Gaudio la ex-comandante Turelli per peculato (alcune fotocopie personali fatte in ufficio) e non persegue il suo impegnatissimo sostituto Curreli per la stessa ipotesi di reato: l’uso e l’abuso, a favore della sua Agesci-scouteria, di strumenti d’ufficio (dalla sua mail *.giustizia.it, al server *.giustizia.it a diffondere comunicati-stampa Agesci-scout a metà mattinata in orario d’ufficio).
Forse se in procura ci fosse appena un po’ più di dignitoso senso morale (ma non è possibile chiederglielo, a mio parere, visto il suo pendere a Turco come la Torre di Pisa), perfino quel meraviglioso Vpo come l’Avv. Massimiliano Tesi, servus servorum di Curreli, parlerebbe meno a vanvera, in aula, a sostegno dei personaggi che difende a spada tratta per un misero piatto di lenticchie. Ma di questo parleremo in altro tempo e con altri documenti.
Tanto per non smentirci.
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Per come la procura di Pistoia mi tratta da quattro anni, mi sembra di essere un ebreo, del cui sangue non mi vergognerei affatto, se lo fossi: sia chiaro.
Lo dico espressamente sia per la mia carissima allieva Dana, che per i suoi familiari e amici in difficoltà in Israele in questi tempi bui.
Non è di loro che ho paura: ma di tutti i bravi cattolici che “aprono la terra” anche alle bandiere di Hamas, perché non hanno né cuore né anima da aprire alla verità e alla giustizia.
(1) – Vedete: Edoardo Bianchini, De domo sua oratio ovvero, Una vicenda di mala giustizia nel Tribunale di Pistoia, città a misura d’uomo 1988-2008, pagg. 79-82 e passim. Reperibile in Forteguerriana e altrove.